Democrazia cortigiana
Intrighi e segreti. Il sistema democratico italiano è sempre stato caratterizzato dalle vicende "di palazzo" e sembra sempre più assomigliare ad una soap-opera o ad un serial tv come il grande fratello, dove nello stesso ambiente, gli stessi scialbi personaggi passano il tempo a spiarsi, a tramare e fare pettegolezzi.
Anche i salotti nobiliari del '700 erano qaulcosa di inaccessibile al popolo, cui era riservato di vedere solo l'apparenza cerimoniosa del mondo cortigiano.
Oggi i rappresentanti della democrazia italiana (ma forse non solo oggi) si comportano come quelle corti di nobili inetti e non vogliono che trapelino, attraverso le intercettazioni telefoniche, le conversazioni di Berlusconi sulle ballerine da assumere alla RAI o i "facci sognare" di D'Alema al suo fido Consorte.
Pdl e PD sono anche qui accomunati nel voler impedire che qualcuno sappia cosa si dicono i potenti, che si capisca in qualche modo che cosa fanno, con chi, e per quali fini. Loro, che dovrebbero rendere conto a noi elettori di ogni intenzione, di ogni pensiero e di ogni gesto.
Sappiamo però che fine hanno fatto le corti nobiliari quando i borghesi hanno mangiato la foglia, e se fossi nei panni dell'attuale classe politica comincerei a sentire un preoccupante prurito al collo.
E' pur vero però che oggi a controllare gli intrighi della Casta dei potenti non sono i rappresentanti del popolo nè tanto meno i giornalisti che vogliono conoscere la verità. Ma sono rappresentanti di altri poteri, più o meno occulti: i magistrati, i padroni della telefonia, come Tronchetti Provera. Personaggi che non hanno certo intenti libertari o rivoluzionari, ma che acquisiscono infrmazioni da usare per esercitare una loro sfera di potere.
Non ce la vedo proprio Afef a gridare davanti alla Bastiglia in mezzo alla povera gente affamata e inferocita, ed anzi, pure lei forse ha il dubbio di essere spiata dal facoltoso marito e concorda con Berlusconi sull'opportunità di vietare le intercettazioni telefoniche... chissa?
Personalmente non mi importa nulla se qualcuno ascolta le mie conversazioni telefoniche. Anzi sono tentato di fare come quel carissimo amico dei Comitati che, sicuro di avere il telefono sotto controllo, ogni tanto si ricorda di salutare gli spioni e sollevare il loro morale con qualche battuta . E si perchè, al di là di tutto, il loro deve essere proprio un lavoro di merda... Ma pure loro, a ben vedere, non sono che comparse in questa interminabile rappresentazione della commedia dell'arte, messa in scena, sempre uguale, per noi spettatori ormai addormentati sulle nostre poltroncine numerate.
Etichette: Riflessioni politiche
2 Commenti:
Ciao Carlo,
anche io saluto sempre il maresciallo delle intercettazioni. Mi sembra un atto di cortesia in particolare se la telefonata è di quelle tra femmine che si parla solo di cose sceme. D'altronde con me le intercettazioni sono un lavoro duro, come andare in miniera, perché come dice la mia metà io ho un master in uso del telefono continui ed ininterrotto.
Marina
perhe' la mafia da secoli usa i pizzinni ?
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