X FALCONARA

spazio libero di chi vuole un futuro migliore per la nostra città

lunedì 26 maggio 2008

ORA BASTA!

In questi anni la nostra città ha assistito al massacro del territorio, all'inquinamento dell'aria, del mare, del sottosuolo. Abbiamo visto compromettere la nostra salute e il nostro futuro in funzione di interessi economici esterni, che ci hanno fatti diventare cittadini di serie B. Una colonia italiana in Italia.

Ma in questi anni, attraverso i comitati cittadini, attraverso le forze del volontariato sociale, e da ultimo con l'esperienza del parlamento dei cittadini e con la nascita della lista civica, abbiamo dimostrato che c'è qualcosa che non si può comprare col danaro, o rubare, o imprigionare: la dignità umana e l'amore verso il prossimo. Quel valore che, nonostante tutto, ci fa credere che Falconara possa essere una comunità civile, fatta di persone.
Sembra però che più si tenti di alzarsi dalla posizione supina in cui ci vorrebbero tenere, più il sistema di potere mostri il suo volto aggressivo.
Prima l'imposizione della Quadrilatero, di seguito ecco il by-pass e le nuove centrali dell'Api.
Come a dire: vediamo chi è il più forte!
Da ultimo il Centro di Permanenza Temporanea, con il cquale si tenta di colpire al cuore proprio i nostri valori più sacri: la dignità umana, la solidarietà e la fratellanza.
Un campo di concentramento dove si vorrebbe segregare persone che non hanno commesso nessun reato, colpevoli solo di voler sopravvivere fuggendo da terre dove il nostro modello di sviluppo li costringe alla fame e alla disperazione.

E ancora le nuove crociate contro la Moschea (del tutto simili a quelle degli integralisti islamici contro l'occidente cristiano), rispetto alle quali anche la Chiesa mantiene un silenzio complice, come fece del resto pochi decenni fa, di fronte agli orrori nazisti.

Già, perchè noi occidentali, che siamo nati nella parte buona del mondo, siamo disposti a lasciare agli altri, gli sfigati, soltanto le briciole del nostro benessere.
Guai se questi pretendono di condividere lo spazio e le risorse del pianeta!Siamo evidentemente pronti alla guerra pur di evitarlo, e del resto le guerre nel mondo le stiamo già facendo, cosa vuoi che sia qualche legnata a chi pretende di venire a casa nostra se non per servirci!

Ora basta!

Dichiaro di vergognarmi di essere cittadino italiano e ripudio tale cittadinanza se questa è diventata oggi l'Italia
Dichiaro di non riconoscere la sovranità dello Stato italiano sulla mia terra!
Dichiaro di essere un clandestino!
Dichiaro di essere un musulmano! un ebreo! un buddista!
Dichiaro di essere un negro! un asiatico! un arabo! un rom rumeno!
Se verrà realizzato il CPT, questa dichiarazione è sufficiente affinchè possiate incarcerare anche me.
Lì, se non altro, mi troverò in mezzo a gente che ancora crede nella dignità e nella solidarietà umana.





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martedì 20 maggio 2008

smemorati o egoisti ?

A Falconara, come a livello nazionale, il problema sicurezza sembra essere quello più sentito dalla gente. E il problema sicurezza è associato sempre al fenomeno dell'immigrazione e della clandestinità.
Come al solito però, a chi è abituato a guardarsi intorno ed a riflettere prima di unirsi al coro dei giudizi, le cose appaiono un pò diverse.

L'Italia ha una presenza di immigrati di gran lunga inferiore a quella dei paesi europei più "evoluti". La delinquenza - quella vera, quella organizzata - è un fenomeno senza dubbio italiano che addirittura noi esprtiamo all'estero.
Le Marche, rispetto al problema criminalità, è considerata un'isola felice rispetto alla situazione italiana ed europea, per non parlare poi di quella mondiale.
In altri termini appare evidente che la "percezione" del problema ingigantisce a dismisura la "realtà" del problema.

