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venerdì 27 luglio 2007

Api: i soliti cani da pajàro

Diceva Eraclito che solo gli stupidi si stupiscono di ciò che accade. E i politici devono essere quindi molto, ma molto stupidi, perchè si stupiscono sempre dopo i continui fatti che testimoniano come l'Api sia inaffidabile e incompatible col territorio. Si stupiscono, fanno dichiarazioni, ma dopo non fanno niente.
A seguito dell'ultimo sversamento nessuno si è soffermato sulla totale inadeguatezza del sistema di controllo e vigilanza (argomento sul quale tornerò molto presto), sul mancato allertamento dei bagnanti, ma si è svolta una riunione di tutti gli amministratori che, con sdegno, hanno dichiarato che bisogna prendere provvedimenti (e chi li deve prendere?) fino anche a mettere in discussione la concessione se si riuscisse a trovare il modo di farlo.
Quando ero assessore all'ambiente del Comune di Falconara, nello scorso mese di giugno, mentre gli stessi politici che oggi insorgono si erano già scordati dello sversamento di aprile, inviai personalmente una lettera all'assessorre Amagliani nella quale chiedevo come la Regione intendesse ottemperare a quanto riportato nelle prescrizioni del Decreto del Direttore del Dipartimento Territorio ed Ambiente n.18 del 30/06/2003 con il quale lo stesso Amagliani concesse il rinnovo della Concessione per la lavorazione ed il deposito di oli minerali
Amagliani, che oggi si indigna (forse per coprire la responsabilità di aver rilasciato all'Api la Concessione?), a quella lettera non ha ancora risposto.
La lettera faceva riferimento a quanto riportato nel punto b5 del sistema prescrittivo che stabilisce "obbligo di puntuale integrale adempimento in caso di eventuale inquinamento di aree del pubblico demanio assegnate alla disponibilità del concessionario delle Determinazioni degli Enti ed autorità competenti ai sensi della vigente normativa in materia" e nel punto b6, il quale dispone che "Il cattivo uso delle aree concessionate e/o l'eventuale inadempienza alle prescrizioni sopraindicate comportano la decadenza della specifica concessione demaniale ai sensi dell'art.47 del vigente codice della navigazione".

La lettera indicava come fosse del tutto evidente che:

  1. si è verificato un pesante inquinamento di aree del pubblico demanio
  2. l'Api non ha adempiuto in modo adeguato alle determinazioni degli enti ed autorità competenti ai sensi della vigente normativa in materia (e non lo ha fatto nemmeno stavolta...)
  3. lo sversamento è stato causato da un cattivo uso delle aree concessionate, perchè una perdita proveniente da un tubo arrugginito non può certo essere visto come un incidente fortuito.

Pertanto la Regione Marche (non l'Autorità Portuale caro Amagliani, perchè il Decreto di concessione l'ha fatto la Regione, non l'Autorità Portuale) non soltanto può ma deve ottemperare alle prescrizioni del Decreto e disporre la revoca della concessione demaniale!

Quando una persona degna di fede dice di voler fare una cosa, e quella cosa si può fare, poi deve farla sul serio, altrimenti è solo un cane cha abbaia ma non morde, uno buono solo a fare chiacchiere per gli sciocchi che hanno ancora voglia di starlo a sentire. E infatti i falconaresi per bene si sono stancati da un pezzo di ascoltare l'abbaiare dei cani da pajaro.


Carlo Brunelli



importante !
Chi volesse discutere sulla questione Api, prossimo appuntamento Domenica 29 luglio, ore 17,30 al Parco del Cormorano - Falkatraz - assemblea aperta organizzata dalle Comunità Resistenti delle Marche

