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venerdì 16 dicembre 2011

che cosa significa "cambiare"

Abbiamo un pò tutti la sensazione di essere di fronte ad una crisi di "sistema", ma la maggior parte di noi si ostina a voler credere che questa crisi è solo qualcosa di passeggero e che tutto tornerà, presto o tardi, come prima.
Allora l'indignazione sembra rivolgersi alle cose piccole, mentre di fronte alle cose "grandi" prevale il silenzio, l'omertà.

L'incapacità o la corruzione dei politici sembra essere il vero problema, non il "senso" della politica ed il "ruolo" dei politici. In altre parole la colpa non è della macchina", assunta a Dio e quindi infallibile, ma gli uomini che la guidano.
E' invece è proprio la "macchina" a non funzionare ed a determinare, inevitabilmente, l'affermazione della malapoltica, la vittoria dei "furbi" sugli onesti. E' quella macchina, che io chiamo sistema borghese-finanziario, che sta facendo a pezzi l'umanità e il pianeta.
Oggi viviamo una distinzione netta tra una cultura che, pur criticando l'attuale situazione, riafferma la validità dei principi e delle basi su cui si fonda la società borghese ed un'altra cultura che, senza avere ancora una consapevolezza in positivo, comincia a sapere con chiarezza che cosa "non vuole".
Nel primo gruppo colloco la cultura liberale, che vede il mondo come un illimitato campo di azione delle leggi economiche, e la cultura cattolica che, abbandonando la strada spirituale, è ormai parte integrante del sistema di potere borghese.
Che cosa sta alla base di questa cultura? Non tanto e non solo l'amore per il denaro, come strumento di libera ed egalitaria possibilità di acquisizione del potere, quanto la logica della "separazione" (ricchi e poveri, padroni ed operai, e ancora nazioni, e corporazioni, e gruppi di interesse...) e della successiva "spartizione" delle quote di potere, societarie o politiche che siano...  Un mondo in competizione, dove si "concorre" gli uni contro gli altri e dove l'io e l'altro sono per loro natura opposti, inconciliabili, tanto che la mia stessa identità si definisce come "negazione dell'altro".
La Chiesa Cattolica ha storicamente sposato questa filosofia, nel momento in cui ha fondato il suo potere temporale e coltivato strutture finanziarie e società operanti nella classe dirigente, salvo poi proporsi essa stessa come "cura" di quel male di cui è nutrimento.
Questa "ipocrisia" (altra caratteristica costitutiva del sistema borghese-finanziario), o questa menzogna, è anche alla base dell'ideologia marxista che accetta e fa propria la suddivisione in classi - la suddivisione borghese - e fonda proprio su di essa il suo progetto di riscatto sociale. Una contraddizione lacerante che, come la storia ha dimostrato, porta all'impossibilità del comunismo.

E' evidente che un cambiamento vero della società passa attraverso il superamento della contrapposizione tra l'io e l'altro, aprendo al tempo della "solidarietà" e dell'abbandono dell'io verso una idea più ampia e variegata di "comunità" come luogo proprio del nostro essere nel mondo.
Ed è altrettanto evidente che soltanto guardandoci allo specchio con sincerità -  senza ipocrisie quindi - potremmo liberarci della schiavitù dell'io e progredire, mutare, in qualcosa di migliore e più elevato.
In questo senso davvero il cambiamento della società passa necessariamente attraverso un nostro profondo (e angosciante) cambiamento.
Non ci sono altre strade. Pensare che debbano essere gli "altri" a cambiare pretendendo di rimanere uguali a se stessi significa che si sta combattendo in difesa di quei vizi e di quelle degenerazioni della politica e della società che si dice - a parole - di voler eliminare.

E invece, che altro orizzonte si apre agli occhi di chi si spoglia di se stesso e si predispone, nudo ed inerme, alla rinascita! E' davvero un mondo nuovo: il mondo che cerchiamo.

Hanno senso i "partiti" in questo mondo nuovo? No di certo, perchè io non mi pongo in contrapposizione dell'altro, ma ho senso soltanto "insieme" all'altro. E dovrò sentirmi "limitato" e perdente se in una assemblea prevarrà l'opinione di altri sulla mia? No di certo, perchè saprò riconoscermi nel volere della maggioranza pur avendo una diversa opinione, ponendo al centro non la mia affermazione, non il mio bene, ma quello della comunità.
In questo scenario acquista senso l'importanza assoluta dei "beni comuni". Quei beni che nella nostra attuale società si trovano a "competere" con gli interessi privati...
Ecco, nel mondo nuovo, grazie al superamento dell'io, non ha più senso parlare di "rappresentanza" democratica. Se posso farmi rappresentare nella democrazia significa infatti che la democrazia in fondo può fare a meno di me, dato che io sono sotituibile da un altro...  Ma se l'io non esiste e il mio essere nel mondo è la comunità il mio contributo nella comunità è "essenziale" e non delegabile ad altri, in quanto io sono comunità è la comunità è me. Qui è il vero diritto-dovere ad esserci ed a partecipare attivamente alla vitra sociale.

Se cambio io cambia la democrazia e cambia anche il nostro agire, perchè il nostro fare o non fare è espressione autentica del nostro essere o non essere.

Che cosa porterebbe questa rivoluzione nella vita di tutti noi? Potrebbe dare le risposte che, a vario livello, stiamo cercando? Un benessere duraturo, una nuova prospettiva esistenziale, un rapporto sereno e soddisfacente con il lavoro, con le proprie aspirazioni e le proprie passioni?
Proverò, nei prossimi interventi, ad immaginare la società nuova, qui a Falconara, come se domani si potesse davvero affermare la possibilità di un cambiamento verso la democrazia diretta, la partecipazione, la solidarietà...
Certo è un sogno, ma non è forse un incubo, un assurdo incubo senza fine, quello che ci tiene appesi giorno per giorno all'andamento di un indice economico?

Carlo Brunelli

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