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martedì 23 maggio 2017

Oltre questa paura della morte che ci impedisce di vivere.

Ho appena terminato di leggere un libro tanto breve quanto importante (direi illuminante): "Dostoevskij legge Hegel in Siberia e scoppia a piangere", di Laszlo F.Foldenyi.  Un libro che mi ha fatto comprendere perchè l'umanità non faccia altro che costruire "rimedi" al terrore di affrontare il dolore e, in ultimo, la morte. 
Il mondo virtuale (il web) non è che l'ultima trovata di una lunga serie di costruzioni ben più potenti: gli Dèi, la Storia, la Ragione, la Legge, la Scienza. Costruzioni dentro le quali cerchiamo rifugio dall'indeterminatezza dell'esistere. Gabbie nelle quali entriamo gettando la chiave nell'illusione che ciò ci preservi da ogni male, da ogni perturbazione o sconvolgimento dell'animo. 
Ma per fuggire dalla morte rinunciamo di fatto alla vita. Ne creiamo una finta - un'immagine riflessa del nostro pensiero positivo - e così deleghiamo il nostro essere a una finzione. La morte arriverà comunque e noi non avremo vissuto davvero neanche un giorno. E' così forte la delega alla scienza oggi che conduciamo stili di vita scientificamente garantiti ma che ammazzano più persone delle guerre (incidenti stradali, inquinamento, alimentazione industriale), ci imponiamo di vaccinarci e assumiamo farmaci per evitare malattie che potremmo affrontare senza poblemi, auspichiamo leggi che decidano per noi se staccare la spina alla persona cara o che legittimino la scelta di non vivere, dando così anche alla vita ed alla morte una loro misura, una loro forma di "governabilità". Era così un tempo la delega a Dio.
Mi torna in mente il mito di Perseo che sconfigge Medusa -affascinante e terribile perchè capace di pietrificare con lo sguardo - grazie allo stratagemma dello specchio. Molti hanno interpretato questo mito come l'impossibilità di vedere noi stessi - perchè saremmo pietrificati dalla verità - negli occhi di Medusa e quindi l'artificio di creare l'immagine riflessa, di vederci col filtro del pensiero critico ma senza esporci emotivamente. Ora però scorgo un'altra interpretazione dello stesso mito, forse più rispondente. 
Medusa impersona la Vita. E la vita non è che un lampo di luce, meravigliosa, che ci trafigge (cfr. Ungaretti...) uccidendoci (pietrificati,.. nel mito) nel destino della morte. Ma Perseo - l'Uomo - ha paura della morte e vuole sottrarsi ad essa. Allora inventa lo stratagemma: vedere se stesso (e la Medusa) riflesso in uno specchio.. Ma l'immagine che vede nello specchio non è animata, non c'è il lampo della vita. E' una cosa che assomiglia alla vita ma no lo è. E se non è vita allora è cosa morta.  Perseo quindi per sfiggire la morte, che è indissolublmente unita alla vita, rinuncia alla vita. Non lo sa ma è già (o meglio, ancora), diversamente, morto.  Nessuno d'altra parte ha mai chiesto a Perseo che cosa ha provato nel mozzare la testa a Medusa. Se è stato felice nel farlo o ha provato solo indifferenza.  E nessuno - tantomeno Perseo - ha notato che i volti pietrificati dallo sguardo di Medusa avevano come il segno di un sorriso scolpito, fermato in un istante sublime: l'istante della vita.
Con questo voglio dire che l'uomo sarà pienamente uomo e l'umanità potrà avere un senso su questa terra soltanto quando imparerà a non avere paura della morte, a non fuggire dalla vita. Quando smetterà di costruirsi una verità di comodo per il bisogno di possederla, accettando il fatto che la verità non è alla nostra portata come non lo è l'immortaltà. Ma questo non ci mpedisce di cercare la verità e di gettarci nella vita come fossimo immortali, affrontando, senza paure, tutto ciò che essa comporta: felicità insieme a dolore, amore assieme a morte, luce e tenebra. 
Non siamo padroni di alcunchè e se lo fossimo ci precluderemmo la meravglia del vivere.  Allora è là, dove pulsa la vita, incontrollata e incontrollabile, che dobbiamo cercare la strada, abbandonando le vie sicure date dalla scienza, dal pensiero positivo e razionale, dalla religione, dall'ideologia...vie sicure che conducono sicuramente al nulla (perchè create dal nulla)! Ricominciare spogliandoci di tutto, sprimentare in prima persona, ricucire rapporti sinceri, esporsi e aprire il cuore senza che ci debba essere una ragione plausibile, o un calcolo, o un fine, per farlo.