il 25 aprile, la libertà, la democrazia
A Falconara, lo scorso 25 aprile, si sono confrontati due mondi, con due distinti modi di intendere le parole LIBERTA' e DEMOCRAZIA.
In Piazza Mazzini abbiamo assistito alla solita parata di personaggi politici che, seppure onestamente, celebravano in fondo se stessi come il risultato del 25 Aprile, in qualità di odierni rappresentanti di quelle istituzioni democratiche e di quella libertà di pensiero per cui i nostri padri hanno combattuto.
Nel parco Kennedy c'erano i giovani dei centri sociali e non solo. C'erano anche i partigiani, quelli veri, che spronavano i giovani non a commemorare la liberazione, ma a combattere ancora in nome della libertà, e lo facevano con un'energia che coinvogeva l'animo oltre che la mente.
C'erano famiglie, italiane e non, con i bambini venuti a passegguare, c'era la fantasia, c'era la musica, c'era l'arte.
C'era finalmente la gioia al parco Kennedy. La gioia in nome della libertà.
Questa è stata per me la conferma che cercavo.
Dopo le critiche piovute a seguito della mia dichiarazione di non-voto, pur difendendo la mia scelta individuale, ho riflettuto. Sul concetto di diritto-dovere al voto, sull'atteggiamento da tenere nei confronti delle istituzioni, chiedendomi se avessi sbagliato, se le critiche fossero ben motivate.
Quel 25 aprile al parco Kennedy mi ha dato la risposta che cercavo. Mi ha confermato che la libertà non vuole doveri. La libertà vuole responsabilità, legame col mondo che ci circonda, impegno, magari anche sacrificio, ma non doveri. Non costrizioni.
Libertà è consapevolezza, ma soprattutto LIBERTA' E' GIOIA.
Un mio amico fiorentino, un anarchico, diceva "prima di prendere ogni decisione, di fare ogni gesto, bisognerebbe fermarsi e chiedere perchè?. E bisognerebbe essere così coerenti da compiere quel gesto solo in presenza di una chiara motivazione, facendolo nel modo migliore, nel rispetto di sè e degli altri".
Allora mi sono posto la domanda "perchè votare?"
Condivdo forse la politica dei due candidati? No.
Allora perchè votare?
Forse per giustificare, con il mio voto, l'idea di una sinistra contrapposta ad una destra, a prescindere dai contenuti della politica?
Forse per giustificare, con la mia patecipazione al voto, l'istituzione democratica?
Ma il 25 aprile io in fondo ho fatto una scelta, e ho trovato un perchè: sono andato al Parco Kennedy, dove c'era la libertà in forma di gioia. Non sono andato a Piazza Mazzini, dove c'era la libertà in forma di istituzione.
Non fraintendetemi (non di nuovo, vi prego!)
Non voglio negare l'importanza dell'istituzione. Voglio solo dire che, a mio parere, l'istituzione dipende dalla gente e non viceversa!
E se l'istituzione non rappresenta più la gente, in un determinato frangente, è un diritto (forse qui sì, anche un dovere verso se stessi) denunciarlo!
Un cittadino libero non può vivere la libertà come un dovere. Non può essere oggetto, a priori, di nessuna istituzione.
Di fronte all'istituzione, come di fronte alla legge, vale per me un principio: rispetto si, asservimento cieco no.
E mi sono tornate in mente le parole di Max Stirner:
"E che, sono forse al mondo per realizzare delle idee? Magari per fare la mia parte, come cittadino, per realizzare l’idea “Stato” o per dar corpo, tramite il matrimonio, come marito e come padre, all’idea della famiglia? Che cosa me ne importa di una missione del genere! Il mio vivere è tanto poco una missione quanto lo è la crescita e il profumo del fiore. (...)
Il problema concettuale: “Che cos’è l’uomo?” si è cosí trasformato nel problema personale: “Chi è l’uomo?”. Col “che cosa” si cercava il concetto per realizzarlo; col “chi” non c’è assolutamente piú problema, bensí la risposta è già presente di persona in colui che pone il problema: il problema si risponde da sé."
Il problema concettuale: “Che cos’è l’uomo?” si è cosí trasformato nel problema personale: “Chi è l’uomo?”. Col “che cosa” si cercava il concetto per realizzarlo; col “chi” non c’è assolutamente piú problema, bensí la risposta è già presente di persona in colui che pone il problema: il problema si risponde da sé."
Il 42% degli eletori non ha ritenuto di andare a votare. il 3% dei votanti non ha espresso preferenze. Questo vorrà pur dire qualcosa!
E non si dica che Brunelli o la lista civica hanno determinato la sconfitta di Lodolini o la vittoria di Brandoni, influenzando gli elettori. Non abbiamo questo potere!
La verità, piaccia o no, è che tanta gente non ha più fiducia di quei partiti che rappresentano un'istituzione democratica ormai logora ed autoreferenziale. E chiede un cambiamento vero.
E il cambiamento non è in questa piroetta di Brandolini.
Etichette: Valutazioni sui fatti