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lunedì 23 luglio 2007

Costruire l'alternativa

Ieri era domenica. Una delle giornate più calde di questa torrida estate. Ho letto, svogliato, nel giornale l'ennesima minaccia di dimissioni lanciata dal Sindaco Recanatini, per via di un documento sull'urbanistica presentato dal PdCi nel quale si richiama l'esigenza di discutere le pesanti scelte relative alla variante al PRG all'interno dei partiti della maggioranza prima di assumere decisioni a livello di giunta.
Mi sembra che la richiesta del PdCi sia semplicemente un richiamo all'applicazione del principio democratico secondo il quale i rappresentanti dei cittadini (i consiglieri) devono poter comprendere e discutere le questioni importanti in modo da poter esprimere responsabilmente il loro parere al momento del voto, in nome e per conto dei cittadini rappresentati.
Ma sembra che questa richiesta abbia mandato il Sindaco su tutte le furie...
Per quanto mi riguarda, avrei chiesto di estendere la discussione preventiva dei temi urbanistici anche ai partiti di opposizione (non sono anche loro rappresentanti dei cittadini?) e soprattutto di mettere in atto una discussione aperta con i cittadini, attuando quella "partecipazione" tanto sbandierata durante le elezioni quanto negata di fatto successivamente.
Ma perchè il Sindaco ritiene inaccettabile anche la posizione garantista del PdCi?
A questa domanda non so dare una risposta, ma posso offrire lo spunto per una riflessione.
Quando un cittadino è chiamato a rappresentare gli altri cittadini (tutti, non solo la parte di appartenenza politica), deve avere chiaro qual'è il suo ruolo e quale deve essere l'obiettivo.
Spesso accade che l'eletto pensi che il suo compito sia quello di comandare, o governare, una città; di decidere per conto dei cittadini.
Ma sappiamo che democrazia significa "governo del popolo", non "governo dei rappresentanti del popolo", altrimenti avrebbe avuto un altro nome (la lingua greca ha radici molto chiare e capaci di tradurre con molta precisione un pensiero), del tipo demoligarchia, o giù di lì.
Chi viene eletto, in democrazia, ha il compito di servire la città e di decidere assieme ai cittadini; di essere espressione del volere dei cittadini. E bisogna che qualcuno almeno chieda ai cittadini che cosa vogliono!
Ritengo che questo sia il reale problema politico che abbiamo oggi a Falconara (e che più o meno abbiamo sempre avuto).
Positivo è il fatto che alcuni partiti e/o alcuni consiglieri, sia a destra che a sinistra, abbiano sentito l'esigenza di un confronto aperto sulle scelte, di rimanere vicini ai cittadini, anteponendo i problemi veri della città agli opportunismi politici delle segreterie di partito, anconetane o romane che siano.
Ma queste voci, ancora troppo isolate, devono diventare un coro se vogliamo indurre quel cambiamento di cui la città sente il bisogno.
Costruire un'alternativa significa in primo luogo "esserci".
Ecco perchè è nata l'idea di un "parlamento dei cittadini di Falconara", che giovedì sera, 26 luglio, al centro Pergoli di Piazza Mazzini, verrà avviato da un gruppo di cittadini, aperto a tutti i cittadini di buona volontà.
Questa iniziativa non vuole essere una delegittimazione delle istituzioni locali, del consiglio comunale, della giunta o del sindaco.
Al contrario, è la via più efficace che abbiamo trovato per richiamare gli eletti nelle istituzioni a riappropriarsi della loro natura di "servitori del popolo", salvando le istituzioni stesse dal rischio di un ulteriore allontanamento dei cittadini dalla res publica, dal rischio di una deriva qualunquista che è sempre stata l'anticamera della tirannia, nelle varie forme in cui si presenta.

Carlo Brunelli

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martedì 17 luglio 2007

Verso un'ecologia politica

Verso una “ecologia politica”
di Carlo Brunelli



La politica è la più nobile delle arti”, sentenziava Platone.
Non credo intendesse per nobiltà il privilegio di casta, ma così forse è stato interpretato dall’attuale classe politica.
Molte verità furono scritte dagli antichi riguardo alla politica, ad esempio tra i Consigli di Plutarco ce n’è uno particolarmente significativo, che ammonisce:
frequente è anche il caso di chi si è accostato alla vita pubblica in modo casuale e quando ormai non ne può più fatica a districarsene, finendo per trovarsi nella stessa situazione di chi è salito in barca per scuotere il corpo, ma poi, una volta al largo, comincia a soffrire il mal di mare e rimane a scrutare l’orizzonte in preda a nausea ed agitazione, senza far altro che restare dov’è e rassegnarsi alle circostanze. A forza di pentimenti ed inquietudini costoro ottengono anche di screditare in modo gravissimo l’attività politica”.
Ogni riferimento a persone o circostanze locali è, se vogliamo, soltanto casuale.

Ma il problema della politica oggi non è solo la perdita di quei valori nobili di cui molto discutevano gli antichi.
Oggi, a differenza del passato, l’attività politica si coniuga attraverso il “sistema dei partiti”, un sistema che nell’antichità non esisteva e che si è formato nella democrazia moderna ed in Italia in modo particolare.

Il forte contenuto ideologico che ebbero i partiti in Italia fino al secondo dopoguerra determinò il formarsi di apparati organizzativi complessi e strutturati.
Pensiamo a ciò che erano la Democrazia cristiana ed il PCI nel contesto della guerra fredda tra USA e URSS.
Nuove realtà economiche si costruirono attorno al Partito comunista rivoluzionario, come le grandi cooperative rosse, pronte ad occupare il potere sostituendo o integrando le aziende private. Per contro i vecchi poteri economici si legarono in modo stringente al bastione popolar-cattolico in difesa del libero mercato.
Il contenuto ideologico dei partiti progressivamente si dissolse ma restò l’apparato, ed il forte legame tra politica e gruppi economici.
Su queste basi si aprì, con la caduta del muro di Berlino, la fase del trasformismo politico, che portò all’eliminazione dei socialisti, alle frammentazioni della Dc e del Pci – contenitori ormai inutili – ed all’avvento di Berlusconi.
Lo spazio della politica si spostò nei dibattiti televisivi, sempre più volgari, dove i giochi di alleanze, riposizionamenti, distacchi improvvisi hanno preso sempre più spazio rispetto ai contenuti della discussione ed alle esigenze reali del paese.

