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domenica 15 settembre 2013

Falconara e il canto delle sirene

A Falconara, attorno al periodo delle elezioni amministrative abbiamo assistito al fiorire di nuovi gruppi civici ed iniziative intraprese su internet al fine di coinvolgere i cittadini nella discussione sulle questioni relative al loro quartiere ed alla loro città.
Questo lo possiamo senza dubbio giudicare un fatto positivo perchè sappiamo che la partecipazione civile alla politica è  il sale della democrazia.
E il nostro giudizio positivo non può certo essere influenzato dalla circostanza che il PdL locale abbia preferito presentarsi mascherato da "liste civiche", cavalcando l'onda del movimentismo e dell'insofferenza popolare verso i discussi partiti, dato che i due fenomeni sembrano essere del tutto privi di connessioni.
D'altra parte anche il PD ha utilizzato una lista civica di sostegno per evitare ad alcuni potenziali elettori l'imbarazzo di votare un simbolo appena coinvolto nei loschi affari del Monte dei Paschi e nei giochini lombardi di Penati  & co.
Ma il trasformismo del centrodestra è stato senza dubbio più spregiudicato: l'immagine del PdL e di Berlusconi sono scomparse dalla comunicazione elettorale lasciando il posto ai volti più rassicuranti dei "concittadini" apparentemente interessati solo nella politica locale.

Tornando però ai nuovi comitati, non possiamo non notare una grande differenza tra questi e i comitati di prima generazione, come quelli di Villanova e Fiumesino, che al contrario di queste ultime formazioni hanno dichiaratamente intrapreso un percorso politico con l'esperienza di Cittadini in Comune.
Un percorso politico dichiaratamente autorappresentativo, antagonista e sostitutivo rispetto ai partiti politici, del tutto simile a quello che, a livello nazionale oltre che locale, ha intrapreso il Movimento 5 Stelle.

I nuovi comitati - e così anche le nuove liste civiche nate all'ombra de partiti - sono invece luoghi di discussione la cui elaborazione, sia sotto forma di protesta che di proposta, si rivolgono essenzialmente all'Amministrazione locale riconoscendone ed accettandone la rappresentatività politica popolare.
Sono, in altri termini, formazioni politicamente non-antagoniste e solidali all'attività di governo.
Assomigliano, a ben vedere, a certe associazioni culturali ed ambientaliste formatesi a sinistra, dove la naturale posizione progressista e critica sul modo di operare delle amministrazioni pubbliche, quando queste sono tenute da partiti del centrosinistra non si trasformano mai in battaglia frontale e contrapposizione.

Le varie formazioni di recente generazione, da "Falconara Amarcord", a "Castelferretti e Casteferettesi", a "Falco resiste", ai vari comitati di Palombina, piazza Kennedy e via dicendo, si definiscono con puntiglio a-politiche. Eppure il loro fine è quello di intervenire nella discussione attorno alla cosa pubblica, quindi, di "fare politica".
La questione quindi non è stabilire se queste nuove formazioni, apparentemente spontanee, siano o no formazioni politiche - perchè lo sono per definizione. La questione è capire che tipo di politica perseguono.

Non mettendo in discussione la politica di governo, significa che esse sono, in generale, in linea con esso.
Ma qual'è la loro relazione, il loro rapporto, con l'azione di governo dell'amministrazione di centrodestra?
Nella loro natura di luoghi di discussione dei problemi di quartiere, questi gruppi hanno una duplice funzione, aggregativa e "maieutica". Mettono in luce i problemi, le inquietudini, le voci di dissenso che animano il popolino. Le portano alla luce, le manifestano affinchè l'amministrazione possa vederle per tempo, misurandone la loro entità in termini politici. Alcune questioni, facilmente risolvibili, sono messe in risalto perchè sia esaltata la capacità dell'azione di governo. Altre questioni, più serie e complesse o politicamente sconvenienti, sono soffocate all'interno del dibattito popolare. Non dall'amministrazione quindi ma, apparentemente, dagli stessi cittadini a cui, evidentemente, non interessano.

Per certi versi è il ritorno alla farsa dei vecchi "consigli di quartiere", nati con l'obiettivo di  fomentare la libera discussione e il confronto tra i cittadini e diventati in breve centri di controllo capillare della vita politica nelle mani dei partiti politici.

Ciò che caratterizza la politica di questo secondo mandato dell'amministrazione di centrodestra a Falconara è in sostanza la mistificazione. Il voler dare un'immagine di se del modo di fare politica che allude ad una nuova stagione di partecipazione e democrazia, mentre nei fatti le decisioni sono sempre più blindate ed oscure, indifferenti al reale interesse comune. Il voler far credere che gli unici artefici della politica di governo sono quelli che siedono in Consiglio Comunale e in Giunta, mentre invece nella città ci sono decine di persone che svolgono un preciso lavoro organico alla struttura di potere, pur dichiarandosi a-politici e a-partitici.  
Sono queste "sirene", nelle vesti di comitati cittadini spontanei, che con il loro canto hanno ammaliato gli ignari cittadini falconaresi, facili prede per via della loro disaffezione alla cosa pubblica e della loro inesperienza politica, contribuendo in modo decisivo al trionfo di Brandoni. Sono loro l'arma vincente del centrodestra falconarese. 

