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domenica 24 febbraio 2008

Mani sulla città

"Mani sulla città" è il titolo di un bel film-denuncia del regista Franco Rosi sul modo con cui la mafia faceva soldi nella Palermo degli anni '60.
Si compravano terreni agricoli, in posti di periferia, lontani dai centri abitati. Quindi a prezzi molto bassi. Poi si andava dal Sindaco compiacente, se non addirittura affiliato, che attraverso una variante urbanistica rendeva quel terreno edificabile, incrementando così il suo valore di venti-trenta volte.
Così il sistema politico-omprenditoriale mafioso si arricchiva e la città cresceva deforme, generando ghetti e inefficienze.
Sono passati quaranta anni ma il meccanismo è sempre lo stesso. E quel film "mani sulla città" lo potremmo girare oggi anche in Ancona o nella bassa vallesina.
A partire da una decina di anni fa alcuni terreni agricoli ed aree dismesse di scarso valore (da bonificare o in degrado) furono acquistati, o come si dice "opzionati" (fermati con promessa di acquisto pattuita entro un tot numero di anni) da imprese.
La ex Montedison e la piana delle Pojole, l'area intorno al distributore del metano, nei pressi del casello autostradale, l'area davanti alla ex Mariotti, l'area del vecchio molino americano alle piane di Camerata, soltanto per citarne alcuni.
Di lì a poco iniziarono le varianti urbanistiche. Il PRG di Falconara rese edificabile l'area delle Pojole nonostante la Provincia avesse posto nel PTC un vincolo di tutela, Il PRG di Camerata Picena individuò un comparto edilizio nell'area dell'ex molino americano.
Poi arrivò la "copianificazione". Ovvero l'obbligo posto dalla Provincia di individuare un solo sito intercomunale per la realizzazione di un megacentro commerciale.
Le imprese che avevano acquistato le aree agricole, sia quelle già benedette dalla variante urbanistica che quelle in attesa, si mossero allora per elaborare proposte di intervento.
A qesto punto, infatti, non bastava più che il Sindaco compiacente facesse approvare la variante urbanistica per garantire la riuscita della speculazione edilizia. Occorreva che il Sindaco combattesse affinchè l'area prescelta fosse quella posta all'interno del suo territorio comunale.
Qual'era il vantaggio del Comune? Nessuno, perchè la norma provinciale prevede la ripartizione dei proventi derivanti dalle operazioni economiche tra i Comuni in base alla popolazione e alla superficie a prescindere dalla collocazione in questo o quel territorio. Anzi, a ben vedere, una comunità locale avrebbe tutto l'interesse a far fare l'operazione altrove, riscuotendo i soldi e lasciando agli altri traffico, inquinamento e usura dei servizi.
Eppure in questi anni abbiamo assistito ad una lotta feroce tra i Sindaci della zona, con bassezze e colpi di mano, per avvalorare le proposte dei privati collocate nel proprio territorio comunale a danno delle altre.
I Sindaci difendono le operazioni dei loro privati perfino nei tavoli istituzionali, nelle conferenze dei servizi, sulle pagine dei giornali. Anche se quelle operazioni non sono previste nei PRG, non sono state nè viste nè tanto meno discusse nei consigli comunali!
Allora come può un Sindaco, viene da chiedersi, sostenere in qualità di primo cittadino un'operazione privata? In nome di chi lo fa?
E soprattutto, come può fugare il dubbio che si stia favorendo in modo indebito l'interesse di quell'impresa e che si manifesti un interesse privato nella sua funzione pubblica?
In qualsiasi paese civile d'Europa e del mondo il verificarsi di questa imbarazzante situazione porterebbe alla messa in discussione pubblica dell'integrità morale del politico. Da noi no. Un simile comportamento è ritenuto del tutto normale. Tanto "normale" che anche il commissario prefettizio - garante dello Stato - si spende perchè venga accettata la proposta privata per un megacentro commerciale davanti all'area ex mariotti, parte in comune di Chiaravalle e parte in quello di Falconara. Un'operazione privata posta in un'area non prevista dal PRG, sicuramente mal collocata, viene caldeggiata presso le altre amministrazioni da chi non è stato neanche eletto dai cittadini e tra un paio di mesi se ne dovrà andare...
Ma c'è la scusa di incassare soldi per ripianare il debito.
beh, allora .......

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sabato 9 febbraio 2008

Falconara abbandonata / 5: come in una colonia

La questione del by-pass, ritornata prepotentemente d'attualità con la delibera a sorpresa del CIPE che ha finanziato l'intervento per 204 milioni di euro, ha avuto sviluppi che mi hanno sollecitato nuovamente alcune riflessioni già da tempo maturate.
Mi hanno colpito, in particolare, le affermazioni del Presidente della Provincia e dell'assessore regionale alle infrastrutture, secondo le quali la realizzazione del by-pass non sarebbe incompatibile con il progetto di arretramento della ferrovia. Anzi, tornerebbe utile in vista della realizzazione della ormai mitica "metropolitana di superficie".