Al centro di Falconara, vicino alla stazione o a Piazza Mazzini, si ascolta lo stesso ritornello: "non si vive più, la città è in mano agli stranieri, ai clandestini. Non siamo più sicuri...".
Quando però si chiede se è mai successo qualcosa, scippi, aggressioni, violenze, furti, da parte di extracomunitari tutti dicono "no, ancora non è successo niente, ma se va avanti così...", evidenziando il pregiudizio per cui l'immigrato è per sua natura incline a delinquere e prima o poi, lo farà..

Se fossi un immigrato mi incazzerei moltissimo. Ma anche da italiano mi sento intimamente offeso.
Come è possibile che ci siamo già dimenticati di quando gli immigrati eravamo noi! Ed eravamo vittime delle stesse umiliazioni e degli stessi pregiudizi da parte di gente solo più ricca e più chiara di noi!
Gli Italians, illustrati con tratti scimmieschi nelle vignette dei giornali americani, disposti a vivere in condizioni igieniche rivoltanti, ammassati in piccoli tuguri. Chiamati volgarmente dagoes - i "coltelli" - per l'attitudine a delinquere, se non addirittura "mafia", o wop (without passport) -clandestini.

Gli Itaiani massacrati a New Orleans o ad Aigues mortes, in Francia, colpevoli di rubare il lavoro alla gente del posto.
Gli Italiani morti nelle miniere, nel silenzio, per non dover ammettere le condizioni in cui erano costretti a lavorare, senza un sindacato che facesse nulla per tutelare la loro dignità.
Quegli Italiani che assomigliano così tanto agli extracomunitari di oggi, alle migliaia di persone morte nel silenzio in mare, alle persone trattate come schiavi nelle piantagioni di pomodori del mezzogiorno o nei cantieri edili del nord. Sottopagati in nero, e non per loro vantaggio, ma per vantaggio dei loro aguzzini, i datori di lavoro italiani. Ammassati in 10 in una casa non per loro scelta, ma perchè costretti da un proprietario italiano che lucra sul loro stato sociale.

Noi ci indignamo, giustamente, alla notizia del rom rumeno che violenta una ragazza italiana. Ma non diciamo nulla quando accade ciò che è accaduto a Ion Cazacu, anche lui rumeno, bruciato vivo dal suo padrone italiano per aver osato rivendicare un salario più vicino a quello degli operai italiani, nella "civile" lombardia del 2000. Nessuno trova strano che un muratore albanese, clandestino e tenuto a lavorare in nero, caduto dall'impalcatura e in fin di vita, invece di essere portato in ospedale, venga scaricato come un sacco di stracci lungo una strada di campagna dal suo padrone italiano che non vuole "storie". E sono tanti i casi come questi che però, non fanno notizia.
Alla fine sembra che ciò che ci infastidisce, non è questione di razza o di diversità culturale. Ciò che non vogliamo vedere è la povertà. Non vogliamo ammettere la realtà di una società che fonda il nostro benessere sul malessere di molti. Finchè vediamo la povertà in televisione, nei villaggi del Sahel o dell'India, ci fa pena e siamo disposti anche a fare beneficienza. Ma se quella stessa gente viene qui a casa nostra, per tentare di uscire dalla soppravvivenza e trovare una qualche occasione per vivere, diventiamo insofferenti: li sfruttiamo come schiavi e li trattiamo da appestati. E non desideriamo altro che rispedirli all'inferno.
Come è possibile che noi italiani, noi che ci diciamo "brava gente", noi che rivendichiamo l'umanità della nostra cultura cristiana, ci comportiamo così con dei nostri fratelli?

Siamo più smemorati o più egoisti?

