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martedì 17 marzo 2020

ITALIA, TRA NORD E ORIENTE




Quello che è accaduto, e sta accadendo, con questa inattesa epidemia, è il manifestarsi di un cambiamento profondo - un risveglio- nell'animo di ciascuno di noi.
Alcuni pensano che sia solo un effetto passeggero di "buonismo" ipocrita e che poi, passata la paura, torneremo ad essere i soliti egoisti e i soliti indifferenti di prima. E' la visione un po' cinica e rancorosa di alcuni medici che se la prendono per il fatto che tutti ora si accorgono della loro abnegazione, del loro valore umano, mentre prima erano tacciati di essere interessati solo a soldi e carriera.
Io non credo che tutto sia solo riducibile ad un buonismo di passaggio. Penso che il virus abbia mosso qualcosa in noi. Siamo un po' diversi da ieri. Stiamo ricomprendendo noi stessi e i nostri valori civili, compresi i medici che oggi riscoprono la loro missione più vera. E sono diversi cinesi, dopo il virus. E forse saranno diversi gli altri popoli d'Europa quando tutto questo sarà finito.
L'epidemia, in fondo, ci ha permesso di comprendere con più chiarezza, per effetto di evidenza, il presente e il futuro che vorremmo. Non quello che ci attende, ma quello che desideriamo che sia. E' la dimensione davvero epocale di quanto sta accadendo che ci impone la presenza tangibile della Storia. Una dimensione che avevamo dimenticato. Ed è la Storia, attraverso le esperienze vissute, attraverso il ripetersi di eventi e situazioni, a permetterci di dedurre quei caratteri persistenti che formano l'identità dei popoli.
Oggi ci tornano subito in mente le grandi pestilenze del basso medioevo. Anche quegli eventi furono legati a grandi spostamenti di popolazioni a cui i residenti si opponevano, e furono la premessa a grandi riprese culturali, come accadde anche dopo grandi conflitti mondiali o le guerre civili.
Noi italiani (intendo per italiani i popoli affatto diversi ed eterogenei che si sono succeduti sulla penisola attraverso i secoli) lo sappiamo bene perché siamo stati, ripetutamente e periodicamente, gli artefici delle principali riprese culturali accadute nel vecchio mondo.
Potremmo partire, a ben vedere, dalla mitica figura di Dardàno, padre fondatore di Troia, che la leggenda vuole originario di Esperia (come allora veniva chiamata l'Italia). E' vero che gli Achei sconfissero Troia, ma la civiltà greca nacque dalle radici della civiltà anatolica come prova il ruolo eminente avuto dalle città egee dell' Asia minore nel suo sviluppo. Una fusione di Italia e Oriente sarebbe quindi alla radice della civiltà ellenica che fu poi assorbita da Roma. Ma la stessa Roma, come ammise Orazio, fu culturalmente conquistata e formata dalla Grecia e dall'Oriente (Graecia capta ferum victorem cepit).
Vennero poi le tribù del Nord e l'Europa regredì nella barbarie. Dobbiamo ringraziare la cultura araba che mantenne alti i valori della civiltà in quegli anni oscuri. Fu soltanto intorno all'anno mille, dopo circa 500 anni dalla caduta dell'impero romano d'occidente, ad affermarsi,proprio sull'appennino dell'Italia centrale quella cultura di base, fondata su valori umani di umiltà a fratellanza, ma anche di sacralità e spiritualità, che prese il nome di "monachesimo benedettino", dal nome del suo capostipite: S,Benedetto da Norcia. Con il motto "ora et labora" i monasteri benedettini si diffusero in Europa e la rifondarono.
Pochi sanno però che il monachesimo benedettino deve molto della sua origine ai mistici ed anacoreti cristiani che con l'avvento dell'islam in Sira, Anatolia e Palestina fuggirono dalle loro terre per andare ad abitare i luoghi più remoti delle nostre montagne, come testimoniano l'eremo di S.Eustachio, in val Castoriana, o toponimi quali: S.Anatolia, Cappadocia... o ancora culti orientali come quello di S.Cristoforo o S.Marone.
Nei secoli successivi la ripresa fu costante ma lenta e dominata dalla lotta tra papato e impero, ostacolata anche da devastanti epidemie di colera e peste.Soprattutto la peste di fine '300 fu spaventosa. Nelle sole Marche ridusse la popolazione ameno della metà. I campi furono abbandonati, i paesi spopolati. Ma accadde che la pressione dell'avanzata ottomana nei Balcani sospinse migliaia di profughi verso i nostri lidi. I politici di allora seppero gestire al meglio la situazione già in crisi. Offrirono ai nuovi arrivati i terreni da dissodare e una casa. L'avrebbero riscattata con il lavoro. Nacque così la mezzadria. Gli italiani poi impararono a commerciare con i Turchi, aprendosi la via per la Cina. Assorbirono nuovamente la cultura dell'oriente e, non a caso, fu l'avvento del "Rinascimento".
Dopo 500 anni dall'impulso culturale dei benedettini, nasceva, sempre in Italia, un nuovo movimento destinato ad illuminare la strada dell'Europa.
Poi,lentamente, anche a seguito della scoperta dell'America (fatta sempre da un italiano...) la forza economica dei popoli del Nord tornò ad orientare la cultura verso una visone più incline al cinismo politico, all'efficientismo tecnico-economico, al rigore contrattuale, alla sostanziale indifferenza alle questioni umane, viste come sovrastrutture sentimentali da evitare.
No si può certo parlare di imbarbarimento culturale perché furono secoli di importanti progressi tecnologici ed anche sociali, ma si ratta fondamentalmente di un progresso senza "humanitas", senza una visione dell'uomo come combinazione armonica di razionalità e "pathos", dove la componente dello spirito cede il passo a quella della materia e dell'economia. Quella che si afferma, a partire dal nord, è la dimensione dell'uomo borghese, libero di fare tutto ciò che gli conviene e che la tecnica gli consente di fare.
Ed è invece proprio quella "humanitas" a caratterizzare Ettore rispetto d Achille, Roma rispetto agli imperi del Nord, lo spirito di fratellanza dei francescani rispetto alla severità dei gesuiti o alla flessibilità politica dei protestanti, lo stesso atteggiamento fortemente sofferto e conflittuale che gli italiano hanno di fronte al fenomeno dei migranti rispetto alla marmorea indifferenza dei popoli nordici.
Quella humanitas, come la spiritualità, la commozione, la compassione, sono profumi che ci porta il vento da Oriente.Un vento bizzarro, che soffia incostante, ma che quando soffia ci sorprende, ci "contamina" e ci cambia.
Sono passati 500 anni da quando, con il Rinascimento, l'Italia salvò l'Europa dall'influsso decadente del materialismo nordico. Migliaia di profughi dalla Siria bussano oggi alle nostre porte.La Cina ci propone di riaprire la via della seta.
L'Oriente si presenta di nuovo sulla nostra soglia. Accogliamolo!
Accogliamo le giovani famiglie di siriani e proponiamogli un futuro dignitoso nei nostri borghi e nelle terre abbandonate dell'Appennino. Accogliamo i mercanti cinesi in modo da fare dell'Adriatico intero il "porto d'Europa" come fu, a suo tempo, Venezia.
Abbiamo di fronte una potenzialità (e forse un compito) che ci viene offerta dalla Storia.
In Italia può davvero germogliare un nuovo rinascimento culturale capace di illuminare un''Europa oggi incupita dalle brume del Nord.

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