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martedì 18 ottobre 2011

divide et impera

Il solito gioco. Il potere ha ripetuto il solito gioco e ci siamo cascati ancora. Eppure questo giochino è noto fin dai tempi antichi... Era già vecchio ai tempi di Roma che lo conoscevano sotto forma di proverbio: "divide et impera".
Alla fine, quando non ci sono più altre strade, si ricorre sempre alla "cagnara", al polverone. Se provate a mettere in difficoltà un politico in pubblico, con argomentazioni vincenti, assisterete alla sceneggiata della "bagarre": prima alzerà la voce, il discorso si farà veemente, poi passerà agli insulti e fingerà perfino di venire alle mani...
Di fronte a oltre duecentomila cittadini e di fronte alle loro sacrosante ragioni, che cosa pensavamo facesse il potere? E' sufficiente dare spazio ai facinorosi (ci sono sempre, basta individuarli e lasciarli fare...) e contrapporre loro le frange più esaltate e neofasciste tra le forze dell'ordine. E così finisce in guerriglia e ogni cosa si offusca al fumo dei lacrimogeni. Rimangono le immagini delle auto bruciate e un senso di fastidio per "la gente che va in piazza a fare casìno".
Quando il potere è alle strette la guerra è uno dei rimedi più efficaci.
Ormai dovremmo aver capito come il potere si comporta e dovremmo agire di conseguenza!

Il potere vuole il popolo diviso e riproietta in queste divisioni ogni antagonismo nei suoi confronti. Il potere - lo stesso che ha creato il sistema dei "partiti" come gruppi antagonisti e competitivi - ci vuole "partigiani".

Di fronte al potere dobbiamo presentarci con modi nuovi e nuove forme di identificazione:

1 - non servono le adunate oceaniche e le marce su Roma, più efficaci sono le manifestazioni diffuse, dove la gente può esprimersi "sotto casa", senza bandiere o servizi d'ordine.
2 - noi siamo il "popolo" e le forze dell'ordine fanno anch'esse parte del "popolo". Così come è sbagliato identificare chi manifesta con quei pochi idioti che fanno casìno, così è sbagliato identificare la polizia con quei pochi esaltati neofascisti. Iniziamo ad applaudire alla polizia durante le manifestazioni, rifiutiamo di contrapporci. Aiuteremo così i poliziotti onesti a reagire di fronte a chi li vuole usare come cani da guardia.
3 - individuiamo i veri soggetti del potere, distinguiamoli dai servi e chiamiamo per nome gli uni e gli altri.
4 - isoliamo i violenti e quelli che si presentano "a nome del partito" o di una qualsiasi fazione. Riconosciamo come cittadini quelli che si presentano come tali, col proprio nome e cognome.
5 - iniziamo ad attuare forme organizzate di disobbedienza civile. Dimostriamo in concreto che non riconosciamo più questa classe dirigente come nostri rappresentanti e gestori della cosa pubblica. Ad esempio si potrebbe organizzare la "giornata del commercio equo" in cui nessuno mette piede in un supermercato. O le domeniche solidali, dove i cittadini sistemano le aree verdi vicino casa o aiutano i senza tetto... Cose semplici, dove tutti possano partecpare come protagonisti, artefici del cambiamento.
6 - meno discussioni e più azioni.

Il potere è alle strette...a questo punto soltanto noi possiamo perdere o vincere la partita.

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