Una vittoria nata dalla mistificazione, quella dell'attuale governo falconarese, che fa tornare in mente le parole del deputato del Movimento 5 Stelle Di Battista, quando alla Camera ha recentemente dichiarato: "il male dell'Italia è l'ipocrisia". E' proprio vero, a Roma come a Falconara: ipocrisia e mancanza di dignità.
Tuttavia personalmente, al contrario di quanto ha sostenuto di seguito Di Battista, non so davvero giudicare chi in questo, tra il PD e il PdL, sia migliore o peggiore.



mercoledì 11 settembre 2013

i rivoluzionari di pietra

Molti compagni di sinistra mi chiedono, stupiti e indignati, come posso essere diventato sostenitore del Movimento 5 stelle.
Io, al contrario, mi chiedo come una persona che onestamente dichiara di perseguire la strada di un cambiamento radicale della società in nome della democrazia e del progresso sociale possa oggi non-sostenere il Movimento 5 stelle ed arrivare anzi a considerarlo un male da combattere con forza.

Si continua a vagheggiare - a sinistra - l'avvento di un "messia rosso": prima Vendola, poi Ingroia, ora Landini e Rodotà, fuori dalle mura della città, per portare l'assalto alla città, mentre Grillo e i suoi hanno già aperto una breccia, sono entrati ed hanno bisogno solo di dare l'ultima decisiva spallata ad un Sistema sempre più arroccato e privo di scrupoli.

E' come se, di fronte all'esigenza di sconfiggere il nazifascismo, i partigiani, invece di unirsi in nome del desiderio di libertà, si fossero messi a combattere l'uno contro l'altro, comunisti contro democristiani, contro liberali... arrivando perfino a discutere di possibili "alleanze" con i comuni nemici... se non proprio con i nazisti, almeno coi fascisti!
Sembra che il motivo dell'azione politica - il suo orizzonte concreto - non sia quello di demolire un Sistema marcio per tentare di costruirne uno migliore, ma soltanto "affermare di volerlo fare", guardandosi bene però dal farlo davvero.
Perchè?  Forse perchè è più facile e conveniente, sebbene ipocrita, dire di essere rivoluzionari standosene a casa in pantofole piuttosto che gettarsi in prima linea. Perchè è preferibile sognare una società perfetta, come piace a noi, conservando intatto quel sogno piuttosto che esporsi al rischio di accorgersi , una volta demolito il Sistema, che la società che il popolo intende costruire non è quella che volevamo noi. Perchè il leader di un gruppo di cento persone diverrebbe uno come gli altri all'interno di un movimento di milioni di persone.
Perchè la vanità, l'ipocrisia e le lusinghe del potere separano molti "benpensanti di sinistra" dalla prospettiva reale di una umanità nuova, finendo per trasformarli in alleati non dichiarati del Sistema che, a parole, dicono di voler cambiare. Conservatori travestiti da idealisti, alla pari della Chiesa cattolica, che professa la pace sociale e l'avvento del Regno di Dio ma soffoca, nei fatti, ogni pulsione al cambiamento, ogni strappo con lo status imperante. Perchè cambiare davvero significherebbe, per la Chiesa come per quei benpensanti, perdere il ruolo di "profeti" e "contestatori". Un ruolo comodo e che rende bene.

Chi oggi preferisce formare gruppetti "antagonisti" che raggiungono appena il 5% dei consensi elettorali e sono sempre pronti all'alleanza con un partito come il PD che è la caricatura di quello che si può intendere col termine "sinistra" e che rappresenta nei fatti il cardine che regge questo Sistema sociale corrotto ed inetto, non venga a dirmi che vuole cambiare le cose... perchè è evidente che , in cuor suo, desidera che tutto rimanga com'è, per poter continuare a recitare la parte del "rivoluzionario" nella sceneggiatura in cui si autorappresenta l'attuale Sistema!

Le persone che, al contrario, hanno dato prova nella loro vita, nella loro attività, di non badare alle "convenienze" e di perseguire sempre e comunque la loro idea li libertà e la loro libertà di idea, quelle persone che hanno incarnato l'idea di rivoluzione mettendola in atto giorno per giorno e rischiando tutto pur di non cedere a compromessi, non hanno remore a vedere nel Movimento 5 Stelle la possibilità reale di una svolta ed a sostenerne l'azione, senza necessità di "adesioni" o "iscrizioni".
Persone come Dario Fo, Travaglio, Battiato, Ravasi, De Luca e tanti altri, non stanno nel coro di chi biasima la scarsa preparazione culturale di questi ragazzi, non giudicano se sono o no "accreditabili" a salire sulla scena politica, ne' si preoccupano di essere d'accordo su tutto ciò che il Movimento 5 stelle, nel suo convulso procedere,  fa o rappresenta.
Sanno, queste persone, che il Movimento 5 stelle è il solo che oggi può radunare tutti coloro che desiderano una rivoluzione reale e che probabilmente questa è l'ultima possibilità che abbiamo per affermare un cambiamento politico, prima che si manifesti, tragicamente, la "deflagrazione" sociale.  
Sanno che le rivoluzioni non le fanno gli intellettuali o i politici - non le hanno mai fatte - ma i ragazzi culturalmente impreparati che però quando sentono che un sistema non va, lo buttano giù e basta. Cosa questa che certi benpensanti, con la patente di rivoluzionari timbrata dal Prefetto, non vogliono o non possono fare. 
Restano lì, a guardare con disgusto la storia scorrere, come i gargoyles dall'alto delle cattedrali.