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lunedì 4 maggio 2015

Proibito pensare

Avrei voluto scrivere un post sui fatti di Milano del 1°maggio. Anni fa lo avrei fatto senza esitazione. Avrei scritto quello che pensavo sulle pagine e pagine dedicate nei giornali e nei TG alle vetrine rotte e alle dieci auto date alle fiamme dai black-block e sul silenzio riguardo ai motivi di quella protesta; sui miliardi di soldi pubblici spesi per accreditare OGM e olio di palma nell'urgenza di alimentare il pianeta; riguardo al dramma che si sta verificando in Africa e in Asia, dove i nuovi e vecchi potenti del mondo distruggono le economie locali di milioni di persone e cancellano chilometri quadrati di foresta.
Avrei sottolineato - fossimo stati appena un paio di anni fa - che la vera emergenza è l'impoverimento del sud del mondo e le guerre che portano milioni di diseredati a fuggire e morire come mosche nell'indifferenza di un'Europa che non ci assomiglia più, perché ha assunto lo stesso sguardo dei dirigenti cinesi e dei lobbisti americani.
Avrei difeso con passione il diritto delle persone a dissentire e ad esprimere il loro pensiero nelle forme che reputano più giuste. Certo stigmatizzando la violenza, ma non potendo fare a meno di riconoscerne la causa prima nella sopraffazione dei ricchi sui poveri.
Avrei ammonito il governo e la politica italiana ad affrontare in modo adeguato il vero problema della nostra società che è il lavoro, smettendola di portare in giro la gente con la teoria della "crescita", perchè di fronte a una disoccupazione giovanile al 43% e le fabbriche che chiudono parlare di crescita è ripetere sempre la stessa barzelletta che non fa ridere.
Avrei detto tante cose che invece oggi non dirò. Perchè oggi ho paura a dire ciò che penso.
Ho paura nel vedere giornalisti invocare la linea dura contro il diritto di manifestare il dissenso, facendo fare al capo della polizia la figura del garante dei principi della democrazia. Ho paura di questa voglia di tacitare le opposizioni. Ho paura di chi propone la pena di 15 anni di carcere a un ragazzo di vent'anni che ha tirato un sasso contro i poliziotti, ma che non trova nulla da dire quando reati mostruosi di corruzione e sperpero di danaro finiscono in prescrizione. Ho paura del silenzio che regna attorno alla manipolazione indebita della Costituzione. Ho paura dell'idiota storpiatura delle parole dell'inno nazionale. Ho paura del modo con cui si resta indifferenti ai continui casi di intreccio tra mafia, stato, cooperative e imprese legate alla grande finanza e alle banche.
E quando si inizia ad avere paura di parlare, si finisce per avere paura di pensare...paura che qualcuno possa accorgersi dei tuoi pensieri.
Un tempo mi chiedevo come fosse stato possibile che un intero popolo,  pieno di aneliti di progresso e caratterizzato da una vivace vita politica, fosse finito ad assoggettarsi al regime fascista. Oggi non me lo chiedo più...soltanto osservo attonito ciò che accade intorno.