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venerdì 27 dicembre 2019

tecniche d distrazione di massa: chi si ricorda della legalità?


Negli ultimi tempi sono sempre più distante dalla politica, sia a livello locale che nazionale. E' questo forse l'effetto naturale dell'età o è dovuto al generale abbassamento del livello della discussione e del confronto, ormai ridotto ad una forma di show televisivo a cui il popolo risponde con forme più vicine alla tifoseria sportivo-calcistica che ad una sincera passione civile.
Non posso fare a meno tuttavia di notare delle cose. Cose che fanno ridere e danno i brividi allo stesso tempo.
La comicità è sempre più pertinente all'idea di politica italiana, non soltanto per la presenza di veri comici - come Grillo - che si propongono nelle vesti di politci, ma perchè i riferimenti più espliciti per spiegare la politica italiana oggi si trovano nel repertorio della cinematografia comica.
Mi torna in mente la scena del film Johnny Stecchino, dove l'avvocato del boss mafioso descrive a Benigni come la "piaga di Palermo" sia il traffico.
Nel fare quell'affermazione l'avvocato non dice una bugia - perchè il traffico è davvero un problema a Palermo - ma evita di parlare di un problema talmente più grave e grande, come la mafia, che l'affermazione pur vera, finisce per risultare grottesca e comica.
In quella scena è rappresentata una delle forme più raffinate e moderne di comunicazione politica: la distrazione di massa. Parlare di problemi altri per nascondere quelli ancora più gravi.
Noam Chomsky descrive questa tecnica in modo molto chiaro: "L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élite politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti."

Come non pensare allora a quello che sta accadendo in questi giorni nel nostro paese?
Tutti i mass-media espongono all'unisono la stessa serie di problemi: l'instabilità del governo; i cambiamenti climatici; la minaccia dell'antisemitismo e del razzismo; i giovani che si ammazzano negli incidenti stradali, la minaccia del sovranismo e di Salvini, rappresentato come una sorta di orco delle favole. Le manifestazioni di piazza sono tutte orientate su questi temi, da Greta alle Sardine.
E sono problemi veri e anche importanti, senza dubbio.
Poi però accade che il giudice Gratteri, dopo anni di indagini, compie un'operazione epocale di attacco alla 'ndrangheta ed ai suoi rapporti con la politica e gli organi dello Stato. Un'azione incisiva, paragonabile soltanto a quella che portò al megaprocesso alla mafia siciliana grazie ad altri giudici come Falcone e Borsellino. Oltre 300 arrestati e 450 indagati  in tutta Italia con schiere di politici e perfino amministratori pubblici e carabinieri. E qual'è lo spazio riservato dai mass-media a questo evento? Un giorno di notizia in seconda pagina e poi il silenzio. Un silenzio rotto soltanto da articoli che mettono in discussione la "legittimità" dell'operato del giudice calabrese.
Sembra davvero di rivivere i giorni che precedettero l'assassinio di Falcone, quando una campagna di stampa vergognosa determinò l'isolamento e quindi la condanna a morte del giudice siciliano nell'indifferenza di una politica e di uno Stato italiani che si scoprirono troppo tardi "complici"  attraverso la scellerata trattativa Stato-Mafia.
Ancora ci ritroviamo, dopo le centinaia di morti ammazzati, le marce per la legalità e le iniziative culturali, ad assistere muti all'isolamento di un giudice che compie in modo intransigente il suo dovere di difensore della legalità. E Dio non voglia che ci capiti di assistere anche all'ennesimo funerale, all'ennesimo martire a cui dedicare vie e monumenti, perchè allora sarebbe davvero troppo.
Ma per difendere Gratteri e la sua indagine oggi nessuno scende in piazza.
Come nessuno discute, nelle piazze, della questione relativa alla "prescrizione" dei reati. Nessuno grida con chiarezza una verità inequivocabile: che la "prescrizione" è una garanzia di impunità per chi se la può permettere per via del suo potere, economico o politico che sia. Nessuno afferma con chiarezza che chi vuole sostenere il concetto che un reato possa - per legge - restare ingiudicato è un delinquente, perchè solo un delinquente può volere che sussista una simile possiblità di impuntà.
Che accadrà quando in parlamento saranno espresse posizioni di partito che non intendono abrogare il concetto d prescrizione? Chi si ergerà in difesa della legalità, allo stesso modo di quando giustamente ci si alza in difesa della costituzione, della democrazia, dell'antifascismo, della Terra?