Camminando per Falconara - 1.5
Fiumesino, sul lato che si affaccia sulla strada statale adriatica, è la "porta" di Falconara. Un bel biglietto da visita, segnato dal relitto dello Stramotel e da un'esposizione di box da cantiere, evidentemente "a norma" rispetto alle destinazioni d'uso urbanistiche stabilite dal Comune. Il tutto collegato da piazzali vuoti e recinzioni.
D'altra parte in questa grande area di sosta non si ferma quasi mai nessuno, a parte i camionisti del CAF che lavorano in gran parte a servizio della raffineria.
Lì vicino un tempo c'era la casrema Saracini. Un pezzo di storia di Falconara è legata al battaglione "Venezia" ed ai soldati di leva che qui venivano a passare la naja un pò da tutta Italia.
Era una bella caserma, con un'ampia mensa, un cinema e spazi di servizio. "Era", perchè è stata lasciata all'incuria del tempo.
Oggi sarebbe un luogo estremamente utile nell'ipotesi di costruire un pezzo di città adeguata alle nuove esigenze di molbilità, abitazione a basso costo, integrazione di migranti... La caserma infatti ha un assetto studiato proprio per favorire la socializzazione di persone proveneienti da luoghi eterogenei. Anche Don Giovanni Varagona, il parroco della chiesa di S.Maria del Rosario di Falconara, propose anni fa il suo utilizzo per accogliere persone a basso reddito e favorirne l'integrazione sociale. Invece di prendere sul serio quella proposta i governanti - con il supino atteggiamento del Sindaco - hanno deciso che la caserma poteva diventare terreno di fondazione del by-pass ferroviario, che infatti passerà proprio nel mezzo dell'area.
Intanto, nell'attesa, la Natura si riprende gli spazi aperti, disgregando l'asfalto dellas trada di accesso verso il grande piazzale dove si svolgemìvano le marce dei militari e creando un bel sottobosco. I tetti sono ormai crollati e le costruzioni sono abitate da topi, istrici e gatti randagi...
Sull'altro alto della strada il manifesto di una mostra d'arte a Sassoferrato, dal titolo "la divina bellezza" crea un grottesco contrasto con la vista dell'intrico di tubi dell'impianto di raffinazione.
Certo che piazzare una caserma davanti ad una raffineria è una cosa da pazzi... e ogni ipotesi di riuso funzionale abitativo (o lavorativo) dell'ex caserma non può prescindere da un percorso di dismissione delle attività inquinanti della raffineria.
E forse è questo il motivo per cui nessuno ha voluto prendere sul serio Don Giò.
I militari che risiedevano nella Caserma Saracini tutte le sere, in libera uscita, si infilavano nell'angusto sottopasso per raggiungere il percorso pedonale posto sul lato della raffineria, usato anche dai pochi lavoratori che raggiungono il posto di lavoro a piedi o in bici.
Il Comune insiste nel voler far passare la pista ciclabile (che dovrebbe collegare la città con il fime Esino e proseguire verso Chiaravalle, Jesi e le grotte di Frasassi) proprio qui, portando gli eventuali turisti scesi alla stazione ferroviaria con le loro bici per visitare la vallesina a passare all'ombra della raffineria.... Immagino quanti di loro ritornerebbero subito indietro maledicendo la vallesina e chi ci abita!
Ma certo è che non ci si può aspettare dall'amministrazione di Falconara una qualche sensibilità all'immagine turistica della città e del territorio falconarese. Il turismo, l'ambiente, la bellezza, sono parole che nel vocabolario falconarese assumono un significato vago e surreale, molto diverso da quello dato nei dizionari di lingua italiana.
L'API è una presenza che, nel bene e nel male, caratterizza ormai la città. Dopo settanta anni nè una parte integrante tanto che la città non riesce neanche a pensarsi "senza" la raffineria.
C'è sempre stata una spaccatura in due della città sulla "questione API" che non sempre coincide con chi ha o non ha interessi di lavoro e sostentamento dall'azienda. E' una diversa visione del mondo e della città che separa chi vede nell'Api un segno di benessere e progresso e chi invece la considera una disgrazia e vorrebbe dismetterla.
Camminando a fianco degli impianti mi accorgo che guardando con occhi diversi la medesima realtà (e fotografando lo stesso ambiente con diversa intenzione) posso vedere i pioppi disseccati del filare che doveva costituire una barriera verde verso la strada, evidenziando così un'immagine angosciante di quel luogo, oppure notare i pioppi verdi e i bei oleandri fioriti all'interno dell'azienda che ne danno un'immagine di "raffineria modello", perfettamente in sintonia con il vicino abitato di Falconara e ad esso compatibile.
Gli occhi possono ingannare e presentare al nostro cervello la realtà che, in fondo, desideriamo vedere... Occorre allora approfondire le questioni per cercare di avvicinarsi alla verità e comprendere davvero la realtà. E sono i dati dei casi di tumore al polmone e di leucemia infantile che ci spiegano, più di ciò che crediamo di vedere, in che modo la raffineria si pone nei confronti degli abitanti di Falconara.
