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giovedì 12 gennaio 2012

Obiettivo lavoro

Che cosa può fare un’amministrazione comunale per avviare la costruzione del nuovo contratto sociale? Molto,a mio avviso, purchè cambi radicalmente il senso del fare politica ed il ruolo dell’amministrare.
Se oggi fare politica significa fare gli interessi del proprio elettorato (e di se stessi) dovremo essere pronti a fare della politica un servizio alla comunità intera. Se oggi amministrare significa gestire i fondi disponibili, o per meglio dire “spartire” i fondi, dovremo essere pronti a valutare l’amministrazione in base alla sua capacità imprenditoriale e manageriale, alla energia con cui assume iniziative che determinano benessere sociale e lavoro.
Le strade da percorrere sono diverse. Proviamo a descriverne alcune:
-    il lavoro sociale per la collettività ed il territorio
-    i laboratori dei mestieri e del recupero
-    gli accordi del lavoro
-    il centro studi ed innovazione

Il lavoro sociale per la collettività ed il territorio è legato alla affermazione della democrazia diretta e partecipata (che affronterò in un successivo post) quale sistema di autogoverno dei cittadini.  Innanzi tutto, in base al nuovo contratto sociale, il cittadino si assume l’onere di dedicare parte del suo tempo in attività di interesse comune, dall’assistenza sociale alla cura del territorio, secondo modalità in parte definite (ad es. la cura dei marciapiedi avanti la propria abitazione), in parte volontarie (una mezza giornata a settimana dedicata a progetti di integrazione sociale o a piantare alberi nei giardini etc...). Chi vuole, può anche “comprare” questo impegno pagando persone che quindi lavoreranno su queste attività. C’è poi un secondo livello di lavoro sociale, quello affidato a singoli o a cooperative di giovani in quanto necessita di formazione e competenze, ad esempio la gestione e cura dei fossi, l’assistenza domiciliare agli anziani, l’attività di sostegno scolastico,...   Dove reperire risorse? Dalla riorganizzazione della tassazione comunale, che vedremo in un prossimo post, la quale non sarà più pensata come “balzello” sulle spalle dei cittadini ma come fattore di educazione al bene comune, colpendo i cattivi comportamenti o il non utilizzo dei beni immobiliari.

I laboratori dei mestieri e del recupero sono anch’essi collegati ad una maturazione culturale che impone l’abbandono del modello consumistico attuale.
L’applicazione del modello “rifiuti zero”, con la raccolta porta a porta e la tariffa legata alla reale produzione di rifiuti indifferenziati, genera una grande disponibilità di materiali da recuperare e nuove filiere di produzione che, guarda caso, riproducono l’artigianato di prossimità. Quello che, dopo millenni di tradizione, sta scomparendo davanti ai nostri occhi. Un universo di saperi, dai falegnami, ai meccanici a fabbri, ai vetrai... ancora nella mente e nella capacità di anziani artigiani in pensione che può essere messo a disposizione delle nuove generazioni, a servizio della nuova comunità locale.  Immaginiamo un grande piazza dove ogni fine settimana la gente possa scambiarsi l’usato. Immaginiamo, accanto a questa piazza, laboratori che utilizzano i materiali di scarto, riparano, costruiscono, da cose semplici a realtà complesse,come computer, elettrodomestici etc... Immaginiamo anche servizi mensa e scuole di formazione. Teniamo insieme questo spazio immaginato e guardiamo alla ex caserma Saracini, di cui oggi l’amministrazione non sa che farsene. Il collegamento tra il mondo immaginato e la realtà ci sembrerà allora semplice ed immediato. Ed infatti così è.

Gli accordi del lavoro sono invece un’attività propria che ogni amministrazione dovrebbe fare ma che, ahimè, non fa. E’ vero che il liberismo economico vuole la libera concorrenza e che le leggi europee tutelano la libera concorrenza. Ma noi abbiamo compreso come la nuova società non possa più basarsi sulla competizione, bensì sulla solidarietà. Allora è evidente che attuare la nuova società significa forzare la legge, osare indurre cambiamenti.
Perchè dobbiamo assistere ad imprese di fuori città che vengono a lavorare da noi mentre imprese locali rischiano di fallire per mancanza di lavoro? Perchè dobbiamo comperare verdure provenienti dall’estero quando se ne producono, e di buone, a pochi chilometri da casa nostra?
L’assurdità di questa situazione è evidente a tutti. Non dico che si debba impedire il libero mercato, ma almeno favorire, nel libero mercato, l’affermazione delle imprese locali. Come? Con degli accordi di categoria, stimolando l’associazionismo delle imprese locali.
Pensiamo ad esempio alla convocazione di un incontro con le aziende agricole della zona. Invitandole a riunirsi in consorzio per avviare un centro di consumo responsabile, a km 0. I cittadini diventano committenti dei produttori, li orientano ad una produzione sana e genuina, li salvano dallo strangolamento operato dalle catene dei supermercati. Pensiamo ad una intesa con gli artigiani per avviare una politica della casa d’intesa con le imprese locali e con le agenzie immobiliari della città. Pensiamo all’esperienza dei centri commerciali naturali nei centri urbani, ai servizi di prossimità per la consegna a domicilio della spesa….

Il centro studi ed innovazione nasce dalla disponibilità di menti qualificate, oggi inutilizzate, da mettere a frutto per facilitare le conoscenze e le pratiche, ma anche per stimolare la ricerca e l’ideazione. Alcuni esempi:  si parla tanto di conoscenza delle condizioni idrogeologiche del territorio, ma nessuno ha mai pensato che con un paio di laureati geologi disposti a catalogare tutte le pratiche edilizie presenti negli archivi comunali si potrebbe fare in breve tempo la mappatura dettagliata della geologia del territorio di Falconara! Raccogliendo semplicemente le Tesi di Laurea e mettendo a disposizione delle università la realtà locale come caso di studio si potrebbero avere materiali importantissimi per una  programmazione consapevole!
Una condizione insita negli accordi di lavoro potrebbe essere quella di creare una fondazione, che chiamo “fondazione futuro” che finanzi i buoni progetti e le buone idee elaborati dalle menti falconaresi all’interno del centro studi ed innovazione… Dalle idee e dalla sperimentazione nascono brevetti. Dai brevetti nascono nuove imprese…

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