Non basta un bell'abito nuovo
La politica italiana è alla deriva. Ognuno accusa l'altro di essere peggiore e alla fine chi conta meno di tutti finisce per fare la vittima sacrificale, come il "povero" Mastella.
Si sta nelle maggioranze criticando tutto ciò che la maggioranza fa, senza per questo decidere di uscirne.
Come chi in mare, colto da improvvisa tempesta, si attacca a ciò che può per non essere trascinato via dalle ondate, così i politici, che hanno fatto e disfatto a loro piacimento finchè erano convinti che sempre e comunque "la nave va", ora si aggrappano alla loro immagine di politici pentiti, sconvolti da un'improvvisa passione civica, pronti a cambiare e rinnovare le istituzioni.
Non basta che un disonesto si penta per farne una persona onesta. Non basta che un ladro dica "non lo faccio più" per azzerare i furti che ha commesso e conquistare la fiducia degli altri.
Non basta cambiarsi d'abito, "rifarsi il look", per poter dire di essere un'altra persona.
I partiti devono cambiare pelle ed anima. Ci vogliono individui nuovi, sui quali poter riporre fiducia perchè hanno una loro credibilità personale, indipendentemente dalla collocazione a destra o a sinistra. Perchè agiscono in modo coerente con ciò che credono e dicono essere giusto.
E' importante che questo accada all'interno di ogni partito.
Non sono di destra, ma preferisco che sia Virgulti a rappresentare la destra a Falconara piuttosto che gli apparati del partito di Fini e Berlusconi.
Non sono comunista, ma apprezzo la coerenza di chi lavora nei "Cantieri" di Ancona per dare nuova voce all'essere di sinistra, rispetto al modo involuto di fare politica del circolo Gramsci di Castelferretti.
Non credo nel progetto del Partito Democratico, perchè lo considero un distillato del vecchio consociativismo tra politica, sindacati e potentati economici. Tuttavia rispetto chi, in buona fede, crede che un forte partito moderato possa garantire al Paese quella stabilità e quella normalità che in Italia è in fondo sempre mancata.
Non parteciperò alle primarie di domenica prossima, ma non posso non invitare chi crede con onestà alla nascita del nuovo Partito Democratico, a dare un segnale di svolta vera, sostenendo persone nuove ed una nuova visione della politica, più vicina alla gente, ai problemi del territorio e dell'ambiente.
Il mio modesto ma sincero augurio va, anche per questo, all'amico Luigino Quarchioni e a quelli della sua lista.
Etichette: Riflessioni politiche
4 Commenti:
Ciao Carlo
leggo con piacere il tuo messaggio nel quale ti riferisci con legittimo ma rispettoso spirito critico all'esercizio del voto delle Primarie per il PD, invitando a votare per "volti nuovi".
Altrettanto legittimo e condivisibile è l'auspicio che il PD dia un contributo a fare finalmente del nostro un Paese "normale".
Non capisco però perchè, nel riferirsi al Partito Democratico, specie da sinistra, si debba apostrofarlo con l'etichetta di "moderato". Non lo fai solo tu. Però lo fai anche tu. Il termine "moderato" non è un insulto: è una categoria politica come un'altra. Tuttavia il PD parte per definizione non come partito "moderato" (ossia cauto, tendenzialmente conservatore o comunque facente riferimento a ceti sociali tendenzialmente poco inclini all'innovazione) bensì come partito "riformista"; come casa comune delle molte, troppe anime del riformismo nazionale. Come partito capace di promuovere un nuovo patto sociale tra lavoratori dipendenti e fasce sociali improntate a maggior dinamismo, accomunate da una dichiarata propensione all'innovazione ("dall'interno" del sistema) e dalla comune insofferenza verso quella gran zavorra per la nostra economia che sono le rendite (rendite da capitale finanziario; rendite parassitarie; rendite clientelari; rendite da evasione fiscale finora ampiamente tollerata; rendite corporative; rendite derivanti da mercati monopolistici o oligopolistici ecc. ecc. ecc.). Capisco che il termine "riformista" possa dare fastidio alla c.d. "sinistra radicale" (a proposito: che c'entrano Salvi, Giordano, Diliberto o Pecoraro Scanio col radicalismo liberale di Ernesto Rossi, Pannunzio e Pannella?) ma chiamiamo le cose col loro nome.
