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martedì 21 giugno 2011

Tra follia e ipocrisia un cambiamento appare impossibile

 Tutti abbiamo gioito dell'esito del referendum, ma il peso che è stato dato a questa vittoria è assai diverso all'interno del movimento. Alcuni hanno visto in questo successo un cambiamento della società italiana, tra questi anche chi, come il PD, è salito sul carro dei vincitori quando ormai l'esito della battaglia era pressochè certo ma che ha sempre lavorato in questi ultimi anni per favorire la privatizzazione dei beni comuni non nascondendo le simpatie per il nucleare. Per loro certo è stata vittoria campale: visto che il loro unico obiettivo è quello di superare Berlusconi alle prossime elezioni, i numeri del referendum dicono che possono sperare finalmente di mandare a casa il Gran Nemico.
Per me, che non vedo grandi differenze tra Berlusconi e Bersani (a parte ovviamente i bunga-bunga e le televisioni), la vittoria dei referendum è stato soltanto il respingimento di un'assalto. La vittoria di una battaglia che tuttavia non muta le condizioni della guerra, dove la società civile, i valori fondamentali della nostra cultura democratica, sono in permanente stato di assedio.
Se in Italia non si faranno le centrali nucleari ciò non implica che ci sarà una svolta nella politica energetica. E' assai probabile che avremo centrali a metano e biomasse al posto di quelle nucleari. Come dire un diverso modo di esprimersi di una stessa cultura del consumo, dello spreco, dello sfruttamento del sud del mondo etc.... Lo stesso riguardo all'acqua. Forse le lottizzatissime multiservizi sono meno S.p.a. delle S.p.a. private?

Eppure, anche all'interno dei movimenti dal basso, questa mia posizione è bollata come disfattista e pessimista. Anche nel movimento dei cittadini la maggioranza reputa l'esito del referendum il "segno di un gran cambiamento". Uno mi ha detto: "ma devi considerare che finalmente è valso il principio che l'acqua è un bene comune". Già...un principio. Qui sta il punto. 
Certo i principi sono importanti, ma i principi esercitano il loro influsso nella società soltanto se e quando vengono messi in pratica e diventano "mores", cioè costumi, modi di vivere. "Mores", parola latina da cui deriva appunto la "morale", l'etica di un popolo.
E' questo passaggio che questa società non sembra in grado di compiere, perchè non lo vuole compiere. Anche chi contesta lo sfascio sociale del paese non intende privarsi di quel modello di vita borghese che ne è espressione essenziale. Tutti vorrebbero indurre cambiamenti "di principio" che tuttavia non mettano in discussione il solito modo di vivere individuale. Vorremmo che non ci fossero guerre nel mondo, ma continuiamo ad usare auto che vanno a petrolio. Vorremmo l'acqua pubblica, ma continuiamo ad investire i nostri risparmi in fondi bancari che alimentano la privatizzazione dell'acqua in mezzo mondo. Vogliamo una vita più sana ma non siamo disposti a rinunciare alla convenienza degli hard discount che sono la quintessenza della globalizzazione alimentare.
Nella mia professione tento di dare testimonianza di un altro modo di fare, mettendo in pratica i "principi" della disciplina, ma a conti fatti so di essere solo, assieme a non più di due o tre compagni di viaggio in tutta la regione...
A Falconara, come cittadino, ho tentato da tempo di costruire momenti di cambiamento reale della società e li ho proposti al movimento dei cittadini: Abbiamo costruito il GAR, per un consumo alimentare critico e responsabile. Alla fine su settanta persone coinvolte siamo rimasti in due o tre. Abbiamo costruito il Ghedappa, per dedicare una mezza giornata a settimana alla difesa concreta del bene comune, piantando alberi negli svincoli. Alla fine ci siamo ritrovati in due. Ho proposto di fare una "marcia per Falconara" dedicando un sabato alla causa della nostra città. Al mio appello hanno risposto in due perchè gli altri "hanno da fare" o ritengono che farsi 10 km a piedi sia eccessivamente pesante.
Allora?  Allora c'è poco da stare allegri. Nonostante il referendum non c'è alcun cambiamento all'orizzonte. Perchè in realtà il cambiamento non lo vuole nessuno. Non lo vogliono coloro che difendono il sistema ma non lo vuole neanche chi il sistema lo contesta. I primi sono solo dei folli che credono in un modello sociale che sta cadendo a pezzi. I secondi sono, in massima parte, soltanto degli ipocriti che tentano di pulirsi la coscienza.
E intanto dal cielo di Tripoli e dell' Afghanistan  piovono bombe italiane...

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