Non so che dire, certo è che "dall'esterno" dobbiamo apparire come dei grandissimi stronzi.
....
Per autare a formarsi un'idea sulla questone, suggerisco due libri molto ben fatti:
- L'Orda, quando gli albanesi eravamo noi, di Gian Antono Stella
- Bilal, il mo viaggio da infiltrato nelmercato dei nuovi schiavi, di Fabrizio Gatti

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mercoledì 14 maggio 2008

REGIME

Quando un’opposizione, invece di fare opposizione, tiene un atteggiamento conciliante con l’azione di governo o per debolezza o per interesse a partecipare nella gestione del potere, il rischio è che nessuno reagisca quando vengono negati i diritti più elementari della democrazia.
Il risultato è l’instaurazione di un “regime”.

Il “caso Travaglio” non è affatto un caso. L’aggressione verbale di Sgarbi ad Annozero, fatta di insulti e volgarità, puntava già su Travaglio non tanto per le cose che dice, ma per ciò che è Travaglio: un giornalista che cerca e divulga liberamente fatti e circostanze. Un giornalista che fa bene il suo mestiere.
Nessuno si è indignato per il delirante ed offensivo atteggiamento di Sgarbi. Nessuno ha posto il problema di quale cattivo esempio di confronto civile abbia dato agli spettatori ed alle nuove generazioni in particolare.
Ma quando Travaglio, in un’altra trasmissione ha esposto “fatti” esprimendo un suo libero giudizio Schifani si è stracciato le vesti dichiarando che “in televisione non si possono dire queste cose”, e la Finocchiaro, a nome del PD, le ha fatto prontamente l’eco.
Chi stabilisce, in democrazia, cosa si può dire e cosa non si può dire?
Non si è mai sentito, in democrazia, che chi detiene il potere neghi a chicchessia di dire certe cose.
La libertà di parola è un valore Sacro della democrazia, così come è sacro il diritto di una persona accusata di replicare e difendersi anche legalmente contro quelle che ritiene accuse infondate o deliberate menzogne.

La solenne bacchettata data a Travaglio dall'intero apparato politico-istituzionale è un fatto grave ed inquietante di fronte al quale chi ha a cuore la democrazia non può non reagire.
Come se non bastasse, arriva poi il CSM a dichiarare la ”incompatibilità ambientale” di Valentina Forleo, con tanto di espulsione da Milano. La colpa, in questo caso, è di avere rivelato questioni attinenti alle indagini alla televisione. Ma se in tv si assiste quotidianamente ad un continuo di “rivelazioni” con tanto di filmati e registrazioni di intercettazioni telefoniche! Ma in questo caso la differenza è data dalle persone coinvolte nelle indagini. Persone che non vanno nominate. Strutture ed apparati intoccabili, fuori dalle leggi che valgono per i comuni mortali.

Di Pietro, l'unico che ha osato difendere il diritto di parola di Travaglio è stato poi ripetutamente fischiato in parlamento da esponenti del partito di governo. Stessa sorte era toccata a un personaggio di ben altro spessore: Giacomo Matteotti.
Mancano ancora gli aspetti truci di un regime. Mancano i pestaggi, i gulag, manca il confino e l’oscuramento dei canali di informazione libera. Ma l’atteggiamento politico è già quello proprio di un regime che difende se stesso a danno dei valori civili.
Travaglio e la Forleo sono messi all’indice dalla Santa Inquisizione, e i mass media gridano in coro eccitando il popolo bue: al rogo, al rogo!

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martedì 6 maggio 2008

l'urbanistica è..."cosa nostra"

Domenica sera la trasmissione "report" ha illustrato bene come viene gestita l'urbanistica a Roma e la differenza rispetto alle modalità di gestione del terrtiorio in città europee come Parigi o Madrid.

In Europa il disegno delle città, le linee di sviluppo, l'espansione delle infrastrutture, sono decise e gestite dalle Amministrazioni pubbliche, che invitano, a posteriori, i soggetti privati ad entrare in società come finanziatori e realizzatori degli interventi.

