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martedì 7 agosto 2007

Ad impossibilia nemo tenetur

Nessuno è obbligato a fare ciò che non può



Alcune persone, se disgraziatamente vengono a trovarsi in situazione di difficoltà economica, trovano lecito giustificare con quello stato di disagio la pratica di atti che vanno contro le regole della convivenza sociale. Altre persone, che si trovino nel medesimo stato, non osano tuttavia trasgredire a quelle regole e anzi le rispettano e le praticano ancora di più, cercando attraverso quelle la solidarietà degli altri.
La storia ci insegna che proprio il rischio della crisi economica è una delle ragioni che spingono i governi alla guerra, nel passato come nel presente. La crisi energetica imminente è probabilmente il motivo su cui l'occidente tende a ritenere accettabile anche la guerra in Iraq.

D'altra parte sono proprio le crisi economiche ed i disastri più gravi a spingere la popolazione verso i momenti di solidarietà e di unione più alti. Si pensi alle genti colpite dal terremoto, dalle guerre o dalle carestie.

Da che cosa dipende questa differenza? Forse dall'importanza che diamo al denaro? O forse dall'importanza che la nostra cultura da all'economia, tendendo sempre a sopravvalutare il peso che hanno nell'opinione pubblica le questioni economiche rispetto a quello che hanno i valori umani e civili. Salvo poi imputare alle nuove generazioni il disinteresse per quegli stessi valori.

Ma questa sovraesposizione delle questioni economiche, che si palesa nella nostra cultura, nella politca come nell'amministrazione, deriva da una forma di deviazione nella percezione delle cose od è guidata da precise ragioni di convenienza? Deriva da una particolare interpretazione della morale o manifesta il desiderio di liberarsi dagli obblighi morali?

Non ho maturato ancora risposte esaurienti a queste domande e mi piacerebbe avere un contributo in merito da chi legge queste righe.

Certo è, però, che arrivare a vendere delle scuole per fare fronte alla situazione di diffioltà economica del Comune mi ha lasciato e continua a lasciarmi fortemente perlplesso.

Anche in questo caso, alcuni sostengono che la gravità della condizione economica e la necessità di evitare l'arrivo del Commissario prefettizio, giustificano un'azione che, ovviamente, in condizioni normali nessuno si sognerebbe di fare. Altri invece ritengono che questa azione non trova giustificazione a prescindere dalla situazione economica, e raccolgono firme per opporsi alla scelta fatta dall'Amministrazione.

Certo è, però, che un Commissario una scelta del genere non l'avrebbe mai neanche pensata.

Con questo non voglio sostenere che il Commissario sarebbe più responsabile e saggio del Sindaco. Il problema è di altra natura.
E' peraltro un fatto che da più parti si sottolinea l'importanza sociale e gestionale di mantenere uniti i complessi scolastici e di consentire ai bambini, il più possibile, di raggiungere la scuola a piedi e di fare della scuola stessa un luogo apero alla città (uno dei 10 indicatori europei sulla sostenibilità è legato proprio al legame scuola-città ed all'accessibilità pedonale alla scuola - vedi: indicatore n° B.6 - Spostamenti Casa–Scuola dei bambini).
Tuttavia non è questo il motivo per cui sostengo che un Commissario non avrebbe mai pensato di trasferire le Peter Pan. Non mi aspetto certo che un Commissario sia più preparato del Sindaco sulla sostenibilità ambientale e sociale delle scelte, o abbia una qualche inclinazione particolare per queste tematiche.

Il Commissario non avrebbe mai pensato di trasformare le scuole in edifci residenziali per rispetto nei confronti della città. Perchè le scuole (come le palestre, i centri anziani e gli altri servizi) non sono "roba sua" ma appartengono al popolo. E solo il popolo ha diritto di decidere sull'utilizzo del proprio patrimonio!

