Lettera aperta agli studenti del corso composizione architettonica e urbana e di urbanistica
La formazione universitaria è essenziale per la maturazione della figura professionale che voi, oggi studenti, andrete ad assumere nella società.
Uno dei fondamenti che la formazione universitaria deve comunicarvi è che quella dell’architetto o dell’ingegnere non è soltanto una figura professionale privata, ma una figura che assume un ruolo importante nella società - e quindi una responsabilità sociale - in quanto depositario di un sapere e di una cultura. A chi chiederanno parere sulla qualità di una costruzione o di una scelta urbanistica se non a voi architetti ed ingegneri in quanto in grado - per formazione - di un tale discernimento?
Non credete nel volgare luogo
comune di ridurre l’architettura ad opinione, in quanto dipendente da
un’estetica soggettiva. L’architettura è
un sapere, e una buona o una cattiva architettura sono tali al di là delle
diverse scelte stilistiche. Se così non
fosse allora anche la bellezza di opere architettoniche del passato sarebbe
questione di opinione soggettiva, per cui un architetto potrebbe legittimamente
affermare che il Duomo di Ancona è una opera architettonica errata o di nullo
valore. E se quell’architetto avesse una carica politica o fosse capace di
influenzarne l’azione si potrebbe addirittura ritenere legittimo abbattere il
Duomo di Ancona perché ritenuto brutto.
No. L’architettura non è
un’opinione e le opere, architettoniche , edilizie o urbanistiche, si distinguono
in opere giuste, coerenti, adeguate rispetto a quelle ingiuste, incoerenti e
inadeguate. E la formazione universitaria deve darvi, anche attraverso
l’esempio, gli strumenti di giudizio per operare con scrupolo e senso di valore
etico il necessario riconoscimento di questa distinzione.
Il ruolo sociale del
professionista, Ingegnere o architetto, entra profondamente anche nel
senso e nel fine dell’agire. Per che
cosa o per chi un professionista opera? Certo per il committente, che gli
chiede una prestazione. Certo per se stesso, in quanto attraverso la parcella
professionale vive e può continuare ad operare.
Tutto qui? No di certo. Un
professionista, in quanto assume un ruolo sociale, deve operare nel bene della
società, per migliorare le condizioni dello spazio urbano e rendere più
confortevole l’abitare, più bella la città e più adeguata alle reali esigenze.
Anche questo, soprattutto oggi,
deve essere un fondamento nella formazione del professionista di domani.
Allora dovere sapere che il
corso che vi apprestate a seguire, perché per voi è stato pensato e preparato,
si basa sulla realizzazione futura di
un’opera sbagliata: il by-pass
ferroviario dell’API. Un’infrastruttura incoerente, inutilmente
impattante sul territorio e oltremodo costosa. Un’opera dalla quale trae
vantaggio solamente un’azienda , molto potente, che occupa da decenni un
territorio fragile continuando a produrre inquinamento, danni all’ambiente ed
alla salute degli abitanti. Un’opera che i cittadini di Falconara non vogliono
e che ha portato il Consiglio Comunale a chiederne all’unanimità il
ripensamento verso una soluzione più coerente, più “giusta” sotto il profilo
urbanistico, trasportistico ed ambientale.
Ma a voi non viene chiesto un giudizio su questa opera. Vi viene
imposto di accettarla senza dare giudizi, come se la cosa non vi
riguardasse. E invece vi riguarda. Vi riguarda perché proprio voi e solo voi dovreste
avere gli strumenti per dire che quell’opera è sbagliata.
E perché invece, tra tanti
argomenti di attualità ed urgenti che si potrebbero assumere a base di un corso
di composizione (pensiamo al problema casa per le giovani generazioni, alla
gestione dell’immigrazione, ai cambiamenti climatici nelle città costiere o
fluviali, al futuro delle aree industriali dismesse…) vi fanno esercitare sul
ridisegno del territorio dopo la realizzazione di un’opera devastante per il
territorio?
Perché questa è l’immagine della
figura professionale che vi stanno costruendo addosso: un professionista che
non si sente socialmente responsabile, che non giudica e che è pronto a fare
ciò che gli viene chiesto. Magari, in quanto architetto, preoccupato solo di
compiere opere decontestualizzate ed esteticamente “alla moda” (si, perché essendo l’estetica ridotta
a questione soggettiva non può che vivere, come l’abbigliamento, attraverso
stagioni di moda che tutti sono chiamati a seguire per stare nel mercato…).
Vi stanno preparando ad essere
semplici imbellettatori di realtà
condizionate da scelte improprie che fanno a pezzi la città e il territorio
perché rispondenti a logiche economiche lontane da quelle dell’architettura
delle città o delle funzionalità trasportistiche. Scelte rispetto alle quali
voi dovete restare estranei, muti e indifferenti, preoccupati solo di
soddisfare il committente di turno, di eseguire bene gli ordini che vi vengono
impartiti. Come
soldati vi stanno formando. E come soldati un giorno risponderete, di
fronte alle conseguenze delle cattive scelte urbanistiche nelle quali sarete in
vario modo coinvolti: “che potevamo fare? Noi eseguivamo ordini.”.
No cari ragazzi, futuri
architetti ed ingegneri. L’architetto o l’ingegnere non è un soldato.
Voi potete e dovete, in quanto
responsabili di un sapere importante e antichissimo, essere liberi di dire di
no di fronte ad una richiesta che contraddice la vostra disciplina.
Se vi chiederanno di dare qualità
architettonica ad un muro alzato per bloccare il cammino dei profughi di guerra
dovete essere liberi di dire no, con fermezza ed autorevolezza. Di fronte ad
un’opera scellerata che massacra il territorio e palesemente incoerente con il
disegno di una città dovete sentirvi in dovere di dire di no e di arrivare
persino, secondo coscienza a rifiutare un incarico, se lo ritenete contrario ai
principi dell’Architettura.
Ma vi vogliono soldati muti.
Interessati solo di prendere incarichi e parcelle a qualunque costo.
Come escort, vi vogliono. Privi
di dignità e disponibili a concedervi completamente alle voglie di chi vi paghi
meglio.
Oggi siete ancora ragazzi
innocenti, con una speranza nel cuore ed una vostra dignità da costruire sul
valore dell’onestà. Onestà e rispetto prima di tutto verso voi stessi.
Non lasciate che vi facciano
diventare persone senza valore.
Pretendete oggi di capire e di
pretendere quello che sarete domani. Parlatene coi vostri docenti e chiedete di
lavorare su temi che parlano della qualità, della correttezza e della bellezza
nell’architettura e nelle città.