Cartolina da Falconara: prima frontiera del sud del mondo
Vi siete mai chiesti perché mai esiste il “sud” del mondo? Perché in certi territori si è affermata più che altrove la povertà e la perdita di ogni speranza di un futuro migliore?
In certi paesi, come ad esempio in molte
contrade d’Africa, un bel giorno i capi
delle popolazioni locali videro arrivare strani forestieri dalla pelle chiara,
evidentemente ricchi in denaro, mezzi e conoscenze. In altri termini erano
stranieri “potenti”.
Quei capi, che potremmo considerare
come politici locali, furono affascinati da quella potenza e vollero
avvicinarsi al mondo da cui proveniva. Per farlo decisero di vendere il
proprio, che ai loro occhi non valeva più niente.
Iniziarono a vendere la terra, e
poi gli animali e le foreste, e poi le rocce e le acque. Arrivò il turno della
gente, acquistata come schiavi dai forestieri dalla pelle chiara.
Così la gente di quelle parti
dell’Africa, perse le terre e le risorse, fu privata della stessa dignità umana
dai loro governanti. Così avvenne che smise di credere al futuro.
Oggi i figli di quei governanti
continuano nell’opera dei loro genitori. Nelle tv d’Africa proclamano la
volontà di rinnovare il paese, di renderlo, come diceva qualcuno dalle nostre
parti un tempo, “più bello di prima”, mentre nella realtà lo distruggeva tra le
fiamme.
Perché ricordo queste cose? Perché quella stessa disperazione, quello
scoramento ha pervaso anche la mia gente che, per la relatività propria dei limiti
geografici, si sente - senza ammetterlo
- già “sud” nel mondo.
Perché anche qui, come in altre
parti del mondo vedo i politici locali affascinati dai forestieri di turno che,
indipendentemente dal colore della pelle, sono sempre quelli ricchi, quelli coi
capitali, quelli potenti.
Ed a questi, i nostri capi
vendono la terra, vendono le risorse, vendono la salute stessa dei cittadini della
quale non si interessano più.
Leggendo le relazioni attorno alle
verifiche dell’inquinamento nel sottosuolo nelle zone interne o limitrofe al
sito inquinato di interesse nazionale di Falconara, risuona assordante il
silenzio dell’Amministazione comunale quando la questione tocca situazioni già
di interesse altrui, già svendute, come la Montedison o il by-pass ferroviario.
Di fronte ai tentativi di minimizzare il problema dei soggetti interessati,
come RFI o API, sono altri semmai a cercare di tutelare la salute dei
falconaresi: il ministero dell’ambiente, l’ARPAM, non il Comune di Falconara.
Accade così anche in quei paesi
dell’Africa. Sono associazioni non governative estere, l’UNICEF, l’ONU,
Greenpeace a difendere la terra, le foreste e le genti, non i governi locali.
Là i governi si limitano a
vendere e fare profitto su ciò che di fatto non gli appartiene, ma che in virtù
del “potere” acquisito considerano come cosa loro.
Vendono le terre agricole ai
cinesi e le miniere agli americani e le foreste e i giacimenti di petrolio ai
paesi d’Europa. Ottengono soldi che, in minima parte, usano per organizzare eventi
o per "abbellire" un lungomare con l'ennesimo monumento kitsch.
A Falconara accade la stessa
cosa. Si vende la città al miglior offerente: un megacentro commerciale alla
Montedison! - E i nostri commercianti come reggeranno la concorrenza?- Non importa. - E chi sono gli investitori? Come eseguiranno la bonifica? - Non importa. - Ma
abbiamo bisogno davvero di un altro centro commerciale? - Non importa.
E così accade con il Mc Donald,
con il nuovo “centro del commiato”, con il by-pass ferroviario, con la voce che circola in giro da un pò di tempo secondo la quale si intenderebbe portare il CAF e il traffico dei camion nell’area ex Bilancioni, alle porte di
Castelferretti.
Falconara si svende al miglior
offerente. E col ricavato, in minima parte, non si affrontano certo i problemi
veri come gli svernamenti a mare, l’inquinamento dell’aria, o lo stress
sociale, ma si fanno eventi, maquillage e si promette un centro città “più
bello di prima” ben sapendo che si tratta di favole da dare alla gente in vista
delle prossime elezioni, perché il destino è già segnato e il futuro non va oltre la prossima neve artificiale.
Ma la gente non ci crede più.
Finge di farlo. Si sente costretta a farlo, ma con la mente è già altrove.
Come gli africani fuggono dalla
loro terra, traditi dai loro capi, così i giovani falconaresi sene vanno perché
qui non c’è più futuro.
Accade che gli africani e i
falconaresi, nelle loro diaspore, si incontrino. I Falconaresi ne sono dapprima
infastiditi. Non si sentono ancora "gente del sud". Gli africani sono più saggi e
più fatalisti. Sanno ormai come va il
mondo e cosa vuol dire essere migranti dalle terre senza domani. Ma prima o poi
i giovani africani e i giovani falconaresi si parleranno e avranno nostalgia della
loro terra e del loro futuro. Allora per i politici che si vendono ciò che non
gli appartiene sarà l’inizio della fine.
l'immagine è la copia di un bellissimo studio del Podesti conservato presso la Pinaciteca di Ancona
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