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sabato 27 dicembre 2008

la tragedia dell'urbanistica italiana - 1

brano tratto da:

La legge urbanistica del 1942
Data di pubblicazione: 01.09.2006
Autore:


4. Il centro della politica urbanistica è sempre costituito dai dispositivi di controllo della proprietà fondiaria. Fermiamoci a considerare quest’aspetto nella legge del 1942, cominciando dalla proposta dell’Inu del 1940, dove si legge che “il possedere e liberamente disporre della proprietà terriera non come strumento di produzione e ricchezza, ma come mezzo di arricchimento e di speculazione senza lavoro e senza merito mal si concilia con la funzione sociale della proprietà. Partendo da tali premesse e dalla considerazione dell’interesse pubblico che è insito nella destinazione del terreno ad uso urbano, si è provveduto a fissare la nuova disciplina giuridica dell’intera materia delle aree urbane”. La normativa proposta dall’Inu prevedeva perciò l’espropriazione delle “aree urbane”: l’indennità si differenziava fra le aree da considerare già urbane, anche in assenza del piano regolatore, prima dell’emanazione della legge, e quelle che lo divengono successivamente. Per queste “la legge, sin dal momento della sua emanazione avverte che il proprietario in caso di esproprio riceverà il prezzo ragguagliato al puro valore di mercato che il terreno, considerato nella sua ordinaria utilizzazione agricola o industriale, avrà alla data del decreto di espropriazione […]. In tal modo ciò che non si pagherà più dall’ente espropriante sarà il plusvalore, che sulle aree urbane già esistenti al momento dell’emanazione della legge o sui terreni agricoli o industriali, si formerà in avvenire. E’ dunque soltanto la speranza di un futuro guadagno del privato che la nuova legge toglierebbe ai privati. Ma questo “futuro guadagno” del privato non è frutto dell’attività produttrice del privato stesso bensì della collettività e della pubblica Amministrazione, cui sono dovuti l’espansione dell’abitato e l’attrezzatura urbanistica” [18]. Lo stesso obiettivo è perseguito dall’articolo 18 della legge del 1942, certamente quello più incisivo sul regime di proprietà dei suoli, che consente ai comuni di espropriare, dopo l’approvazione del Prg, i terreni destinati all’edificazione nell’ambito delle zone di espansione, a un prezzo che non tenga conto degli incrementi di valore derivanti dalle previsioni del piano. Questa norma avrebbe dovuto consentire la formazione di demani comunali, strumento indispensabile per indirizzare l’espansione urbana nelle zone ritenute più idonee, esercitando al tempo stesso un’azione calmieratrice sul mercato delle aree. A proposito dell’articolo 18, il ministro Gorla dichiarò che “fino ad oggi chi ha profittato delle espansioni che hanno avuto le nostre città è stato il privato, anzi, più che il privato, lo speculatore. Lo scopo della legge è proprio quello di impedire la speculazione, non di danneggiare il privato, di togliere al singolo il vantaggio di appropriarsi di tutto il plusvalore che i terreni acquistano per i lavori eseguiti dagli enti pubblici” [19].

carta dei diritti dell'acqua

elaborata da Geol. Andrea Dignani, Arch. Carlo Brunelli – Sunesis ambiente


L’acqua ha diritto ad esistere
L’acqua è elemento essenziale per ogni forma di vita sul pianeta terra. La variazione della sua quantità nelle relative fasi in cui si presenta (liquida, solida, gassosa) sta mettendo in crisi l’attuale equilibrio bioclimatico e la stessa società umana.
Occorre quindi limitare quelle attività che contribuiscono a determinare uno squilibrio idroclimatico sia nel microambiente (uso e gestione dei suoli agrari, gestione ambienti fluviali ed umidi) che sul macroambiente (combustione materia fossile, deforestazione,..).


L’acqua ha il diritto di compiere il suo ciclo naturale
L’acqua trasforma, modellandola secondo determinati principi fisici, la morfologia del territorio.
Nel suo processo dinamico l’acqua coinvolge gli elementi con i quali entra in contatto e li coinvolge in un ciclo interconnesso di mutue trasformazioni anche in relazione alle modificazioni della sfera biologica.
Riconosciamo i mutui legami tra l’acqua, gli elementi fisici e biologici come naturali fattori essenziali all’equilibrio dinamico del sistema ecologico del quale anche l’uomo è parte integrante.

