X FALCONARA

spazio libero di chi vuole un futuro migliore per la nostra città

sabato 30 luglio 2011

eppure tutto sta cambiando

 Troppo spesso, nel parlare di democrazia, si accomunano cose assai differenti tra loro.
La differenza tra la democrazia diretta e la democrazia rappresentativa era ben nota a quella classe borghese che, nel settecento, creò il moderno sistema democratico come modello di riferimento per la società capitalista.  Il padre della liberaldemocrazia, Robert Alan Dahl, parla di una "evoluzione" che porta la democrazia diretta, basata sulla comunità locale, la partecipazione , sui principi di uguaglianza e solidarietà civile, ad essere sostituita dalla democrazia rappresentativa, basata sullo Stato-nazione, sulla divisione in "partiti", sulla competizione sociale e sul principio assoluto della libertà.

Siamo portati - indotti a credere - che la democrazia rappresentativa sia sinonimo di "potere del popolo". ma non è affatto così.
Si capì fin dall'inizio, ai primi dell'ottocento, che la democrazia rappresentativa non era stata disegnata a vantaggio del popolo, ma a vantaggio della borghesia al potere, che attraverso questo sistema "liberale" (perchè non pù basato su caste nobiliari) controlla il popolo e lo sfrutta dandogli l'illusione di essere lui a decidere.  Il sistema più efficace per controllare il popolo è la divisione della società in gruppi di interesse e in "classi". L'espressione di questa divisione sono i "partiti"  (espressione di una parte della comuntà).
Possiamo sintetizzare il meccanismo con l'immagine che mentre il popolo si scontra nella politica attraverso i partiti, i borghesi fanno i loro affari con l'ausilo di chi, dei politici, è chiamato a governare.
Ecco perchè i partiti sono diventati in pochi decenni una "casta" protetta, impunita e ben pagata.

Capitalismo e democrazia rappresentativa (sistema dei partiti) sono esattamente la stessa cosa in termini sociali.
Nella prima metà dell'ottocento, Proudhon affermava che :
«  "Capitale" in campo politico è sinonimo di "governo". La concezione economica di capitalismo, quella politica di governo e quella teologica di Chiesa sono tre concetti identici, collegati in modi differenti. Attaccare uno solo di loro equivale ad attaccarli tutti. Quello che il capitale fa al lavoro, e lo Stato alla libertà, la Chiesa lo fa allo spirito. Questa trinità di assolutismo è rovinosa nella pratica tanto quanto nella filosofia. I mezzi più efficienti per opprimere il popolo sarebbero simultaneamente sopprimere e schiavizzare il suo corpo, la sua volontà e la sua ragione. »

Ecco perchè la crisi del capitalismo - crisi strutturale ed irreversibile - equivale alla crisi della democrazia rappresentativa e soprattutto dei partiti.
Così come la gente non crede ormai alla capacità delle leggi economiche e della finanza di regolare la società e assicurare il benessere, così non crede più ai partiti.

Rispetto a quella operata da Marx, la critica di Proudhon e degli anarchici, appare più profonda e netta, mostrandosi oggi quasi profetica.

Proudhon aveva capito che il capitalismo non poteva funzionare ed avrebbe portato il sistema a mantenersi soltanto atraverso la guerra - guerra a nazioni, ad econmie, - per poter riprodurre l'idea di una crescita illimitata i un mondo che invece dei limiti precisi li ha.
Proudhon contrappone alla società dove la proprietà è del capitale, e a quella dove la proprietà è dello Stato (viste come due volti della stessa medaglia), l'idea che la proprietà può essere solo temporanea e legata al lavoro dell'individuo.  Il sistema bancario basato sull'accumulo di capitali deve trasformarsi in un sistema bancario mutualistico. Lo Stato e l'idea di nazione deve dissolversi in un concetto aperto di federalismo che riporti la politica ai cittadini.

Il sogno di Proudhon, forse, sta cominciando ad avverarsi. Si diffondono nel mondo le banche etiche, ci stiamo riappropriando culturalmente, in un modo nuovo, della centralità del lavoro e del suo valore sociale. Le differenze tra partiti, lo stesso concetto di "destra e sinistra" sbiadiscono di fronte alla vividezza del sentirsi parte di ua comunità civile. Accade che quando una comunità reagisce, come in Val Susa, attaccata dal Capitale e dallo Stato, si scopre straordinariamente unita.
Sta accadendo qualcosa di grande e straordinario e non ce ne accorgiamo. Non se ne accorgono i politici che continuano a fare il loro lavoro di eterno sterile battibeccare. Non se ne accorgono gli economisti che continuano a percorrere lo stesso gesto come facevano i vecchi trenini a pile quando andavano a sbattere contro il muro e continuavano a farlo all'infinito.

