Vecchie e nuove discriminazioni: la stagione "Green"
E' la visone positiva del mondo. Quella che ci induce a credere che il superamento sul piano giuridico e sociale, ad esempio, delle differenze di genere, di razza, di casta o di classe sociale segni un passo avanti. Un "progresso" che riduce, in peso e in qualità, il livello delle discriminazioni.
A ben vedere tuttavia sorgono dei dubbi sulla teoria della centralità della storia così come, secoli fa, si posero dubbi sulla centralità della terra rispetto all'universo e ai sui destini.
A ben vedere assistiamo si al decadere, sofferto e controverso, di vecchie forme di discriminazione. Ma allo stesso tempo assistiamo al nascere di nuove forme di discriminazione. E il più delle volte non ce ne accorgiamo neppure.
In altri termini sembra di poter sostenere che la discriminazione non diminuisce nel corso della storia, ma muta col mutare del volto del potere, o dell'immagine che il potere vuole far valere e a cui la massa del popolo è tenuta a conformarsi.
Così nell'epoca del diritto di nascita, la casta nobiliare discriminava i villani.
E nell'avvento della borghesia al potere, con la rivoluzione industriale e la nascita delle nazioni, la discriminazione fu stabilita in base al censo, formando la classe del proletariato che dovette lottare non poco per vedere riconosciuti una base di diritti civici (recentemente smantellati nel silenzio generale e col benestare perfino dei sindacati)
Oggi possiamo dire che la società del mercato globale è inclusiva nella misura in cui il cittadino si trasforma in "consumatore" e sostiene, con la sua incorporazione nel sistema di produzione di valore, il sistema stesso.
Tutti possono essere consumatori se hanno garantito un minimo di soldi da spendere, non importa la razza, il sesso, la religione, il credo politico. Tutti sono "inclusi" in questo nuovo orizzonte sociale purchè consumino e lo facciano secondo le modalità stabilite dal Sistema.
Assistiamo al caso del "green pass" e siamo indotti a credere necessaria una misura che di fatto lede i diritti fondamentali di chi non si conforma, semplicemente perché non si vaccina. Di chi, in altre parole, non si omologa al comportamento ritenuto giusto dai Governi. Ragazzi che non possono entrare a scuola, persone che non hanno accesso ai musei, ai mezzi di trasporto, ai ristoranti, ai bar. C'è perfino il divieto di accesso ai pronto soccorso degli ospedali o alla visita dei propri cari malati in ospedale.
Chi non si omologa viene tacciato di essere "no vax", equivalente di un bandito, un mezzo criminale. I fascisti chiamavano appunto "banditi" i partigiani.
Io che non sono un no vax. Io che mi sono regolarmente vaccinato perché in fondo credo ancora nella validità della scienza, non posso tuttavia non riconoscere una palese e ingiustificabile forma di discriminazione sociale nelle leggi che, istituendo il green pass, violano i diritti costituzionali degli individui liberi. La legge può intervenire anche in contrasto con la costituzione "per fondati ed inequivocabili motivi", quando cioè è palesemente a rischio la sopravvivenza delle persone Ma una pandemia che oggi uccide , secondo i conti ufficiali, 5 persone al giorno in Italia. può dirsi una soluzione di grave emergenza per la vita delle persone? Cinque persone al giorno sono molto meno di quante ne uccidano patologie come la cirrosi epatica o quelle riconducibili all'inquinamento atmosferico e nei luoghi di lavoro, alle contraffazioni alimentari. Ci sono centinaia di altre cause per cui le persone muoiono ogni giorno in numero superiore a quello causato dalla "ripresa" del COVID..
Alcuni dicono che in gioco c'è la "durata" della pandemia e che questa durata compromette l'economia. La salvaguardia dell'economia è quindi il motivo di base per cui si limita la libertà civile a chi non ha il green pass. Il diritto costituzionale viene negato sulla base della "convenienza economica". Penso che anche i più ignavi si rendano conto delle conseguenze dell'accettazione di questa "interpretazione" della norma costituzionale.
E temo che questo non sia che l'inizio di nuove e inedite forme di discriminazione del tutto simili a quelle viste in passato, in cui cambia soltanto il motivo della discriminazione.
Oggi e in futuro saranno le motivazioni economiche e quelle legate alla "sicurezza sociale" a fomentare nuove discriminazioni ed assisteremo soprattutto alla discriminazione "green". Chi non avrà la casa coibentata a dovere sarà discriminato. Chi utilizzerà combustibili fossili invece che elettrici (che poi l'impatto complessivo nell'ambiente della produzione di un kw di energia elettrica sia più alto di quello di un kw prodotto con combustibili fossili poco importa). Chi userà la plastica sarà discriminato. I popoli che per fame cercheranno di ottenere campi dalle foreste saranno considerati criminali e puniti, al contrario di chi oggi specula con la combustione delle biomasse e dei rifiuti. Chi utilizzerà gli scarti della nostra civiltà del benessere gestendoli per sopravvivenza in modo obsoleto e "sporco", lontano dai nostri territori sempre più resilienti, green, smart e cool, saranno guardati con disprezzo e si addosseranno su di loro tutte le colpe dei cambiamenti climatici..
L'ambiente, nella società della "green economy" è il nuovo parametro della discriminazione. La nuova bibbia, o il nuovo "mein kampf", è la "laudato si" di Papa Francesco.
Lo affermo pur condividendo i contenuti di quella enciclica. Lo dico da ambientalista storico.
Ma da ambientalista, io non ho mai condannato o discriminato i cacciatori o i pescatori. Da ambientalista so distinguere un cacciatore da uno speculatore edilizio o dal gestore di un impianto a biomasse pienamente in linea con le strategie di "riconversione ecologica".
Viviamo giorni annebbiati, dove è sempre più difficile distinguere, tra le ombre che ci appaiono, cosa è umano e cosa non lo è. Cosa è sano da cosa è malato.