Proprio come la persona che si trova in difficoltà economica giustifica l'appropriazione di cose appartenenti ad altri come se quel suo stato di necessità trasformi un'azione illecita in una lecita, così all'interno dell'Amministrazione di Falconara c'è chi, stante la grave crisi economica, si sente in diritto di usare il patrimonio dei cittadini come ritiene più giusto senza neanche ascoltare il parere dei legittimi proprietari e dei fruitori del servizio. E non si può sostenere, come ho sentito dire, che una scelta del genere rientra nel normale esercizio di rappresentanza affidato all'Amministrazione dai cittadini attraverso il voto... al contrario, con queste scelte e soprattutto con questo modo di fare si sta venendo meno al mandato dei cittadini, che è fondato sul rispetto e sul riscontro; non è un assegno in bianco su cui si può scrivere di tutto.

Non si può giustificare tutto in nome del risanamento. Nessuno è obbligato a fare ciò che non può, o non è giusto fare. "Non di solo pane vive l'uomo" diceva un tale. Uno dei tanti sognatori rompiballe, a vostro giudizio...



Carlo Brunelli

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5 Commenti:

Alle 8 agosto 2007 alle ore 12:35 , Anonymous Anonimo ha detto...

e il commissario non avrebbe tenuti spenti i riscaldamenti d'inverno e l'aria condizionata d'estate con 40 gradi facendo ammalare lavoratori e utenti del centro cultura ,

 
Alle 8 agosto 2007 alle ore 17:39 , Anonymous Anonimo ha detto...

Ma che Falconara è quella che si vuol far vedere nell'articolo di Repubblica (Falconara - L'estate nel villaggio garage)? C'è in questa città un minimo di legalità (dai sversamenti API ai vari villaggi bianchi/neri) oppure è meglio espatriare. Fatemi capire ...

 
Alle 9 agosto 2007 alle ore 11:02 , Blogger MoroSr ha detto...

La stragrande maggioranza dei falconaresi è composta da "pessimi cittadini", privi di senso critico. Così come hanno subito passivamente la politica di Carletti, così ora non osano mettere in discussione le politiche dell'attuale amministrazione.
Che fare per suscitare la consapevolezza che un'altra falconara è possibile?
Forse risvegliare in loro il senso del "bello" oramai assopito.

 
Alle 10 agosto 2007 alle ore 19:07 , Anonymous Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con greengoblin.
Oggi è stata inaugurata la nuova scuola di musica di Falconara. Davvero un bell'edificio. Non per nulla progettato dall'amico Roberto Angeloni, che è un Architetto "vero". Quando le cose si fanno fare a chi se ne intende, si apre la strada al ben fatto ed al "bello".
In urbanistica è la stessa cosa. Se andate a visitare Jesi vi accorgerete che i nuovi interventi edilizi realizzati a ridosso delle mura, al di là dei gusti estetici e stilistici, "funzionano" in rapporto al centro storico. Non è un caso. Quegli interventi sono stati ideati dal redattore del vecchio Piano Regolatore, Secchi: un Urbanista "vero".
A Falconara ora l'ideazione delle scelte del Piano è nelle mani della coppia composta dal geometra Durpetti e dal commercialista Recanatini... e non è un caso se la loro urbanistica assomiglia tanto ad un'agenzia immobiliare.. altro che senso del "bello"! Ne riparleremo...

 
Alle 11 agosto 2007 alle ore 16:57 , Anonymous Anonimo ha detto...

Il "bello". Certo che lasciarsi lasciar scappare la Squadra Rialzo è stato proprio un delitto ! Un edificio, storicamente così importante per Falconara che innanzitutto Carletti non avrebbe mai, dico mai lasciato nelle mani dell'API (mi ci giuoco le ...) e che avrebbe risollevato il quartiere Villanova da quel senso di ghetto che è ora. Buon senso avrebbe detto che una siffatta costruzione sarebbe stata ottima sopratutto per quel Museo della Ferrovia unico del centro-italia che avrebbe portato se valorizzato ad arte 1) moltissimi visitatori con conseguenti turisti e 2) avrebbe liberato un poco il centro da quella morsa di traffico, di auto alla quale Falconara si stà abituando spostando di poco l'asset del commercio/servizi a Villanova. Purtroppo è stata un'occasione persa e come credo anche il Contratto di Quartiere. Un Museo della Ferrovia nel quale attraverso gli importantissimi cimeli ivi contenuti avrebbe spiegato a gruppi di scolaresche/persone in visita la crescita lo sviluppo tecnologicoindustriale della nostra nazione. Che occasione persa !

 

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