In Italia sono invece i privati che "decidono" la città, o meglio le grandi società immobiliari che speculano sul valore dei terreni attraverso l'urbanistica. Si comprano i terreni agricoli a 10 - 15 euro al mq e ci si trova "graziati" da varianti urbanistiche su misura che incrementano il valore delle proprietà di 10 - 20 volte.

Secondo qesto modo all'italiana di fare urbanistica l'interesse pubblico sarebbe determinato dai soldi che il privato offrirebbe al Comune per fare le infrastrutture o per sanare, con motivo di somma urgenza, eventuali deficit di bilancio.
L'equazione soldi=interesse pubblico, discutibile sul piano giuridico ed etico, non regge neanche sul piano economico, perchè il costo dei sevizi necessari alle nuove parti di città, per lo più periferiche e per nulla integrate con la rete infrastruttrale o col sistema dei trasporti, diventerà ben maggiore delle entrate iniziali.
Ma chi se ne importa? Ci penserà chi arriva dopo. Intanto si tira a campare, poi tanto in Italia vale sempre la regola che... chi ha avuto ha avuto, chi ha dato a dato...

Quello che succede a Roma non è affatto dissimile a quello che accade in Ancona o a Falconara.
Schiere di urbanisti si improvvisano immobiliaristi e preparano contratti o accordi di programma per dare seguito, sul piano amministrativo, alle volontà dei facoltosi privati, con la benedizione dei responsabili politici.

Il nuovo PRG di Ancona, a detta dell'Assessore all'urbanistica Turchetti, sarà preceduto da un bando pubblico grazie al quale i proprietari privati potranno presentare progetti di "valorizzazione" urbanistica, specificando quanto sono disposti a dare in cambio (l'interesse pubblico). L'Amministrazione sceglierà, non si sa con quali criteri, le operazioni "buone" da quelle "meno buone" e... oplà! Il Piano Regolatore è servito! Tutti a tavola!

A Falconara, sotto il governo del Commissario prefettizio, sono state adottate numerose varianti urbanistiche, tra le quali quella di Castelferretti, che prevede di spostare un intero quartiere in aperta campagna, sotto villa Monte domini, "valorizzando" - guarda caso - l'intera proprietà di un noto privato della zona.
Sempre a Castelferretti, nell'intorno della APU1 - la grande area emtro la quale è compresa la Quadrilatero - è stato approvato un accordo di programma per la realizzazione di un megacentro commerciale davanti allo svincolo dell'autostrada, in un'area prevista agricola dal vigente PRG.
75000 mq di superficie edificata in territorio di Chiaravalle e vasti parcheggi in territorio di Falconara. Un'operazione nata su iniziativa di una società privata, la "Sviluppo Ancona Nord S.r.l." con sede a Senigallia, via Abbagnano n.3, e giudicata "compatibile" dal Commissario e dal Dirigente tecnico. Gli stessi che hanno invece giudicato "incompatibile" le richieste avanzate dalle proprietà già inserite nella APU1, ma esterne alla Quadrilatero, di poter attuare le previsioni del PRG in modo autonomo. Motivo dell'incompatibilità? la necessità di un disegno unitario dell'intera area!!! (in altri termini, aspettate che chi di dovere si prenda la ciccia, a voi resteranno poi gli avanzi... e chi di dovere sono sempre grosse imprese di fuori, mentre chi rode gli avanzi sono falconaresi ...).
Scelte assolutamente discrezionali, prese senza consultare i cittadini e le comunità locali. Persone - i decisori - che neanche sono di Falconara, ma che prendono decisioni sul nostro territorio a favore o a sfavore di questo o quel privato, senza rendere conto a nessuno.

"Cosa nostra!" risponderebbero in Sicilia coloro che si arrogano il diritto di decidere per conto degli altri, al di fuori delle regole del confronto democratico.
Qui non so come risponderebbero... forse tirerebbero fuori discorsi sulle giacchette dello stesso colore ( "giacchetta nostra") ........ma la sostanza è la stessa.

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