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venerdì 4 novembre 2011

Il grido di Papandreou

Non penso che Papandreou, il primo monistro greco, abbia tirato fuori l'idea di un referendum sulle gravi misure economiche chieste dall'Europa senza pensare che ciò avrebbe scatenato un linciaggio nei suoi confronti da parte di finanzieri e politici nazionali e internazionali.
Sapeva bene, nel farlo, che con questa mossa lui si sarebbe trovato solo, come è oggi, e praticamente fuori dal governo.
Allora viene da chiedersi: perchè lo ha fatto?
Io penso che per capire il suo gresto occorre partire dal fatto che Papandreou è un politico "vecchio stampo" e che è un greco. Deve aver sofferto non poco in questi mesi, da politico e da greco, l'arroganza delle nazioni forti d'Europa che non perdono occasione per umiliare i paesi "deboli", dicendo quello che devono fare per restare "a corte" in un'Europa lontana ormai anni luce dall'idea che di essa avevano i padri fondatori.
Papandreou ha assistito all'escalation con cui la Merkel e Sarkozy dettavano la ricetta di ciò che la Grecia deve e non deve fare.
Allora, da politico e da greco, deve aver pensato: perchè?  Perchè accettare tutto questo? Perchè diventare artefice del massacro del mio stesso popolo in ossequio ai nuovi padroni d'Europa e ai loro interessi finanziari?  Che decidano i greci il destino della Grecia, non altri.
Ha rivendicato, come ultimo gesto di un politico "vecchia maniera", il diritto di un popolo di decidere e anche di "sbagliare" riguardo al proprio futuro. Un grido di libertà, il gesto di Papandreou, che non a caso ha riecheggiato proprio all'ombra del Partenone... e non altrove.
Ora è il turno dell'Italia, che verrà addirittura "monitorata" da ispettori europei, per verificare se davvero il governo crede nell'Europa e si impegna, costi quel che costi, a difenderla dal tracollo.
La cosa davvero paradossale è che questa richiesta di fiducia nell'idea dell'Europa viene proprio da quei paesi, Germania e Francia, che hanno sempre frenato sul cammino dell'unificazione europea. Da quei paesi che fronte alla possibilità di affrontare la crisi in modo unitario, attraverso l'eurobond, hanno preferito continuare a parlare tedesco e francese dentro un'Europa di comodo, ridotta ad una scatola vuota. Da quei paesi ancora fermamente convinti nell'uber alles tedesco e nello sciovinismo francese.
Di fronte a questo atteggiamento dei "partners" nordici europei la mossa di Papandreou appare come il nobile gesto di un signore legato ai valori della democrazia, della solidarietà e per questo condannato alla solitudine.
Se fossi al posto del Capo del governo italiano, o del Presidente della Repubblica, da vero italiano sarei molto più scorretto e caustico di Papandreou, proponendo all'Europa un patto.   L'Italia rispetterà gli impegni a dimostrazione della fiducia nell'Europa, accettando il monitoraggio del processo, solo se l'Europa nel giro di due anni diventerà nazione unitaria, dimostrando così che anche Germania e Francia hanno fiducia nell'Europa, accettando il monitoraggio di ispettori italiani e greci sulle tappe del percorso: dall'eurobond, all'esercito europeo, all'eliminazione degli accordi di Schengen, all'eliminazione delle quote latte, alla tutela dei prodotti tipici, alla definitiva scomparsa degli stati nazionali,  all'apertura verso la Turchia e i paesi del Magreb.
Chissà se la Merkel e Sarkozy sarebbero d'accordo.... sta di fatto che in quell'Europa, non ci sarebbe posto per loro, così come in questa non c'è posto per Papandreou.

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