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venerdì 15 aprile 2011

L'orizzonte

Quando la borghesia francese si convinse di andare al potere, spodestando la nobiltà, capì che doveva compiere una "rivoluzione" e che per compiere una rivoluzione gli serviva l'alleanza col popolo. Allo stesso tempo la borghesia doveva tenere il popolo sottomesso se voleva avere per se, attraverso l'economia industriale, tutto il vantaggio del potere. Sapevano bene, i borghesi, che il popolo ha una forza temibile e che ha l'abitudine - confermata di fronte ai loro occhi nei giorni che seguirono alla presa della Bastiglia - di tagliare la testa ai potenti. Allargandosi d'istinto, con le dita, i rigidi colletti bianchi si impegnarono allora a trovare una soluzione per usare il popolo ma anche per domarlo, e dominarlo, allo stesso tempo: inventarono così la democrazia rappresentativa.
A differenza della democrazia greca, di forma diretta, la democrazia moderna applicata alla concezione dello Stato nazionale (fattore essenziale questo allo sviluppo di ogni imperialismo, militare o economico che sia) interpone tra il popolo sovrano e il potere economico il "sistema politico" dei partiti. Organi di rappresentanza e di mediazione sui quali si scarica e si spegne il fuoco dei conflitti popolari. La rappresentanza politica è così identificabile come la classe sociale (o la casta, come oggi viene identificata) che consente ai potenti borghesi (banchieri, industriali, finanzieri) di fare i loro affari indisturbati mettendo al riparo le loro teste dalle periodiche rivolte del popolo che , illuso di essere "sovrano", ogni tanto si accorge che qualcosa non va e si incazza.
Immaginiamo per un attimo se negli anni della contestazione studentesca, anzichè scontrarsi tra diverse "fazioni politiche" la rivolta si fosse diretta alla casa di Agnelli, o di Cuccia, o della Banca Vaticana.... E invece tutto si è scaricato sulla "politica" e i politici - utili al sistema - sono rimasti sempre in sella, in ogni caso, sempre ben pagati, tutelati, assicurati a vita....

Questo dovrebbe bastarci per comprendere come in verità i cittadini (o il popolo) sono una cosa e i "partiti" un'altra.  E quando i cittadini se la prendono con il degrado della politica, contestando la casta, non devono cedere all'illusione - fomentata guarda caso dai partiti stessi - che esiste un "buona politica dei partiti" e una "cattiva politica dei partiti". A non funzionare è il sistema, non le persone!  E riprendersi la democrazia - quella veramente popolare - significa avere come obbiettivo fondamentale la decostruzione dei partiti e del sistema rappresentativo! (non cancellazione, preciso, ma de-costruzione)

Ecco perchè, quando vedo il movimento cittadino subire il fascino delle lusinghe dei partiti, quando vedo che tra movimento e partiti si insegue un rapporto non tra individui ma tra "soggetti politici"  credendo così possibile una qualsiasi "vicinanza" o affiancamento tra movimento e partiti, assisto al rischio della fine del movimento stesso.
All'interno del sistema dei partiti, l'unico obiettivo che può darsi il movimento è quello di eleggere un proprio rappresentante in una lista. La speranza che in questo modo il movimento riesca a indurre cambiamenti nel sistema è una pia illusione, perchè così accade l'esatto opposto: il sistema assimila le istanze del movimento e le metabolizza, permettendo al sistema di conservarsi uguale a se stesso con lievi mutazioni controllate.
L'unica possibilità di cambiamento è frantumare il sistema dei partiti  disorientare le composizioni stabilite, e gli schieramenti precostituiti, uscire dalle regole del gioco. 
Come farlo senza uscire però dai canoni della legge? Come inserirsi nei meccanismi della democrazia rappresentativa per cambiarla in democrazia diretta? 
Ci sono varie strade da percorrere: Stare in mezzo alla gente, relativizzare l'importanza delle istituzioni e dei partiti, dare l'esempio in prima persona di un altro modo di vivere, portare i partiti allo scoperto mettendo in luce il più possibile le loro ambiguità, le ipocrisie, i doppiogiochismi e in fondo anche la loro inettitudine. Ma soprattutto occorre avere una lungimiranza politica ed un entusiasmo che porta a non tradire mai il proprio pensiero, a rifuggere dai tatticismi, a parlare alle persone - anche e soprattutto alle persone di partito che mostrano curiosità nel nostro modo di fare  e di essere - per indurle a "convertirsi" al nuovo.
Ogni battaglia deve essere vista in funzione dell'obiettivo finale, o finirà per essere una disfatta, anche se vestita dei colori della vittoria.
Una società più giusta, una democrazia davvero popolare. Questo è e resta l'unica visione, l'unico orizzonte che mi accompagna.

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