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domenica 18 maggio 2014

una bella giornata di maggio

Stamattina appena sveglio ho visto i raggi del sole che illuminavano la tenda della finestra. 
Finalmente una bella giornata di sole in questo maggio piovoso. 
Ho deciso così di fare due passi vicino a casa, nel posto che ritengo tra i più belli e sereni in questa tribolata cittadina: l'arboreto.

E l'arboreto mi ha ripagato con tutta la sua bellezza di fiori e colori della tarda primavera. Una bellezza voluta, cercata da chi, poco più di una decina di anni fa, trasformò quella che era una discarica in un giardino, selezionando le essenze in funzione dei cromatismi e dosando di luci e le ombre delle chiome.
Una festa degli occhi, una festa della natura.

Mi sono addentrato nell'erba alta pensando che questa amministrazione comunale proprio non è interessata alla bellezza del suo territorio, altrimenti avrebbe tagliato l'erba, curato i sentieri, messo in risalto l'intenzione scenica di chi aveva realizzato quella piccola meraviglia.  Stavo andando nella radura grande, là dove, circondati ed isolati dagli alberi, ci si sente in un luogo magico, lontano da raffineria, traffico, indifferenza... si perchè, lì, in quel posto magico, la gente quando si incontra si saluta e si scambia un sorriso, al contrario di quello che accade nelle strade della città.


Ma a un certo punto ho notato tra gli alberi una ininterrotta recinzione di plastica rossa, di quella che si usa per delimitare le aree di cantiere. All'interno, appoggiato su piccole montagnette di terra, un lungo tubo nero. Sembrava un gioco fatto da bambini con la sabbia, sulla spiaggia, ma  molto,molto più grande.
Ho costeggiato la recinzione, e il tubo, fino agli orti ed oltre. In un punto l'ho anche scavalcato quel tubo che occupava l'area dove mi sarei aspettato, in quella bella giornata di sole, di trovare bambini che giocavano coi genitori e coppiette sedute a prendere il sole e scambiarsi tenerezze.
Una coppia l'ho vista camminare, dall'altra parte del cantiere. Smarriti, increduli, guadavano anche loro il tubo come fosse un oggetto alieno sceso dal cielo durante la notte. Uno di loro mi riconosce: "ciao Carlo!" - mi fa, e io rispondo al saluto. Un amico di mo figlio, un bravo ragazzo.  "cos'è questo tubo?" mi chiede alzando la voce. Gli spiego che è il gasdotto della Snam che servirà ad alimentare la centrale API (così ha detto il Comune) e che io, con altri, abbiamo chiesto perchè non lo spostavano poco più in là, nell'area incolta di Longarini, ma nessuno, nè il comune  nè la regione ci ha risposto. Gli amministratori locali hanno detto di averci provato a farlo spostare ma di non esserci riusciti.  "Ma non è un'area pubblica questa? e poi i lavori vanno fatti proprio adesso che è tutto fiorito... che la gente al parco ci verrebbe..?"   Continuava a fare domande, il giovane amico di mio figlio,e io alzavo le spalle a dire che così vanno le cose..   Lui se ne è andato dopo poco, salutando e scuotendo la testa con la sua fidanzata. E io sono rimasto un pò lì, a guardarli andare via delusi. E ho provato dispiacere per loro.
    sulla sinistra c'è l'area incolta 
    appartenente a Longarini. 
    ma il tubo passerà nell'arboreto...
Sono tornato lentamente verso Fiumesino pensando che certe cose non possono avvenire per caso. C'è una volontà perversa che agisce per negare alla gente la speranza del domani, per togliere ogni legame con questa terra, per dividerci da lei. Esiste la cattiveria nel mondo, esiste il male. E di fronte al male che possiamo fare noi uomini? Allora, in funzione del male, ho pensato all'esistenza di Dio. Io che a Dio non riesco a credere, ho pensato alla sua esistenza come salvezza contro il male. Se c'è un Dio, ho pensato, lui saprà come fare giustizia perchè gli uomini non ne sono capaci. Lui saprà rendere a chi ha deluso quei giovani negandogli la felicità, a chi ha offeso la natura a chi non avrà remore a distruggere alberi e fiori e bellezza. Saprà rendere ciò che gli spetta. Amen.    
E i papaveri arrossavano di passione il greto spoglio del fiume violentato e irridevano la follia dei poveri, piccoli uomini.  Era ancora una bella giornata di maggio.