X FALCONARA

spazio libero di chi vuole un futuro migliore per la nostra città

venerdì 2 settembre 2011

ragione e dottrina


Tutti noi siamo soliti prendercela con i potenti quando le cose vanno male. Ci fa piacere pensare che sia tutta colpa loro in quanto incapaci di governare gli eventi, o troppo corrotti, in ogni caso inadeguati. E diciamo: "se ci fosse qualcuno bravo le cose cambierebbero".
E invece sono sempre più dell'idea che anche cambiando i potenti le cose non cambierebbero affatto.
Se soltanto fossimo più onesti con noi stessi, saremmo abituati a giudicare la nostra attitudine prima di quella degli altri. A tentare di capire se, in altri termini, c'è anche in noi qualcosa di sbagliato.
Se guardassimo con attenzione, ci accorgeremmo che i potenti non sono altro che il risultato del nostro stesso essere, del modo con cui poniamo noi stessi di fronte al mondo.
Noi siamo esseri umani. Animali dotati di ragione. Una facoltà preziosa ma che implica un esercizio molto faticoso, quella del ragionare, del discernere. Ciò implica, di volta in volta, una totale messa in discussione delle nostre idee e dei nostri giudizi.
Molto più facile invece è "darsi delle leggi comportamnetali" a cui rimettere le proprie azioni. Dei pre-giudizi, riducendo la nostra azione ad una esecuzione anzichè una ricerca di verità.
L'idea che il giudizio valido in una occasione sia valido anche in un'altra deriva dalla convinzione che un evento, od un istante della nostra vita, sia riproducibile, identificabile, nominabile.  Se così non fosse non potrei creare alcuna "dottrina" o verità rivelata. Non esisterebbero, ad esempio, i dieci comandamenti.
Si dice "non uccidere", e l'applicazione di questa norma, come la sua "verità" implica che ogni atto di uccidere sia uguale all'altro.
Nella realtà tuttavia non è così. Esiste la legittima difesa, l'eutanasia, l'uccisione di altri esseri viventi in funzione della nostra sopravvivenza, o addirittura involontaria (la classica formica calpestata). 
Ecco che la legge, di fronte alla realtà in cui ogni istante è unico, irripetibile e quindi "infinito", appare in tutta la sua meschinità come l'ipocrita tentativo di by-passare la ragione, per pigrizia, per convenienza,...
Da architetto mi trovo in questi giorni a scontrarmi contro una delle più recenti manifestazioni del "pregiudizio": il consumo di suolo zero.
E' il motto ormai di un certo ambientalismo di sinistra (ma anche di destra) che di fronte all'esubero di alloggi rispetto al numero della popolazione residente e per il fatto che negli ultimi decenni  attraverso le nuove costruzioni si è distrutto gran parte del paesaggio urbano ed extraurbano, lancia l'anatema: fermiamo la cementificazione!
Si chiudono le stalle quando i buoi sono scappati col doppio risultato di non risolvere il fatto che non ci sono più buoi nella stalla e di impedire che possano rientrare, caso mai lo volessero fare!
Se è vero che si è troppo costruito e male negli anni passati, l'esercizio della ragione, anzichè il pre-gidizio, ci farebbe accorgere del fatto che le nostre città sono brutte, confuse e dense; che probabilmente è auspicabile un diradamento delle città anzichè ulteriori addensamenti; che il suolo non è necessariamente in antitesi con la nostra esigenza di abitare, che preservare una moderna periferia non è qualcosa di cui andare fieri!
Ma i molti preferiscono la dottrina e l'applicazione irremovibile dello slogan anzichè l'esercizio della ragione.
Non pianifichiamo più nulla, nei piccoli paesini di montagna - dove il non costruire ha forse un senso - come nelle città degradate, dove la scelta di densificare il centro urbano porterà a un maggiore stress ambientale per i residenti e ad un incremento ulteriore dei prezzi delle abitazioni...laddove una città più estesa porterebbe invece a recuperare spazi verdi e servizi nell'intorno dei centri storici, soffocati dal traffico.

E allora non sono i Pontefici, i Lenin e i Marchionne a imporre le proprie leggi al popolo. E' il popolo bue a mettersi da solo una catena al collo ed a inginocchiarsi di fronte a loro. E' il popolo bue che li vuole.
Perchè ogni volta che il popolo griderà in coro uno slogan ci sarà sempre qualcuno che detterà il tempo.



0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page