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martedì 20 maggio 2008

smemorati o egoisti ?

A Falconara, come a livello nazionale, il problema sicurezza sembra essere quello più sentito dalla gente. E il problema sicurezza è associato sempre al fenomeno dell'immigrazione e della clandestinità.
Come al solito però, a chi è abituato a guardarsi intorno ed a riflettere prima di unirsi al coro dei giudizi, le cose appaiono un pò diverse.

L'Italia ha una presenza di immigrati di gran lunga inferiore a quella dei paesi europei più "evoluti". La delinquenza - quella vera, quella organizzata - è un fenomeno senza dubbio italiano che addirittura noi esprtiamo all'estero.
Le Marche, rispetto al problema criminalità, è considerata un'isola felice rispetto alla situazione italiana ed europea, per non parlare poi di quella mondiale.
In altri termini appare evidente che la "percezione" del problema ingigantisce a dismisura la "realtà" del problema.

Al centro di Falconara, vicino alla stazione o a Piazza Mazzini, si ascolta lo stesso ritornello: "non si vive più, la città è in mano agli stranieri, ai clandestini. Non siamo più sicuri...".
Quando però si chiede se è mai successo qualcosa, scippi, aggressioni, violenze, furti, da parte di extracomunitari tutti dicono "no, ancora non è successo niente, ma se va avanti così...", evidenziando il pregiudizio per cui l'immigrato è per sua natura incline a delinquere e prima o poi, lo farà..

Se fossi un immigrato mi incazzerei moltissimo. Ma anche da italiano mi sento intimamente offeso.
Come è possibile che ci siamo già dimenticati di quando gli immigrati eravamo noi! Ed eravamo vittime delle stesse umiliazioni e degli stessi pregiudizi da parte di gente solo più ricca e più chiara di noi!
Gli Italians, illustrati con tratti scimmieschi nelle vignette dei giornali americani, disposti a vivere in condizioni igieniche rivoltanti, ammassati in piccoli tuguri. Chiamati volgarmente dagoes - i "coltelli" - per l'attitudine a delinquere, se non addirittura "mafia", o wop (without passport) -clandestini.

Gli Itaiani massacrati a New Orleans o ad Aigues mortes, in Francia, colpevoli di rubare il lavoro alla gente del posto.
Gli Italiani morti nelle miniere, nel silenzio, per non dover ammettere le condizioni in cui erano costretti a lavorare, senza un sindacato che facesse nulla per tutelare la loro dignità.
Quegli Italiani che assomigliano così tanto agli extracomunitari di oggi, alle migliaia di persone morte nel silenzio in mare, alle persone trattate come schiavi nelle piantagioni di pomodori del mezzogiorno o nei cantieri edili del nord. Sottopagati in nero, e non per loro vantaggio, ma per vantaggio dei loro aguzzini, i datori di lavoro italiani. Ammassati in 10 in una casa non per loro scelta, ma perchè costretti da un proprietario italiano che lucra sul loro stato sociale.

Noi ci indignamo, giustamente, alla notizia del rom rumeno che violenta una ragazza italiana. Ma non diciamo nulla quando accade ciò che è accaduto a Ion Cazacu, anche lui rumeno, bruciato vivo dal suo padrone italiano per aver osato rivendicare un salario più vicino a quello degli operai italiani, nella "civile" lombardia del 2000. Nessuno trova strano che un muratore albanese, clandestino e tenuto a lavorare in nero, caduto dall'impalcatura e in fin di vita, invece di essere portato in ospedale, venga scaricato come un sacco di stracci lungo una strada di campagna dal suo padrone italiano che non vuole "storie". E sono tanti i casi come questi che però, non fanno notizia.
Alla fine sembra che ciò che ci infastidisce, non è questione di razza o di diversità culturale. Ciò che non vogliamo vedere è la povertà. Non vogliamo ammettere la realtà di una società che fonda il nostro benessere sul malessere di molti. Finchè vediamo la povertà in televisione, nei villaggi del Sahel o dell'India, ci fa pena e siamo disposti anche a fare beneficienza. Ma se quella stessa gente viene qui a casa nostra, per tentare di uscire dalla soppravvivenza e trovare una qualche occasione per vivere, diventiamo insofferenti: li sfruttiamo come schiavi e li trattiamo da appestati. E non desideriamo altro che rispedirli all'inferno.
Come è possibile che noi italiani, noi che ci diciamo "brava gente", noi che rivendichiamo l'umanità della nostra cultura cristiana, ci comportiamo così con dei nostri fratelli?

Siamo più smemorati o più egoisti?

Non so che dire, certo è che "dall'esterno" dobbiamo apparire come dei grandissimi stronzi.
....
Per autare a formarsi un'idea sulla questone, suggerisco due libri molto ben fatti:
- L'Orda, quando gli albanesi eravamo noi, di Gian Antono Stella
- Bilal, il mo viaggio da infiltrato nelmercato dei nuovi schiavi, di Fabrizio Gatti

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