I referendum dell'acqua e del nucleare son stati vinti dal popolo contro lo stato e il capitale. Sono stati vinti grazie a nuove forme di partecipazione.
Le nuove tecnologie informatiche, la rete web, consentono di comunicare in modo affatto nuovo rispetto al passato. Il villaggio globale porta a riprodurre la dimensione della comunità su scala planetaria.
Possimao pensare a forme di votazione on-line grazie alla firma digitale. A referendum settimanali, addirittura quotidiani su questioni in cui c'è da prendere una decisione.
Non abbiamo più bisogno di rappresentanti. Tanto meno di partiti e di politicanti corrotti.
Sta iniziando l'era della Democrazia diretta su scala mondiale.




«  L'anarchia è una forma di governo o di costituzione nella quale la coscienza pubblica e privata, formata dallo sviluppo della scienza e del diritto, basta da sola a mantenere l'ordine ed a garantire tutte le libertà.  »

( Pierre-Joseph Proudhon)
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sabato 9 luglio 2011

umani e burattini

Nella squallida seduta del Consiglio regionale del 6 aprile, Spacca e Donati hanno gettato la maschera con la quale avevano impersonato i loro personaggi in campagna elettorale. Tutti ora possono capire chi è il vero Spacca e il vero PD: un gruppo di ipocriti arrivisti, pronti a piegare tutto e tutti alla loro convenienza, di far diventare ogni cosa strumento della volontà di gestire potere, comunque e ad ogni condizione, alla faccia dei cittadini, ridotti a pecore mute.
Tutti ora possono capire chi è il vero IdV marchigiano. Non quello di De Magistris, ma quello dei Favia, della Giorgi, di Donati...gente senza scrupoli, pronti a cavalcare ogni mezzo che porti al potere, con una innata e morbosa predilezione per i modi che comportano sgambetti, tradimenti, voltafaccia....
Niente altro. Nessuna idea politica, nessun futuro sognato, nessuna passione da condividere. Solo ed esclusivamente gestione del loro interesse di stare al potere.
Allora quello che viene spontaneo è lanciare un appello a quelle persone che, credendo alle maschere, hanno aderito in tempi non sospetti ai progeammi di PD e IdV.
Voi che avete visto, con orrore e sdegno, Spacca  e Donati irredere voi, le vostre speranze, la vostra fedeltà, facendone scempio in pubblico.
Voi che avete aderito a quei partiti sulla base di programmi che si sono sciolti come neve al sole.
Voi che siete ancora umani, e mantenete dentro di voi almeno il seme dei valori quali l'onestà, la correttezza, la verità, la giustizia.
Voi, che vi chiamate Giancarlo, Enea, Marina, Marco, Luigino, Antonio, Massimo,... e che eravate a protestare insieme a noi di fronte al sorriso osceno di Spacca. E voi che vi chiamate Ivano e Maurizio, che avete visto la volgarità di Donati.
COME POTETE RESTARE ALL'INTERNO DI QUESTI PARTITI?
Come pensate che vi si possa riconoscere la stessa fiducia e stima e amicizia di prima se continuerete a dichiarare di aderire al PD e all'IdV dopo quello che il PD e l'IdV hanno fatto a Falconara e a voi stessi?

Qui si decide se le persone sono persone. Se gli uomini sono davvero uomini o sono solo una maschera.
Come diveva Totò: o si è uomini o si è caporali. Questo è il momento del giudizio, in cui non ci si può più nascondere dietro il velo dell'ambiguità da eterni Pinocchio: o si è umani o si è burattini.

