MANDIAMOLI A CASA!
Ancora una volta ci tocca di assistere alle solite patetiche conferenze elettorali in cui i candidati a Sindaco fanno l'elenco delle promesse e parlano in politichese di tavoli, concertazioni, consulte e finnziamenti europei, eccetera, eccetera... condendo il tutto con lo sfoggio di idee strampalate che i contendenti si misurano, si copiano, si tengono nascoste come fanno i bambini con le figurine dei calciatori.
E soprattutto i candidati si mettono in vendita come prostitute ai margini della strada: "io ho fatto questo!, io so fare quest'altro! io faccio quello che vuoi!, io ci so fare!"
Ieri sera alla sala consilare di Falconara Alta gli artigiani erano lì ad assistere alla sfilata dei politici per decidere a chi affidare il proprio incerto futuro.
L'unica voce fuori dal coro, alla quale proprio per questo i politici mostravano i denti ringhiando e sussurrando appellativi come "buffoni", "pagliacci", "populisti" è stata quella del candidato del M5S - evidentemente non un politico di professione - quando ha sbottato dicendo "Mandiamoli tutti a casa!" dopo aver assistito all'ennesimo, stucchevole, screzio amoroso tra il rappresentante del PD e quello del PdL.
Quell'unico moto di spontaneità, venuto guarda caso da un semplice cittadino, ha messo in movimento il mio cervello già in stand-by per l'effetto narcotico di quello scadente dibattito, liberando così una sequenza di pensieri e di interrogativi:
Ma che cosa hanno fatto "davvero" i politici per la città ed i cittadini in questi anni? Quale prospettiva hanno saputo creare? A gestire le cose come le hanno gestite non è forse capace - o è persino migliore - un semplice cittadino? Quindi: abbiamo davvero bisogno di loro? Bravi veamente solo quando c'è da prendere, come sanguisughe attaccate al corpo martoriato del popolo? Non è forse così che un lavoratore autonomo vede oggi la classe politica quando ha a che fare con la loro burocrazia, coi loro balzelli esattoriali, con equitalia ,...?
Così pensavo, e rivolto agli artigiani mi veniva da gridare: "ma guardateli! e voi dareste le chiavi della vostra casa a loro? e che cosa vi aspettate che facciano della vostra casa, che la migliorino?"
E' davvero venuto il momento di dire basta con le deleghe. Alla nostra casa ci possiamo pensare da soli.
La sera, dopo il lavoro o il sabato, ci possiamo mettere on-line e gestire la nostra casa assieme agli altri cittadini della nostra comunità, grazie ai nuovi strumenti informatici di cui (ovviamente) i politici non parlano.
In questa crisi di sistema, di cui i politici sono, se non proprio la causa, gli ingranaggi essenziali, dobbiamo sapere che nessuno verrà a salvarci, tanto meno quegli scialbi figuri allineati dietro un bancone che mettono in mostra le loro millantate virtù.
Se vogliamo riprendere a navigare dobbiamo liberarci delle zavorre (come i politici), stringerci la mano, rimboccarci le maniche e lavorare tutti assieme.
Solo con le nostre forze, tutti i cittadini uniti in un gioco di squadra, solo così con determinazione e passione ce la possiamo fare. Adesso è il momento: alziamo le vele: ooooh, issaaaaa!
2 Commenti:
Carlo, io ho partecipato ad alcuni (non tutti) gli incontri tra cittadini e candidati a sindaco. I candidati delle altre liste hanno sempre cercato di rimanere sul punto, avanzando analisi e proposte. Dal candidato M5S ho sentito ripetere, molto spesso, lo stesso mantra: Serve istituire l'agenzia Falconara. Che, permettimi, dice tutto e niente. Dire che "tutto sarà deciso dai cittadini" suona di approssimazione. E' sacrosanta l'esigenza della condivisione delle scelte. L'ho sempre pensato, pur militando in un partito. Ma non può essere uno slogan utilizzato, a volte (questa è la mia impressione) per celare la propria impreparazione. Certo, non si pretende che un cittadino qualunque conosca tutti gli aspetti della città in cui vive. Nessuno è onniscente. Però un candidato sindaco dovrebbe dimostrare una conoscenza profonda. Perchè deve coordinare tutte le risorse dell'amministrazione. E' la politica. E non per forza politica deve essere una parolaccia. Se la si fa con passione e convinzione, è una delle esperienze più gratificanti (parlo ovviamente di soddisfazioni a livello umano) che si possano vivere. Al servizio della propria comunità. Con la stima di sempre. Angela Ciaccafava.
Capisco la tua perplessità Angela, ma ritengo che questa derivi in gran parte da una sorta di empasse, di impossibilità a comunicare un nuovo modo di essere della politica nei modi propri della vecchia politica. Mi spiego meglio: quello che abbiamo voluto fare nel nostro programma, al di là delle idee che ne fanno comunque il programma più corposo e strutturato tra tutti quelli che ho letto in questa campagna elettorale falconarese,è integrare i diversi campi di azione di una Amministrazione comunale per sviluppare al massimo le possibili sinergie tra le diverse iniziative. Spiegare che cos'è L'Agenzia Falconara, le sue articolazioni, le sue relazioni strettissime con le altre azioni messe in campo, dalla Banca del Tempo alla vera e propria Banca locale (Banco cittadino), non può essere detto nei due, tre minuti richiesti da un modo di rappresentare la politica semplicistico e riduttivo quale è quello dei "confronti pubblici". Stare nel pezzo, come tu dici, è facile per chi riduce la politica a frasi fatte o affronta il problema del lavoro coi soli "tavoli" di confronto, il fondo di solidarietà e basta. Difficile per chi vuole rivoltare la politica come un calzino. Questa, a suo modo, è una rivoluzione. Immagina tu - con le dovute ovvie relativizzazioni del caso, come si sarebbe comportato un Che Guevara o un Garibaldi di fronte alle domande, ai tempi e modi imposti dal "confronto tra candidati sindaci" ! Io stesso, che ho sostituito Bruno in un confronto aperto alla cittadinanza, pur avendo più esperienza di retorica, ho dovuto "scantonare" dal tema stringente di alcune domande per cercare, in due minuti, di far capire l'orizzonte del nostro fare politica, la diversa prospettiva in cui vengono a porsi le medesime questioni in funzione di uno sguardo nuovo. Permettimi di dire che finalmente col M5S si sta tornando a parlare di Politica con la P maiuscola, se vuoi con tutte le incertezze e le contraddizioni proprie di tutte le sperimentazioni , ma guardando decisamente al futuro, al rinnovamento radicale della società, fuori da questo continuo annaspare tra dentro e fuori la melma di una palude sociale che sa di morte. Bruno non è un politico, è un cittadino. La Politica non ha bisogno di capi, pastori, o eroi da applaudire (questo è l'atteggiamento che non mi piace di Grillo, anche se capisco che senza di lui non ci sarebbe stato lo tsunami che ha travolto il Parlamento). La politica ha bisogno dei cittadini. E poi la politica si impara, non è una esclusiva di nessuno. Bruno sta imparando in fretta. Nelle ultime uscite, dopo l'esperienza di parlare davanti a 500 indignados nell'aula magna dell'università di Madrid, è maturato molto e in neanche un mese di attività politica è già una spanna sopra tutti gli altri candidati a sindaco... il tempo sarà giudice.
Carlo
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