Ormai quasi nessuno vota questo o quel partito perché ne condivide gli ideali o i programmi, che sono la copia l’uno dell’altro. Si vota il volto del politico, la sua capacità di comunicare fiducia, o la disponibilità a tutelare l’interesse individuale specifico, essenzialmente di tipo economico.
Oggi infatti la politica parla solo di economia, contrapponendo l’interesse del dipendente pubblico a quello del lavoratore autonomo, del giovane precario al pensionato.
Si vota il partito che difende la propria condizione economica (e solo in parte quella sociale), assicurando stabilità e prospettive.
Il bene collettivo, il futuro di una comunità, sono termini che l’attuale politica non usa più.
E poiché si vota per difendersi dalla condizione di incertezza e di crisi, quella condizione diviene essenziale al mantenimento del potere politico da parte dei partiti.
In sostanza i partiti mantengono se stessi e il proprio apparato, composto dai politici di mestiere e dai loro dipendenti, grazie alla situazione di incertezza ed alla paura della crisi economica che aleggia nel paese da decenni, divenendo ormai una condizione strutturale del sistema.
Senza lo spauracchio della crisi economica probabilmente l’intero sistema collasserebbe, anche perché i cittadini inizierebbero a pretendere di più dai politici che li governano.

Ma in ambito locale accade che si riconosca l’esistenza di legami che vanno oltre l’interesse individuale. Legami che portano a difendere la storia e la cultura di un territorio, un’opera d’arte o la salute dei propri figli, a prescindere se sono figli di operai o di dirigenti d’industria o ferrovieri.
In questo contesto emerge di nuovo il bene comune come oggetto della politica: la res publica.
Ed è in questo contesto locale che emerge l’inaffidabilità dei partiti, la loro incapacità a risolvere i problemi, il loro essere burocrati o funzionari lontani dalle reali esigenze della società, capaci solo a barattare il loro aiuto in cambio del voto nel momento delle elezioni, per poi gestire la cosa pubblica come fosse una questione privata.

Alcuni ecologisti, già a partire dagli anni novanta, hanno coniato un nome per rappresentare il senso di una nuova politica fondata sul riconoscimento dei legami di cittadinanza,di appartenenza a un territorio. Questo nome è “ecologia politica” da oikos (=casa) e logos (=pensiero, ma anche collegamento tra cose).

La nascita dei comitati, delle liste civiche, risponde a questa esigenza di riappropriazione della politica da parte delle comunità locali.
Questa spinta dal basso pretende un altro modo di fare politica, basata sulla solidarietà, sulla partecipazione, sulla condivisione delle responsabilità delle scelte.
I partiti oggi non possono essere portatori di questa politica, perché se lo facessero metterebbero in discussione il loro apparato, il loro rapporto privilegiato con i poteri forti dell’economia , dai quali dipende la loro stessa esistenza, e la ambita condizione del “politico di mestiere”.

Falconara è un caso esemplare in cui i partiti rispondono ai gruppi economici più che alle esigenze dei cittadini.
Se Merloni e Pieralisi hanno bisogno delle strade i partiti chiedono strade e tutti, prima la destra e ora anche la sinistra, sostengono l’operazione Quadrilatero, dove troveranno spazio le grandi imprese costruttrici, le grandi imprese di escavazione, i grandi gruppi immobiliari.
Se l’Api vuole condurre il business dell’energia costruendo le nuove centrali voi vedrete i partiti ad uno ad uno diventare possibilisti o fatalisti, e quella cosa alla fine si farà.
Ma quando i cittadini di Falconara chiedono la tutela della loro salute, del loro mare della loro aria nessun partito sostiene in modo serio e fattivo le loro richieste! Non lo hanno fatto fino ad oggi né mai lo faranno.
E allora Falconara, dove non ci sono grossi gruppi industriali eccetto l’Api, la quale non ha certo interesse che l’economia locale si sollevi costruendo alternative al suo comodo ricatto occupazionale, deve affrancarsi da una situazione di servitù alla quale è costretta da troppo tempo, deve tutelare i propri diritti senza aspettare l’aiuto di nessuno, perchè non arriverà, e senza perdersi nel fatalismo o ne morirà.
In Italia nell’ultimo decennio sono ormai numerosi i casi di comunità locali che si sono autorganizzate al di fuori dei partiti tradizionali, rifondando la politica e costruendo forme interessantissime di buon governo, con risultati prima insperabili.
Falconara deve guardare a quelle esperienze con un preciso obiettivo: restituire Falconara ai falconaresi.


Falconara Marittima, 13.07.07

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