Il PD sarà un grande partito riformista e riformatore. Lasciamo occupare ad altri lo spazio politico del moderatismo. Mettiamolo alla prova. E sarebbe bello se lo facesse anche chi, lontano anni luce dalla tradizione massimalista e settaria di una parte non trascurabile della sinistra italiana, animato da pragmatismo innovatore, oggi si accinge ad un difficile ed improbabile apparentamento con la pur rispettabile ma di certo disomogenea compagnia di cui sopra.
Parliamo. Un saluto.
Gian Luca Piunti
15/10/07
Carissimo Gianluca,
E' forse per il recondito sentimento rivoluzionario che ha storicamente identificato la sinistra italiana, che molti continuano, a sinistra, a giudicare il termine "moderato" come un insulto. Al contrario, io non ritengo l'essere moderato un qualcosa di negativo, tuttaltro.
Tengo sempre bene in mente una scritta, scolpita in un'architrave in pietra di una casa cinquecentesca a Montegallo, ai piedi dei Sibillini: "Moderata durant".
Vedo nella moderazione quella "normalità", e se vuoi quella responsabile saggezza, che è sempre mancata nella storia dello stato Italiano.
Ricordo, moltissimi anni fa, una assemblea al Liceo Cambi (dove eri presente anche tu). Lì affermai, prendendo spunto dal filosofo francese Levy, che la storia ci insegna come ad ogni rivoluzione, pur giusta, segue sempre una società peggiore della precedente. Fui attaccato da tutti quelli che si professavano di "sinistra", e additato come un "moderato riformista" e addirittura "di chiesa" (cosa che non sono stato mai!).
Questo per dirti che non disprezzo affatto l'idea e il "progetto" di un Partito Democratico. Ma dubito sul contenuto di "questo" partito democratico.
Dubito, ad esempio, della facilità con cui il mondo cattolico e chi proviene dalla cultura comunista si trovino a sviluppare un percorso comune. Sintomo per me di una totale assenza di un serio confronto politico. Dubito sulla permanenza dei referenti di quel consociativismo tra politica, sindacati ed affari che è il principale male del paese. Dubito sul fatto che il collante tra la vecchia DC ed il vecchio PCI sia la stessa spartizione di potere che ha caratterizzato l'intero dopoguerra in Italia e che ha in Prodi, già guida dell'esperienza emiliana di compromesso storico, una terribile costante.
Per questo auspico volti nuovi. Solo così questa esperienza può acquistare senso. E ti assicuro che spero con tutto il cuore di poterti dire un giorno che mi sbagliavo sul conto del PD, e che, grazie a questo nuovo partito, ci ritroveremo in un paese migliore.
Lo spero, ma ormai sono un uomo maturo.
Un abbraccio,
Carlo
P.S. E' un piacere parlare con chi ancora crede nella politica. Grazie
Credo che questo scambio di opinioni fra due antichi studenti del liceo Cambi in un'epoca di grandi lotte e confronti (Gianluca è un maturato del 1979, Carlo ed io del 1980) debba essere di esempio per tutti. Per i toni ed i termini del dibattito, per la voglia di confronto e perché dimostra che i volti nuovi ci sono ed hanno anche argomenti molto sostanziosi. Argomenti dei quali bisognerebbe tenere conto in questo momento così difficile per Falconara. Onde evitare di finire in pasto ai soliti noti capaci di parlare solo attraverso slogan triti e ritriti ai quali, peraltro, ormai non crede più nessuno.
Un carissimo saluto ad entrambi da una vecchia amica
Marina Minelli
Il Partito democratico lo abbiamo già messo alla prova a Falconara con la vicenda quadrilatero e i progetti di urbanizzazione incivile.
Né mi sembra che sia in corso un processo di revisione critica degli errori fatti. Anzi.
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