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domenica 3 marzo 2013

il giusto tempo

 
Eppure la nostra cultura tradizionale, così legata alla terra, sa che occorre aspettare il giusto momento per fare le cose. La luna propizia ci dice quando si deve piantare o raccogliere, il vento ci indica quando andare o non andare in mare, il sole di primavera regola l'arrivo della bella stagione. Non quando vorremmo noi, ma quando "e tempo".
La nostra volontà di decidere, di forzare la natura delle cose, ci fa perdere la sensibilità all'ascolto, all'osservazione ed all'attesa del "giusto tempo". E quando questo arriva non siamo pronti, ci trova impreparati e infastiditi di questo suo arrivo inaspettato.
In tanti, negli anni passati, hanno cercato la rivoluzione. Con passione, forza, dedizione, hanno lavorato per facilitare l'innesco di un processo di cambiamento, per contrastare un potere sempre più oppressivo in quanto inadeguato alle nuove esigenze della società.
Poi arriva il tempo. Arriva quando tutto sembrava ormai destinato all'ineluttabile. Quando le ideologie, che avevano dato idee e muscoli ai movimenti di ribellione, così come ai processi di dominio economico-finanziario, erano ormai crollate, lasciando un deserto che ci appariva senza fine e immutabile.
Arriva con un esercito di giovani. Quei giovani che vedevamo inetti, svogliati, immaturi. Un esercito di persone che rifuggono l'idea del gruppo e soprattutto di un pensiero di gruppo. Persone senza preparazione politica e ideologica, ma di livello culturale elevato. Persone che pensano, ascoltano, osservano.
Loro, in silenzio, aspettavano il "giusto tempo" e quando questo è arrivato si sono alzati, hanno riempito le piazze, hanno preso il Paese.

Nei cinema sta uscendo un film che si intitola "viva la libertà", tratto da un libro che Roberto Andò scrisse tre anni fa. Un libro che racconta i fatti che stanno accadendo oggi. Il romanzo di un autore che, sapendo ascoltare e osservare come sanno fare gli artisti e i saggi, aveva già avvertito l'arrivo del "giusto tempo".

La rivoluzione è arrivata, anticipando di qualche giorno la primavera.

Quelli che oggi guardano con fastidio questo evento, che biasimano chi lascia le proprie faccende e segue l'ondata, o chi "solo oggi si muove" e che non c'era quando si combattevano le battaglie passate. Quelli che restano ancorati alle proprie visioni di antagonismo e di lotta di classe - figlie dello stesso mondo borghese che si prefiggono di combattere e che sta agonizzando assieme alla loro innocenza - sono destinati ad essere sepolti sotto la polvere.
La rivoluzione di febbraio apre ad un mondo davvero nuovo, fatto di individui pensanti e liberi, che non delegano a nessuno la propria identità. Un'umanità capace di accettare l'altro e le sue diverse opinioni. Capace di costruire una società a partire da ciò che accomuna le persone e non basandosi sulle divisioni e sugli antagonismi.
Una nuova visone della società, davvero mondiale e davvero "sociale", cha sarà capace di rileggere le idee progressiste prodotte negli ultimi due secoli, depurandole dalle fatali contraddizioni che le hanno condotte al fallimento. Potremmo così riparlare senza timori di socialismo, di comunismo, di anarchia... perchè i tempi sono arrivati. Non ci attardiamo in abitudini che appartengono al passato. Mettiamoci in cammino guardando avanti.

"Mentre camminavano, un tale disse a Gesù:
- Io verrò con te dovunque andrai.
Ma Gesù gli rispose:
- Le volpi hanno una tana e gli uccelli hanno un nido, ma il Figlio dell'uomo non ha un posto dove poter riposare.
Poi disse a un altro:
- Vieni con me!
Ma quello rispose:
- Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre.
Gesù gli rispose:
- Lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Tu invece va' ad annunziare il regno di Dio!
Un altro disse a Gesù:
- Signore, io verrò con te, prima però lasciami andare a salutare i miei parenti.
Gesù gli rispose:
- Chi si mette all'aratro e poi si volta indietro non è adatto per il regno di Dio."


 Matteo 8, 19-22

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