In base a tale principio:
- La gestione dei corsi d’acqua dovrà ispirarsi ai principi della riqualificazione fluviale come un insieme di azioni per attuare il più alto grado di naturalità possibile attraverso le dinamiche idro-geomorfologiche e bio-chimiche proprie di ogni singolo fiume, mediate con le esigenze sociali ed economiche di ogni singola comunità.
- La manutenzione dei corsi d’acqua non può essere intesa come una gratuita eliminazione di vegetazione ed asportazione di sedimenti, ma deve tendere:
o al ricostituire le capacità autodepurative del fiume attraverso la diversificazione geomorfologica dell’alveo e l’incremento della fascia di vegetazione riparia;
o a rallentare il flusso idrico per incrementare i tempi di corrivazione, mitigare i picchi di piena a valle e ricaricare la falda acquifera.
- La gestione del rischio idraulico deve superare il concetto di portar via l’acqua più velocemente possibile attraverso la geometrizzazione della sezione d’alveo e la rettificazione delle curve, dei meandri, delle anse dell’asta fluviale, trasferendo in questo modo il rischio di volta in volta sempre più a valle. Il corso d’acqua deve poter dissipare, in tempi adeguati, l’eccesso di portata in aree diffuse e distribuite nelle zone perifluviali, con un uso del suolo compatibile con la temporanea sommersione. La gestione del rischio deve fondarsi su alcuni basilari principi:
o la massima tutela per la sicurezza delle persone che vivono in prossimità dei corsi d’acqua;
o la partecipazione e la condivisione delle comunità del medesimo bacino idrografico alla gestione del rischio;
o la programmazione degli interventi di mitigazione del rischio in una scala territoriale adeguata anche attraverso operazioni di riorganizzazione del territorio;
o la partecipazione anche economica di tutti i soggetti che in qualche modo possono beneficiare della mitigazione del rischio
o l’assicurazione di forme di indennizzo ai soggetti che risultano penalizzati dalla mitigazione del rischio.


A tutti gli esseri viventi va garantita la giusta quantità e qualità di acqua nel loro habitat naturale
La biodiversità è sintomo dello stato di salute della vita nel pianeta. Essa dipende dalla adeguata disponibilità di acqua nei diversi habitat naturali.
Esiste un minimo vitale di quantità e qualità idrica al di sotto del quale la vita di ciascuna specie è compromessa. Spetta all’uomo comprendere tali limiti ed agire responsabilmente.



In base a tale principio:
- la biodiversità non conosce confini stabiliti dall’uomo ma si realizza in ecosistemi naturali tra loro interconnessi, essa stessa è artefice del rimodellamento della vita e quindi della sopravvivenza di tutte le specie viventi, uomo compreso; gli ecosistemi naturali sono tali se mantengono una propria continuità nello spazio, senza frammentazioni in un continuo stato di equilibrio dinamico; l’acqua è il primo e fondamentale elemento per l’esistenza degli ecosistemi e della biodiversità.
- Occorre garantire negli ambienti naturali la quantità d’acqua necessaria ad assicurare l’equilibrio di ogni ecosistema. Quindi le captazioni, gli emungimenti, le derivazioni che limitano la portata idrica dei fiumi vanno accuratamente regolamentate per assicurare sempre quella portata idrica nel corso d’acqua essenziale alla vita dei pesci, della microfauna, e della vegetazione proprie di quell’habitat naturale.


A tutti gli esseri umani va garantito il libero accesso all’acqua
In quanto necessaria alla vita, l’acqua è un diritto inalienabile per ogni essere umano.
Ogni azione che intenda negare tale diritto è un crimine contro l’umanità intera.

In base a tale principio:
- L’acqua è contemporaneamente un diritto umano ed un bisogno vitale.
- L’acqua è un bene comune: va gestita come un servizio pubblico e non come una merce
- L’acqua è una risorsa limitata e finita e come tale va adoperata con responsabilità.
- L’acqua non può essere motivo di rivalità etniche, razzismo, xenofobia, nazionalismi, lotte per l’egemonia politica, economica o culturale.
- L’acqua appartiene alla Terra.


L’acqua è un bene universale che va gestito in modo responsabile
Nell’odierna società fondata sull’economia di mercato, ogni cosa tende ad essere identificata come merce a cui attribuire un valore monetario.
La vita deve poter sfuggire a tale logica in quanto fondamento dell’esistenza individuale e sociale
Pertanto, anche tutto ciò che è essenziale alla vita deve poter sfuggire alle logiche di mercato, come l’aria, l’acqua e il suolo.

In base a tale principio:
- L’acqua essenziale alla vita di ogni cittadino deve essere fornita gratuitamente. A differenza dell’aria, la disponibilità dell’acqua dipende dalla esecuzione di opere per garantirne l’utilizzo e presuppone quindi dei costi. Tali costi devono essere sostenuti dalle strutture pubbliche in modo da garantire la disponibilità gratuita della quantità vitale di acqua ad ogni cittadino e facendo gravare le relative spese su chi utilizza l’acqua in misura maggiore del minimo vitale, o per fini produttivi, o su chi gestisce captazioni di acqua minerale dalle sorgenti montane per l’imbottigliamento.
- Occorre limitare lo sfruttamento delle risorse idriche sotterranee entro i limiti delle capacità di ricarica stagionale, con un adeguato margine di sicurezza.
- Occorre differenziare l’uso dell’acqua in termini qualitativi, utilizzando le acque di buona qualità esclusivamente per l’uso idropotabile.
- Vanno incentivati gli impianti diffusi di depurazione, realizzati e/o completati da cicli bio-fitodepurativi, riutilizzando le acque in uscita mediante acquedotti per uso industriale e agricolo,
- Occorre inserire come obbligo nei regolamenti edilizi la realizzazione di serbatoi di raccolta delle acque meteoriche per uso irriguo del verde privato e pubblico e favorire nei nuovi quartieri la realizzazione del doppi acquedotti con l’introduzione di una rete di acque non potabili da utilizzare per le pulizie, l’igiene personale, l’innaffiamento della vegetazione,ecc..


Jesi 01.12.08