Nel leggere tali affermazioni mi era venuto dapprima il dubbio si trattasse di uno scherzo, e mi è tornata in mente la parodia che Crozza fa di Veltroni: "é vero questo , ma anche quest'altro, ma anche...."
Purtroppo però queste affermazioni non sono uno sketch di satira, sono affermazioni istituzionali che come tali dovrebbero avere un requisito essenziale: quello di essere VERE.
E' tuttavia evidente come sia sul piano tecnico che finanziario, si tratti di affermazioni non vere.
Basta confrontare i dati dei flussi passeggeri della nostra zona con i requisiti che deve avere una linea di trasporto su ferro (vedi requisiti UNI 8379 - pubblicati sul sito http://www.metroitaliane.it/) per accorgersi che l'unica soluzione realmente applicabile al caso di Ancona è la "metrotranvia", che è sostanzialmente un dispositivo da strada su corsia preferenziale e che non ha affatto bisogno di un'opera colossale come quella del by-pass!
Ma allora perchè ci raccontano fesserie? Perchè insistono a venderci per buone informazioni non corrette?
Politici incompetenti, arroganti, circondati da tecnici anch'essi incompetenti e supini, questo è il male dell'Italia - si dice - Ma io non sono affatto d'accordo su questo.

Penso invece che la politica in Italia, espressione di una classe imprenditoriale quella sì incompetente, arrogante, arraffona e spesso impastoiata alle organizzazioni mafiose, abbia ormai accettato il ruolo del parafulmine, della copertura, di chi con grande faccia tosta prende gli schiaffi al posto di chi veramente comanda.
In altri termini i partiti hanno il compito di sporcarsi le mani tra la gente, di imbonirla, di raggirarla per coprire gli affari dei loro capi-mandamento, per i quali lavorano.
"Facci sognare" diceva D'Alema a Consorte che tentava le scalate tra i gruppi bancari con i soldi maturati sulle spalle dei correntisti (le famose plusvalenze di marxiana memoria) e in modo analogo si comportano le centinaia di politici inquisiti nei partiti di destra, di centro e di sinistra. Come si trattassero di squadre interessate solo a vincere il campionato degli affari.
Squadre in cui ognuno recita un ruolo (e quello del politico è certo di primo piano) ma che hanno una loro cupola, ben protetta, che tira le fila.

Mi torna in mente ciò che diceva Ghandi agli indiani: se vogliamo liberarci dal colionalismo inglese non serve prendersela con i govarnatori locali. Quelli sono soltanto dei fantocci mandati qui a prendersi gli sputi e l'odio della gente. Occorre rivolgersi a chi realmente comanda con parole di pace e colpire i loro interessi economici per indulrli ad ascoltarci seriamente.

In fondo la situazione di Falconara non è dissimile a quella di una qulsiasi terra colonizzata.
Penso sia il caso di ignorare i burattini del sistema dei partiti ed iniziare a guardare negli occhi chi detiene il potere, con lo sguardo sereno ma deciso, come insegnava Ghandi.
Ma deve essere tutta la comunità a farlo, ed in prima fila le persone più autorevoli, gli imprenditori, l'amministrazione locale.

E' ora di passare dall'impegno civico alla presa di posizione civile.

