la Falconara del futuro
Nella sua pur breve storia Falconara è stata sempre caratterizzata da un marcato dinamismo sociale. Una piccola comunità formatasi già anticamente all'insegna della fusione di genti diverse, schiavoni, lombardi, romagnoli è stata nuovamente inondata nel secondo dopoguerra da immigrati dell'entroterra umbro-marchigiano prima e del mezzogiorno d'Italia poi (soprattutto abruzzesi e pugliesi). Questa è la Falconara dei nostri anziani. Una Falconara già cambiata, nel dialetto e nei costumi, di quella precedente. La Falconara della rotonda Bedetti e delle sale da ballo, cancellata poi dal mito dell'industrializzazione.
La Falconara di oggi è ancora diversa, nuova, grazie a nuovi immigrati che mantengono viva questa profonda "identità" falconarese: la multiculturalità, sinonimo di apertura mentale, dinamismo, ma anche di fragilità sociale di scarso attaccamento al luogo, debolezze queste per rimediare alle quali occorre lavorare.
Eppure è questa la Falconara del futuro e su questa dobbiamo fondare i nostri progetti di cambiamento. Ed è di questa Falconara che dobbiamo cogliere le opportunità e la forza.
La nuova dimensione sociale falconarese, espressione della globalizzazione, porta con se alcuni valori essenziali che, pur patrimonio della nostra tradizione, assumono un risalto tutto nuovo:
Tra questi il valore della laicità della vita civile. La nostra società civile, l'idea di Stato, è stata sempre segnata dalla compresenza della religione cattolica come una sorta di istituzione parallela, anche in quanto identificativa dell'intera comunità, cui spesso è demandata la politica sociale, giovanile e assistenziale. Ferma restando la positività dell'azione sviluppata ancora oggi nella società dalla componente cattolica, il nuovo peso assunto da altre visioni della religione come effetto della presenza di nuove componenti culturali nella società impone una riaffermazione della laicità, nell'educazione dei giovani, nell'istruzione, nella sfera civile, nel welfare che possa garantire parità ed eguaglianza a tutte le componenti della attuale realtà sociale.
Significativo in questo senso il caso della chiesa (non più chiesa?) di San Marcellino a Palombina.
La chiesa fu costruita dalla Curia su un terreno di proprietà del Comune e destinata, all'interno degli standards per servizi, ad ospitare strutture religiose intese come servizio alla collettività. La Chiesa cattolica fece richiesta e costruì, in diritto di concessione, il manufatto. Successivamente la struttura non fu più funzionale ai programmi pastorali della Curia e venne, se non proprio dismessa, sottoutilizzata.
Oggi corre voce che la parrocchia di San Giuseppe, da cui dipende la gestione dalla chiesa di San Marcellino, abbia avviato una interlocuzione con il Comune per destinare il manufatto ad usi diversi da quelli originariamente previsti o addirittura per recuperare la volumetria ad usi residenziali, dove la Chiesa venderebbe il volume edificabile e il Comune il suolo su cui edificare, con reciproco vantaggio economico. Non so se queste voci corrispondano al vero e spero sinceramente di no, perchè se così fosse ci troveremmo di fronte a qualcosa di inaccettabile, in riferimento a quel valore di laicità dello Stato che abbiamo detto essere, oltre che sancito dalla Costituzione italiana, elemento fondativo della nuova dimensione sociale.
Un'Amministrazione pubblica che fosse veramente espressione della nuova società civile dovrebbe tenere in questo caso ben altro comportamento. Stante che quell'area è stata riconosciuta essere funzionale all'esercizio della religione. Stante il fatto che la Chiesa cattolica, concessionaria su sua richiesta dell'area, non intende più utilizzarla per il culto religioso, il Comune dovrebbe fare un bando per l'assegnazione dell'area - con risarcimento della Chiesa per i costi del manufatto - ad altre comunità religiose che intendano esercitare il loro culto. Cristiani ortodossi, musulmani, buddisti, ebrei, induisti, evangelici o protestanti... non fa alcuna differenza per un governo laico.
Sarebbe questo un limpido segnale che l'Amministrazione pubblica vede e riconosce la nuova società civile, ed è da questa riconosciuta.
Il problema, per le istituzioni locali, non è contenere la spinta verso il cambiamento, il problema è diventarne gli interpreti consapevoli. Perchè una cosa è certa: i nuovi cittadini di Falconara costruiranno la nuova società di Falconara. La stanno già costruendo. Il dubbio è se in quella società le attuali istituzioni, le attuali compagini politiche e sociali, avranno o non avranno senso e ruolo.
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