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lunedì 10 ottobre 2016

Lettera aperta agli studenti del corso composizione architettonica e urbana e di urbanistica

















La formazione universitaria è essenziale per la maturazione della figura professionale che voi, oggi studenti, andrete ad assumere nella società.
Uno dei fondamenti che la formazione universitaria deve comunicarvi è che quella dell’architetto o dell’ingegnere non è soltanto una figura professionale privata, ma una figura che assume un ruolo importante nella società - e quindi una responsabilità sociale - in quanto depositario di un sapere e di una cultura.   A chi chiederanno parere sulla qualità di una costruzione o di una scelta urbanistica se non a voi architetti ed ingegneri in quanto in grado - per formazione - di un tale discernimento?

Non credete nel volgare luogo comune di ridurre l’architettura ad opinione, in quanto dipendente da un’estetica soggettiva.  L’architettura è un sapere, e una buona o una cattiva architettura sono tali al di là delle diverse scelte stilistiche.  Se così non fosse allora anche la bellezza di opere architettoniche del passato sarebbe questione di opinione soggettiva, per cui un architetto potrebbe legittimamente affermare che il Duomo di Ancona è una opera architettonica errata o di nullo valore. E se quell’architetto avesse una carica politica o fosse capace di influenzarne l’azione si potrebbe addirittura ritenere legittimo abbattere il Duomo di Ancona perché ritenuto brutto.
No. L’architettura non è un’opinione e le opere, architettoniche , edilizie o urbanistiche, si distinguono in opere giuste, coerenti, adeguate rispetto a quelle ingiuste, incoerenti e inadeguate. E la formazione universitaria deve darvi, anche attraverso l’esempio, gli strumenti di giudizio per operare con scrupolo e senso di valore etico il necessario riconoscimento di questa distinzione.
Il ruolo sociale del professionista, Ingegnere o architetto, entra profondamente anche nel senso  e nel fine dell’agire. Per che cosa o per chi un professionista opera? Certo per il committente, che gli chiede una prestazione. Certo per se stesso, in quanto attraverso la parcella professionale vive e può continuare ad operare.  Tutto qui?  No di certo. Un professionista, in quanto assume un ruolo sociale, deve operare nel bene della società, per migliorare le condizioni dello spazio urbano e rendere più confortevole l’abitare, più bella la città e più adeguata alle reali esigenze.
Anche questo, soprattutto oggi, deve essere un fondamento nella formazione del professionista di domani.

Allora dovere sapere che il corso che vi apprestate a seguire, perché per voi è stato pensato e preparato, si basa sulla realizzazione  futura di un’opera sbagliata: il by-pass ferroviario dell’API. Un’infrastruttura incoerente, inutilmente impattante sul territorio e oltremodo costosa. Un’opera dalla quale trae vantaggio solamente un’azienda , molto potente, che occupa da decenni un territorio fragile continuando a produrre inquinamento, danni all’ambiente ed alla salute degli abitanti. Un’opera che i cittadini di Falconara non vogliono e che ha portato il Consiglio Comunale a chiederne all’unanimità il ripensamento verso una soluzione più coerente, più “giusta” sotto il profilo urbanistico, trasportistico ed ambientale.
Ma a voi non viene chiesto un giudizio su questa opera. Vi viene imposto di accettarla senza dare giudizi, come se la cosa non vi riguardasse. E invece vi riguarda. Vi riguarda perché proprio voi e solo voi dovreste avere gli strumenti per dire che quell’opera è sbagliata.
E perché invece, tra tanti argomenti di attualità ed urgenti che si potrebbero assumere a base di un corso di composizione (pensiamo al problema casa per le giovani generazioni, alla gestione dell’immigrazione, ai cambiamenti climatici nelle città costiere o fluviali, al futuro delle aree industriali dismesse…) vi fanno esercitare sul ridisegno del territorio dopo la realizzazione di un’opera devastante per il territorio?
Perché questa è l’immagine della figura professionale che vi stanno costruendo addosso: un professionista che non si sente socialmente responsabile, che non giudica e che è pronto a fare ciò che gli viene chiesto. Magari, in quanto architetto, preoccupato solo di compiere opere decontestualizzate ed esteticamente  “alla moda” (si, perché essendo l’estetica ridotta a questione soggettiva non può che vivere, come l’abbigliamento, attraverso stagioni di moda che tutti sono chiamati a seguire per stare nel mercato…).
Vi stanno preparando ad essere semplici imbellettatori di realtà condizionate da scelte improprie che fanno a pezzi la città e il territorio perché rispondenti a logiche economiche lontane da quelle dell’architettura delle città o delle funzionalità trasportistiche. Scelte rispetto alle quali voi dovete restare estranei, muti e indifferenti, preoccupati solo di soddisfare il committente di turno, di eseguire bene gli ordini che vi vengono impartiti. Come soldati vi stanno formando. E come soldati un giorno risponderete, di fronte alle conseguenze delle cattive scelte urbanistiche nelle quali sarete in vario modo coinvolti: “che potevamo fare? Noi eseguivamo ordini.”.
No cari ragazzi, futuri architetti ed ingegneri. L’architetto o l’ingegnere non è un soldato.
Voi potete e dovete, in quanto responsabili di un sapere importante e antichissimo, essere liberi di dire di no di fronte ad una richiesta che contraddice la vostra disciplina.
Se vi chiederanno di dare qualità architettonica ad un muro alzato per bloccare il cammino dei profughi di guerra dovete essere liberi di dire no, con fermezza ed autorevolezza. Di fronte ad un’opera scellerata che massacra il territorio e palesemente incoerente con il disegno di una città dovete sentirvi in dovere di dire di no e di arrivare persino, secondo coscienza a rifiutare un incarico, se lo ritenete contrario ai principi dell’Architettura.
Ma vi vogliono soldati muti. Interessati solo di prendere incarichi e parcelle a qualunque costo.
Come escort, vi vogliono. Privi di dignità e disponibili a concedervi completamente alle voglie di chi vi paghi meglio.

Oggi siete ancora ragazzi innocenti, con una speranza nel cuore ed una vostra dignità da costruire sul valore dell’onestà. Onestà e rispetto prima di tutto verso voi stessi.
Non lasciate che vi facciano diventare persone senza valore.

Pretendete oggi di capire e di pretendere quello che sarete domani. Parlatene coi vostri docenti e chiedete di lavorare su temi che parlano della qualità, della correttezza e della bellezza nell’architettura e nelle città.