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lunedì 4 febbraio 2008

Falconara abbandonata / 4 : l’occupazione

E’ difficile da capire ed ancora più difficile da spiegare, perché occorre collegare fatti, occorre saper cogliere la non corrispondenza tra dichiarazioni ed azioni, tra i sorrisi rassicuranti e gli sguardi inespressivi di taluni personaggi…
Difficile ripercorrere i passaggi che hanno portato a quello che a Falconara possiamo riconoscere come una occupazione silenziosa.
Non un’occupazione violenta, barbarica, ma un’occupazione politica ed economica, penetrata in modo strisciante – ma pervasivo – grazie anche all’indifferenza dei cittadini. Una totale carenza di attenzione favorita (non generata) dalla disaffezione alla politica dei falconaresi cresciuta negli anni della piccola dittatura di Carletti.
Sta di fatto che la Democrazia qui non esiste più.
Non dico questo per ritornare ad accusare l’ex sindaco Recanatini e i fedelissimi della sua giunta (Partito Democratico, Udeur e Rifondazione) di aver ucciso le speranze di partecipazione, di aver posto questioni improponibili come la vendita delle scuole, di aver pianificato l’olocausto del territorio, cose pur vere.
Affermo, con personale convinzione, che la Democrazia a Falconara è morta per quello che è accaduto dopo, per quello che sta accadendo e accadrà a breve.
Partiamo dall’inizio.
Tutti sanno come la vicenda della Quadrilatero sia stata determinante nella crisi che ha portato alla caduta del governo Recanatini, segno evidente di una spaccatura nella comunità locale circa l’opportunità di aderire o meno all’operazione.
Ma il Commissario prefettizio, pochi giorni dopo l’insediamento, non ci ha pensato due volte nel firmare l’adesione della città alla Quadrilatero, pur non essendo in alcun modo rappresentativo della volontà della comunità dei cittadini falconaresi.
Peraltro il comportamento del commissario Ruffo appare giustificato sul piano formale dal fatto che era stata votata a maggioranza una delibera consiliare che prospettava l’adesione e che il mandato primo del commissario è quello di racimolare quattrini per evitare il dissesto.
Poco dopo però sopraggiunsero altri fatti:
Sulla questione delle scuole nel novembre scorso scrissi personalmente una lettera al Commissario in cui proponevo alternative concrete all’alienazione delle Peter Pan, del Centro Qui, della Croce Gialla e della casa di via Gobetti, segnalando anche come alcune piccole alienazioni di frustoli di verde inutilizzato non fossero state ancora portate a termine.
Il Commissario, che stimo persona disponibile e gentile, su questo argomento non ha mai risposto, nonostante i miei ripetuti solleciti.
Forse il trasferimento a Milano può aver distratto il commissario, impegnato anche nel passare le consegne al nuovo commissario Ognissanti…
Ma il nuovo commissario fa appena in tempo a prendere conoscenza della situazione ed ecco che vengo a sapere, con stupore, che i Comuni di Chiaravalle e Falconara hanno convocato un incontro con i vari Comuni della bassa vallesina per discutere su un progetto di iniziativa privata – mai visto e non presente nei rispettivi PRG – che prevede la realizzazione di un megacentro commerciale a ridosso dello svincolo autostradale di Castelferretti, sul lato opposto della strada rispetto all’ex concessionaria Mariotti.
Se però a Chiaravalle un’Amministrazione regolarmente eletta risponderà ai cittadini di una tale iniziativa, chi risponde per Falconara? Chi, a due mesi dalle elezioni, può pensare di avere l’autorità di compiere una scelta così importante per il futuro della città e del suo territorio senza minimamente consultare il parere dei cittadini?
O il commissario Ognissanti e il segretario Barberini rispondono a loro stessi in un delirio di onnipotenza (e viene il sospetto che ci sia davvero qualche strano virus nella stanza del Sindaco…) oppure rispondono alle indicazioni di qualcun altro.
Sta di fatto che il patto che lega i cittadini alle istituzioni, fondato sul fatto che, come recita la costituzione, “il potere appartiene al popolo”, a Falconara è stato ripetutamente tradito.

Ma non è finita qui, perché un paio di giorni fa accade qualcosa, se possibile, di ancora più grave.
Giunge la notizia che il CIPE ha finanziato il by-pass API.
Ma come? Dicevano che non c’erano i soldi nella finanziaria!
Sembra che, mentre il governo entrava in fibrillazione, qualcuno si sia preoccupato di utilizzare i fondi del tesoretto, quello che – secondo le affermazioni di Prodi e Veltroni – doveva servire al sostegno dei ceti più disagiati, per fare un bel favore all’Api. Un favore da 204 milioni di euro!

La Regione Marche afferma che questo è il frutto del suo assiduo impegno delle ultime settimane. Vale a dire che mentre i partiti locali ci raccontavano che stavano chiedendo i soldi delle accise per risollevare Falconara – soldi che non arriveranno – le loro segreterie e la Regione trattavano in verità per il by-pass, la cui realizzazione consentirà all’Api di ampliarsi di 3,5 ettari, di prendersi con tutta probabilità la caserma Saracini, di predisporre gli spazi per le due nuove centrali. Il tutto sacrificando un intero quartiere – Fiumesino – che rappresenta la storia più antica, l’anima, di questa parte di territorio.
Bella risposta alla richiesta dei quasi 3000 firmatari della vertenza Falconara!
Noi, per la Regione Marche, restiamo cittadini di serie B. Siamo i parìa, gli intoccabili, gli inesistenti.

La soddisfazione espressa da Piccinini prontamente dichiarata sulla stampa, assomiglia ad un atto di cannibalismo, in cui un falconarese (castelfrettese, pardòn) partecipa al banchetto in cui si divora la sua terra-madre. Ma questa non è che la riprova che un uomo di partito è prima di tutto un affiliato al Sistema. Un soldato. Il carceriere di un esercito di occupazione che ormai di Falconara, fa quello che gli pare, con o senza il consenso di noi indigeni.

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