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sabato 12 novembre 2011

Tutti felici, in ginocchio davanti allo spread



Berlusconi  se n'è andato. Come tanti in Italia, era da anni che aspettavo questo giorno, eppure, ora che è accaduto, per come è accaduto, non riesco ad essere contento. Anzi, prevale in me una sorta di indignazione e di rifiuto.
Guardo in tv le squallide manifestazioni di giubilo delle solite, volgari, comparse da piazza e penso al mio Paese, che amo, umiliato, deriso, svilito da chi ritiene gli italiani "non affidabili" per questa nuova Europa.
Stanno accadendo cose che passano sotto silenzio, come fossero cose "normali" e che invece, a pensarci, fanno rabbrividire.
Il padroni della finanza europea e statunitense, gli stessi che hanno speculato per decenni con la "finanza di carta" vogliono riproporci ancora il loro modello economico, sotto il faro fulgente della crescita della Cina e dell'India.
Vogliono "competere" nel mercato facendo somigliare sempre più l'Europa alla Cina.
Via il welfare, via i dirtti del lavoro, spazio alle privatizzazioni...
I paesi che tentennano, che esitano, vengono abbattuti a colpi di spread
Si, la fine di Berlusconi è frutto di un golpe finanziario. Una nuova forma di colpo di stato ordito da chi deteiene il potere per conservarlo intatto nelle sue mani.
In Italia, come in Grecia o in Spagna, non sono tanto i politici a non funzionare, a non essere "affidabili", ma piuttosto certi moti popolari, che acquisiscono consapevolezza sulla possibilità di un mondo diverso.
Sono gli indignados di Madrid, è il referendum italiano sull'acqua pubblica a fare paura ai potenti d'Europa rendendo i popoli mediterranei "poco affidabili".

La politica, quella si cambia facilmente, si allinea al volere del padrone come si fa con i soldatini in un campo di battaglia. Ecco che in Gracia e in Italia il governo viene dato "d'ufficio" direttamente a dei super-banchieri.
Un governo tecnico che durerà, già si dice, il tempo necessario per uscire dalla crisi. Come in ogni golpe che si rispetti, non si danno scadenze precise. I partiti finalmente si ritrovano tutti insieme appassionatamente al potere, e useranno tutte le loro armi, dal consociativismo all'informazione di regime, per abbonirci e farci dimenticare i vaghi sogni di democrazia.
I sindacati lavoreranno per far digerire ai lavoratori l'art.18, i partiti di sinistra accetteranno, condizionatamente, le privatizzazioni... si farà anche la TAV, tanto per dare un segnale chiaro di chi comanda, in Italia.

I politici, i soliti vecchi politici della casta, faranno di tutto per far vedere ai loro padroni ed ai cittadini, che il loro ruolo è ancora importante, che non si può fare a meno di loro, per una raccomandazione, per un lavoro, per interloquire, attraverso di loro, con un potere che si nasconde dietro la facciata della "crisi che incombe" e dell'"Europa".
Pagheremo noi per i loro errori, ancora e ancora....
Si faranno le riforme, quelle che si devono fare, e i cittadini staranno ad osservare la "democrazia " fatta di talk show televisivi, in un interminabile, noioso, sempre uguale "reality" mediatico.
E pensare che un tempo parlavamo di Democrazia, quella vera....

venerdì 4 novembre 2011

Il grido di Papandreou

Non penso che Papandreou, il primo monistro greco, abbia tirato fuori l'idea di un referendum sulle gravi misure economiche chieste dall'Europa senza pensare che ciò avrebbe scatenato un linciaggio nei suoi confronti da parte di finanzieri e politici nazionali e internazionali.
Sapeva bene, nel farlo, che con questa mossa lui si sarebbe trovato solo, come è oggi, e praticamente fuori dal governo.
Allora viene da chiedersi: perchè lo ha fatto?
Io penso che per capire il suo gresto occorre partire dal fatto che Papandreou è un politico "vecchio stampo" e che è un greco. Deve aver sofferto non poco in questi mesi, da politico e da greco, l'arroganza delle nazioni forti d'Europa che non perdono occasione per umiliare i paesi "deboli", dicendo quello che devono fare per restare "a corte" in un'Europa lontana ormai anni luce dall'idea che di essa avevano i padri fondatori.
Papandreou ha assistito all'escalation con cui la Merkel e Sarkozy dettavano la ricetta di ciò che la Grecia deve e non deve fare.
Allora, da politico e da greco, deve aver pensato: perchè?  Perchè accettare tutto questo? Perchè diventare artefice del massacro del mio stesso popolo in ossequio ai nuovi padroni d'Europa e ai loro interessi finanziari?  Che decidano i greci il destino della Grecia, non altri.
Ha rivendicato, come ultimo gesto di un politico "vecchia maniera", il diritto di un popolo di decidere e anche di "sbagliare" riguardo al proprio futuro. Un grido di libertà, il gesto di Papandreou, che non a caso ha riecheggiato proprio all'ombra del Partenone... e non altrove.
Ora è il turno dell'Italia, che verrà addirittura "monitorata" da ispettori europei, per verificare se davvero il governo crede nell'Europa e si impegna, costi quel che costi, a difenderla dal tracollo.
La cosa davvero paradossale è che questa richiesta di fiducia nell'idea dell'Europa viene proprio da quei paesi, Germania e Francia, che hanno sempre frenato sul cammino dell'unificazione europea. Da quei paesi che fronte alla possibilità di affrontare la crisi in modo unitario, attraverso l'eurobond, hanno preferito continuare a parlare tedesco e francese dentro un'Europa di comodo, ridotta ad una scatola vuota. Da quei paesi ancora fermamente convinti nell'uber alles tedesco e nello sciovinismo francese.
Di fronte a questo atteggiamento dei "partners" nordici europei la mossa di Papandreou appare come il nobile gesto di un signore legato ai valori della democrazia, della solidarietà e per questo condannato alla solitudine.
Se fossi al posto del Capo del governo italiano, o del Presidente della Repubblica, da vero italiano sarei molto più scorretto e caustico di Papandreou, proponendo all'Europa un patto.   L'Italia rispetterà gli impegni a dimostrazione della fiducia nell'Europa, accettando il monitoraggio del processo, solo se l'Europa nel giro di due anni diventerà nazione unitaria, dimostrando così che anche Germania e Francia hanno fiducia nell'Europa, accettando il monitoraggio di ispettori italiani e greci sulle tappe del percorso: dall'eurobond, all'esercito europeo, all'eliminazione degli accordi di Schengen, all'eliminazione delle quote latte, alla tutela dei prodotti tipici, alla definitiva scomparsa degli stati nazionali,  all'apertura verso la Turchia e i paesi del Magreb.
Chissà se la Merkel e Sarkozy sarebbero d'accordo.... sta di fatto che in quell'Europa, non ci sarebbe posto per loro, così come in questa non c'è posto per Papandreou.