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domenica 23 novembre 2014

lettera dalla trincea










Noi che giurammo di non tradire mai noi stessi
e di combattere in difesa delle nostre idee,
noi che ancora siamo qui nelle trincee
sempre più soli, con orgoglio e con disperazione,
ma ancora inebriati, come un tempo, di notte e di stelle.
Noi sporchi di terra e di sangue di mille piccole e grandi battaglie.
Noi vi vediamo arrivare, puliti e pieni di belle speranze,
ignari del mondo, credendolo troppo facile e scontato.
Neppure vi sfiora la verità della guerra!
Voi ci vedete impuri, corrotti dall'età e dall'esperienza
che confondete con viltà o inettitudine.
Per questo molti di noi  non vi sanno sopportare.
Non sopportano la vostra leggerezza e la vostra insolenza.
Non tollerano l'idea di voi ragazzi spensierati
mentre qui si combatteva tutti i giorni
e si ribellano al vostro biasimo e ai sorrisi maliziosi
rivendicando un rispetto che non riconoscete.

Io invece vi osservo, senza curarmi del confronto,
senza interesse a stabilire a chi spetti il comando, o la ragione.
Mi lascio colpire dai vostri occhi da bambini
e più del fastidio può in me la tenerezza.
Perché assieme a voi viaggia l'innocenza.
Quell'innocenza stessa che mi teneva la mano nel giuramento di vita.
Quell'innocenza che è come un soffio d'aria che riaccende
la flebile fiamma nascosta nel mio cuore indurito.
Pure nell'impertinenza o nella vostra acerba inadeguatezza
riconosco la stessa luce che ancora mi guida
e che resta la cosa a me più preziosa.
Stando in mezzo ai pochi veterani
provo compassione e memoria di gioventù.
Stando tra a voi invece mi sento vecchio
ma incontro il mio io ragazzo
e in quell'incontro sento battere il mio cuore.
Tra i veterani, qui in trincea, sono pronto a morire
Tra voi, torno a sentirmi pronto a vivere.

Perché davvero la vita è un filo tessuto dal fuso
e si dipana finché c'è lana da filare.
E tutto ciò che siamo e siamo stati
resta intatto in noi fino alla fine.
Così che siamo vecchi ma anche neonati
e bambini scatenati e giovani ribelli,
amanti appassionati e saggi genitori,
Siano i nostri successi e i nostri fallimenti,
i nostri errori e i nostri rimpianti.
Ma accade a volte che il filo si spezzi nella filatura
e sebbene il fuso continui a filare
la prima parte del filo con noi più non rimane
e sconosciuto appare ciò che non ci assomiglia
e non riconosciamo noi stessi nelle vecchie foto di famiglia,
quel giovane volto innocente dal sorriso insolente...

Perché si muore quando il fuso smette di filare
o si muore per quel filo spezzato
o si vive solo il poco filo che rimane:
un niente, in un tempo di vita così breve
che dura giusto il tempo di un amore.
Amore che, per questo, può restare al mondo
solo passando di mano in mano:
dalla mano sporca del veterano
a quella pulita dell'ultimo arrivato.




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