Proseguo e scruto, sull'altro alto della strada, quanti degli alberelli che abbiamo piantato di nascosto tempo fa nell'area dello svincolo, hanno attecchito. Poche, troppo poche... delle 70-80 piantine collocate in quella dura terra di riporto solo un acero, un'acacia, un leccio, un pino e tre cipressi stanno lentamente crescendo...
Qualcuno, più saggiamente, ha tentato di recente di piantare fichi d'india nella parte più piccola dello svincolo stradale... Forse sono piante più idonee all'atmosfera desolata e desertica della zona.
Poco dopo, dietro il supermercato Eurospin, ancora edifici dismessi e semidistrutti.
Sto entrando a Villanova. Un tempo Villanova era l'ingresso di Falconara, ed anche, in qualche misura, una "parte buona" della città, con edifici eleganti e palazzine in stile lungo la strada "nazionale". Ora non si nota alcuna distinzione netta tra gli edifici dismessi di fronte a Fiumesino e questi che si affastellano alle case popolari sorte accanto alle casette di due-tre piani autocostruite già prima della guerra.
Nel punto in cui la vecchia strada della Castellaraccia incontrava la strada litoranea oggi c'è un punto di raduno per la popolazione in caso di emergenza. Un punto di raduno che però è occupato da case-mobili - come quelle in uso dei circhi - abitate non so da chi (forse zingari?).
Sull'altro lato della strada, a fianco di via Monti e Tognetti (l'unica strada di Falconara che conduce liberamente alla "spiaggia"), c'è l'altra area dismessa della ex Shell, con al centro un bell'edificio anni cinquanta. Il sito è inquinato, come anche la caserma Saracini, la ex Casali, il parco arboreto lungo l'Esino, etc... Nessuno ha mai chiesto un approfondimento di indagine per vedere quanto sia realmente estesa l'area inquinata e quanto siano realmente esposti gli abitanti della zona all'azione degli inquinanti. Intanto dai pozzi e dagli scarichi delle abitazioni continuano a fuoriuscire esalazioni di idrocarburi...
E' una città abbandonata quella che lambisce la raffineria.. dove i disperati che non possono andare altrove sono costretti a vivere tra grandi complessi dismessi e in degrado.
Verso mare c'è l'ex squadra rialzo, che l'Api tiene in ostaggio da anni, poi dentro l'abitato c'è la ex fabbrica Filipponi. Area oggetto di tanti progetti ed elucubrazioni da parte da Comune...con tanti soldi spesi per produrre un bel niente.
C'era anche una chiesa a Villanova. Ma adesso non c'è più.
E c'era anche una scuola per i bambini del quartiere, che poi è stata dismessa e adesso è addirittura inagbile. Nessuno ci può entrare e lentamente cade a pezzi.
E non è che la chiesa, la scuola, sono state chiuse perchè Villanova ha perso popolazione...o perchè ci sono meno bambini, anzi. Villanova è la zona di Falconara dove forse ci sono più bambini in proporzione al numero di abitanti.
Il problema non è il numero degli esseri umani che qui vivono, ma la qualità degli stessi.
Immigrati, marocchini, bengalesi, rumeni e albanesi, zingari ma anche italiani col pedigree che però hanno la brutta caratteristica di avere pochi soldi... sono loro che abitano oggi in massima parte a Villanova e nella zona nord di Falconara.
Sono quelle che Baumann definì nel suo bel libro "vite di scarto", sono cittadini di serie B.
La si percepisce bene questa cosa prendendosi la briga di entrare nelle areepubbliche a verde attrezzato lungo la strada, nel cuore del quartiere.
Non si può parlare neanche di incuria, che sarebbe già come dire che l'area verde c'è ma potrebbe essere tenuta meglio.
Qui in realtà l'erba alta è il meno... è che le panchine non ci sono, restano solo blocchi di cemento e altalene senza sedili.
Sono spazi dove l'idea di lasciare libero un bambino per farlo giocare inorridisce qualsiasi genitore.
E sono spazi contigui allo scalo merci delle ferrovie, dove spesso stazionano vagoni carichi di non si sa che cosa.. ma quel qualcosa il vento lo porta con se nel campetto dove giocano i ragazzini più grandi o nelle finestre aperte delle case...
C'è qualcosa di brutto in tutto questo...qualcosa di cattivo.
E chi- tra noi che abitiamo nella "parte buona" della città e passiamo a volte infastiditi in questi quartieri piena di gente che sentiamo "estranea"- non prova vergogna di fronte a questo spettacolo indecoroso, indegno, è soltanto una brutta persona.
L'altra sera passavo in piazza Mazzini (una delle rarissime volte che esco di sera a Falconara) e percepivo tutto il clamore assordante dell'indifferenza: la "parte pulita" della città, i falconaresi bianchi, anziani e col pedigree, erano seduti in attesa dello spettacolo serale di turno organizzato dall'Amministrazione comunale. Nella parte nord della piazza - debitamente separata - la "parte sporca": famiglie di immigrati prendevano un pò di fresco e lasciavano correre i loro bambini. All'ex bar Corallo, seduta in silenzio, la "parte pulita". Sull'altro lato della piazza, al bar Sole (quello col barista cinese), un pò più chiassosa, la "parte sporca". Avevo sete. Mi sono seduto al bar Sole, accanto a un gruppo di rumeni. C'è una birra migliore lì e delle sedie più comode, o così a me sembra.