X FALCONARA

spazio libero di chi vuole un futuro migliore per la nostra città

martedì 13 settembre 2011

i fichi di San Silvestro


Nel paese di San Silvestro c'era un contadino di nome Marcello che aveva una bella pianta di fichi. La gente del posto la conosceva come "la taja de Marcello". Lui l'aveva messa  a dimora che era ancora un bambino. Aveva preso il getto, l'aveva interrato e innaffiato e l'aveva visto crescere, anno dopo anno, fino a che, diventato albero, aveva cominciato a fare i frutti. Ogni anno gli dava il concime, la curava dai parassiti, la potava e tutte quelle sapienti cure avevano fatto si che i fichi prodotti da quella pianta fossero davvero squisiti.
I figli del fattore, che mai si sarebbero sognati di dedicare tutto quel tempo e quel lavoro a curare una pianta, deridevano il contadino che invece di pensare, come loro facevano, a divertirsi e far soldi facili in città, passava il tempo a curare il proprio lavoro. In città, i giovani rampolli del fattore dicevano a tutti che loro erano veri agricoltori e che avendo una grande fattoria, più proprietà, più amici e più denari erano senz'altro di un più alto livello rispetto a quell'umile contadino solitario. In verità i loro prodotti, specialmente i fichi, erano davvero insipidi, ammaccati e brutti a vedersi, ma in città se si pensava alla figura dell'agricoltore si faceva riferimento a loro.

Accadde che un bel giorno di settembre, che i fichi della taja de Marcello erano già belli maturi, il contadino vide i figli del fattore allontanarsi furtivi dalla pianta. Li chiamò, ma questi, senza neanche voltarsi, accelerarono il passo e scapparono via.
Marcello li seguì senza farsi notare fino a che li vide arrivare nella piazza del paese, dove si teneva il mercato settimanale. Posato un fagotto su una bancarella, tirarono fuori una trentina di bellissimi fichi maturi e li disposero in bella vista per la vendita. Il povero contadino realizzò subito che si trattava dei fichi della sua pianta che i figli del fattore avevano preso di nascosto. Ma i giovani urlavano alla gente: "Venite" guardate che bei fichi abbiamo portato per voi al mercato! I nostri sono davvero i migliori fichi della regione!"
La gente gradiva e comprava. Il contadino, deluso, vide una guardia e avvicinatosi gli spiegò che quei fichi erano i suoi e che gli erano stati rubati dai figli del fattore. "possibile?" rispose indignata la guardia. "I figli del fattore, conosciuti e stimati da tutto il paese? L'accusa che fate è davvero grave". Interrogati i giovani dalla guardia questi non solo negarono affermando che i fichi erano prodotti dalla loro pianta, ma iniziarono a deridere e schernire il contadino, tanto che la guardia gli intimò di chiedere scusa altrimenti sarebbe finito in galera per ingiurie!
Sconsolato,  il contadino andò allora dal fattore e, spiegata la situazione disse: "fattore, vede, non è che io reclamo i denari per i miei fichi, perchè se me li avessero chiesti sarei stato ben felice di offrirli io stesso ai suoi figli. Ma a questo modo, mi sembra che loro abbiano offeso non solo me, che sono poca cosa, ma il mio onesto lavoro, la mia passione, la virtù della pianta e in fondo quella stessa Verità su cui poggia tutto il creato"
Il fattore si mostrò comprensivo e disse che avrebbe provveduto, ma passarono i giorni e non successe nulla.
Il contadino allora prese un'accetta, tagliò la pianta e legatala con una robusta corda la trascinò a forza su fino alla piazza del paese ancora carica di tanti bei fichi. Sfinito, si sedette vicino alla fonte. A chi gli chiedeva spegazioni rispondeva: "Prendete! Prendete i fichi senza pagare nulla! Sentirete che sono proprio buoni come quelli che l'altro giorno vendevano i figli del fattore. Questi sono quelli della mia pianta e dopo quest'anno non ce ne saranno più. Chiedeteli il prossimo anno ai figli del fattore..."
E fu così che a San Silvestro ancora si ricordano dei fichi di Marcello. Quelli si che erano fichi. Da allora non se ne trovano più di così buoni. Sono sempre più piccoli, insipidi e brutti a vedersi.

morale:
se i furbi sono fatti valere sugli onesti, se gli incapaci hanno la meglio sui capaci, allora finisce che gli onesti e i capaci prima o poi si stancano e smettono di lavorare o se ne vanno. E il paese regredisce sempre più nella decadenza e nell'incuria. Quel paese si chiama Italia.

dedicato a quei tecnici dipendenti pubblici che, all'ombra del potere politico, non esitano un solo istante ad appropiarsi del lavoro altrui interessati soltanto ai denari del premio di produzione. Veri sciacalli di razza.


0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page