mercoledì 6 luglio 2011

Mostri

Questo post è stato rimosso.
Il suo contenuto ha offeso una persona, in particolare, che si è sentita accusata di disonestà o di immoralità.
Nel ribadire che non è mai mia intenzione offendere personalmente coloro che sono oggetto di una critica che, seppure aspra, è sempre limitata alla dimensione politica, ritengo giusto eliminare uno scritto se questo reca offesa a chi legge.
Ciò non significa affatto smentire le mie opinioni, le mie convinzioni nè tanto meno la realtà dei fatti. E' solo manifestazione del rispetto che nutro per tutte le persone, specie per coloro che non la pensano come me.
Personalmente ho sempre accettato, in politica, lo scambio di colpi - anche duri e dolorosi - come una condizione del gioco. Non per tutti è così. E quando mi accorgo che una persona ne soffre davvero sono sempre pronto a fare le mie scuse e a 
chiarire che non c'è nulla di personale.  
Carlo Brunelli

domenica 3 luglio 2011

La macchina della criminalizzazione

Dapprima sembrava essere stato un errore. L'eccesso di un politico idiota accalorato nella campagna elettorale.
Tutti presero le distanze da quel parallelo: procure = BR. Anche il Presidente Napolitano si alzò indignato in difesa dele libertà democratiche.
Ma poi vennero i risultati delle elezioni, e soprattutto i risultati dei referendum. Al di là delle prese di posizione dei partiti,  quei risultati testimoniano che in Italia sta accadendo qualcosa di profondo e di definitivo. C'è ormai un solco invalicabile tra cittadini e Sistema. Dove per Sistema si intende la Casta dei partiti, le loro insulse regole, i loro rapporti con la peggiore finanza e la peggiore impresa, forse perfino con la malavita organizzata. Le P2, P4, Parmalat e Vaticano Spa....
Si palesa una cntrapposizione insanabile: o prevale un'Italia o prevale l'altra. E il tempo da ragione alla nuova Italia, quella dei movimenti, del popolo viola, di Grillo e della nuova sinistra.
In questo clima la malapolitica getta la maschera e anche le parvenze costituzionaiste o democratiche di un Sistema autoreferenziale cedono il posto alla levata di scudi e ai gridi di guerra.
La val di Susa è agli occhi del Sistema, per molti aspetti, l'occasione giusta per avviare la macchina della denigrazione, dell'identificazione e accechiamento del nemico.
I toni usati dai mass media e dai loro padronati politico-economici sono sconcertanti:
Casini accomuna tutti i dimostranti come "delinquenti". Tra questi delinquenti anche i Sindaci della valle, le famglie e i bambini che da anni si oppongono stoicamente ad un'opera assurda, che non porterà alcun vantaggio al popolo, ma solo alle tasche di politicanti e imprenditori senza scrupoli.
Così dire "anarchici" significa dire "terroristi", dire "contestazione" significa dire "rivolta contro lo Stato".  E' sufficiente avere una diversa opinione per essere additato a criminale. Anche Napolitano parla di "violenza intollerabile ed eversiva" fingendo di dimenticare, coprendosi con la sua vecchiaia, che lo Stato sono loro, i cittadini della Val Susa, non chi di quello Stato è solo rappresentante. Come dire confondere la cosa con l'immagine di quella cosa.
Così Grillo è il capo degli agitatori, solo per aver portato il suo sostegno alla gente delle valli. Per aver chiamato quella gente "eroi".  Un aggettivo quanto mai giusto e appropriato, al quale tutti i politici hanno contrapposto l'analogo "eroismo" dei loro fidi moschettieri:  poliziotti, carabinieri., guardie di finanza. Persone del popolo chiamate a difendere chi del popolo non fa più parte, in nome di uno Stato contraffatto, proprio perchè  despota del popolo.

Ma se questo sembra davvero essere  l'inizio della guerra civile in cui questi politici sono pronti a precipitare il paese, come tutti i tiranni fanno qando sono in difficoltà, non bisogna cadere nel gioco della criminalizzazione. Quello per cui erano "briganti" i giovani del sud che si opponevano ai piemontesi, o "banditi" i partigiani che combattevano i nazifascisti. Bisogna evitare che il popolo combatta  contro se stesso: cittadini e poliziotti sui fronti opposti, per compiacere i veri responsabili che si nascondono dietro agli uomini in divisa.
Occorre che il popolo si rivolga "direttamente" a quei responsabili e indipendentemente dali luoghi in cui loro circoscrivono le battaglie.
La battaglia per la val Susa dovrebbe essere la battaglia di tutta l'Italia e andrebbe combattuta in ogni città, manifestando davanti alle sedi istituzionali dello Stato e del Governo., colpendo gli interessi di un Sistema che  ormai assomiglia sempre più alla tirannia di una banda di mafiosi e dal quale dobbiamo liberarci, per dare un futuro ai nostri figli..